Adel El Siwi nasce nel 1952 a Behera, in Egitto. Studia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia de Il Cairo nel 1976. Nel frattempo, in maniera indipendente frequenta la Facoltà di Belle Arti del Cairo. A partire dal 1979 la pittura diventa un'attività a tempo pieno. Dal 1980 si trasferisce a Milano, dove vive per i successivi dieci anni. Nel 1990 ritorna a Il Cairo, dove vive e lavora attualmente. Dopo il debutto espositivo in una galleria del Cairo, ha mostrato le proprie opere in giro per il mondo, dall'Egitto alla Germania, dal Libano all'Italia, fino ad arrivare in Messico e Brasile. Parallelamente al successo artistico, si è occupato di altre questioni, come la traduzione in lingua araba del Trattato di Pittura di Leonardo da Vinci. Inoltre, ha lavorato come art-director per il grande schermo ed ha firmato pubblicazioni sull'arte contemporanea.[1]
Dotato di un segno grafico potente e incisivo, El Siwi immerge la forma umana, soggetto privilegiato del suo lavoro, in una tessitura pittorica densa e compatta, che compromette la tradizionale distinzione di fondo e primo piano, di rilievo e superficie. Dissolta l'integrità formale della figura, la pittura diventa così un continuum a tre dimensioni, attraversate dai piani nevralgici costituiti dalle linee di forza e sfumature di colore. Spesso distorce e deforma le figure, mettendo a nudo la loro condizione di sofferenza oppure di gioia, di slancio oppure di esitazione. Totemiche ed eleganti, le sue figure ci osservano dall'alveo del loro profondo silenzio, talvolta alleggerito da una specie di arcaico e misterioso sorriso. Anche nelle carte, emerge la sintesi inquieta e potente di questi corpi talora africaneggianti, qualche volta animaleschi e talora semplicemente “altri”, imprescindibile nonostante che spesso il fondo sia semplicemente vuoto e piatto, contenitore amorfo e immobile di tali, arcane presenze.[2]