Abbazia di Tintern (Tintern Abbey/Abaty Tyndyrn) | |
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Stato | Regno Unito Galles |
Area principale | Monmouthshire |
Località | Tintern |
Indirizzo | Tintern Abbey, Tintern NP16 6SE |
Coordinate | 51°41′49.2″N 2°40′37.2″W |
Religione | Cristianesimo |
Ordine | ordine cistercense |
Stile architettonico | gotico |
Inizio costruzione | 1131 |
Completamento | XIV secolo-1536 |
Sito web | cadw.gov.wales/visit/places-to-visit/tintern-abbey |
L'abbazia di Tintern (in inglese: Tintern Abbey, da non confondere con l'omonima abbazia irlandese[1]; in gallese: Abaty Tyndyrn) è un'abbazia cistercense in rovina del villaggio di Tintern, nel Monmouthshire (Galles sud-orientale), costruita tra il 1131[2][3][4][5] e il 1536[2][4], anche se gran parte dell'edificio rimasto risale alla fine del XIII secolo-inizio del XIV secolo[2][3][5].
Si tratta della prima abbazia cistercense costruita in Galles[2][4] e della seconda in assoluto in Gran Bretagna[2][4], pur non avendo quasi mai rivestito un ruolo storico significativo[4]. Si tratta inoltre di un raro esempio di abbazia di cui molte parti sono rimaste conservate pressoché intatte dopo la chiusura dei monasteri.[5]
L'edificio è ora di proprietà del Cadw.[2][3][5]
L'abbazia si trova nell'estremità meridionale del villaggio di Tintern[3][5], lungo il corso del fiume Wye[3][5].
I principali edifici del monastero si trovano in un'area di 11 ettari.[4]
L'abbazia è decorata con grandi finestre gotiche.[5]
L'abbazia fu fondata il 9 maggio[4] 1131[2][3][4][5], ovvero durante il regno di Enrico I d'Inghilterra[3], dal monaco cistercense Walter de Clare[4][5] come abbazia "sorella" del monastero francese L'Aumône[6].
Tra il 1270 e il 1301[3], per volere di Roger Bigod III[2][4], proprietario del vicino Castello di Chepstow, fu ricostruita la chiesa abbaziale.[2][3] In onore di Bigod le vetrate dell'abbazia furono decorate con il suo stemma.[4]
Dopo la ricostruzione, l'edificio ospitava circa 400 monaci[3], in gran parte però decimati con la Peste Nera del 1348-1349[3][4].
Il 3 settembre 1536 l'edificio cadde nelle mani dei soldati di Enrico VIII, che ne sancirono la chiusura.[2]
Nel 1760 fu intrapresa un'opera di recupero del sito, che permise l'accesso ai visitatori.[3].
Controllo di autorità | VIAF (EN) 145641583 · ISNI (EN) 0000 0000 9828 1162 · LCCN (EN) nr90023085 · BNF (FR) cb140397442 (data) · J9U (EN, HE) 987007594602805171 · WorldCat Identities (EN) lccn-nr90023085 |
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