Alessandro Marchesini figlio di Francesco, incisore del marmo e architetto, e di Elisabetta Bottacin, nacque a Verona nella contrada di San Michele alla Porta, e battezzato il 6 maggio nella chiesa dei Santi Apostoli con il nome di Alexander Jacobus[nota 1].
Indirizzato alla pittura dal fratello Marco fu giovanissimo allievo di Biagio Falcieri e di Felice Cignani[1], mandato a Bologna a soli 17 anni per proseguire negli studi sotto la guida di Carlo Cignani[2].
La sua prima commissione del 1687, riguardò la Chiesa di San Domenico in Verona che aveva subito danni causa un incendio, al Marchesini l'incarico di affrescare il soffitto con le scene di san Domenico e di santa Caterina da Siena e qui risultò evidente il suo stile veneto-emiliano, quello che poi prese il nome di corrente bolognesizzante[3].
Gli ultimi anni del XVII secolo furono per Marchesini intensi di commissioni, sia per alcune chiese che per palazzi, ma è proprio di questi anni il suo trasferirsi con la famiglia a Venezia, dopo che la realizzazione della pittura Galatea, era stata criticata, il suo lavoro giudicato come pittura da sole femmine; e a Venezia incontrò una committenza diversa, l'incontro con Stefano Conti avvenuto nel 1705, importante collezionista d'arte, lo portò a modificare la destinazione del suo lavoro. Iniziò a dipingere numerosissime opere per il mercato estero soprattutto tedesco e quello collezionista di soggetti mitologici di piccolo formato[4].
Vi è documentato un intenso rapporto epistolare tra l'artista e Stefano Conti, e nel 1707 sembra che fossero ben undici le tele presenti nella galleria del collezionista, contatti che poi si persero e ripresero in anni successivi, in questa corrispondenza rimane di lui una lettera indirizzata al collezionista quale raccomandazione di due giovani pittore il Giovanni Antonio Canal che recita: Antonio Canal stordisce universalmente ognuno che ammira le sue opere perché si vede lucer dentro il sole datata luglio 1725 e il Marco Ricci.
Nei primi anni del '700 risulta maestro d'arte del giovane veronese Carlo Salis.
Il suo ritorno a Verona avvenne nel 1737 in quella casa che era stata abitazione del pittore Odoardo Perini [5].
1692Il Giona esce dalla balena olio su tela, dimensioni 170x150. Chiesa di San Nicolò Verona
1694 pala d'altare, originale firmato, Santa Chiara nell'atto di proteggere la Valpolicella, olio su tela dimensioni 223 x 301 cm. Chiesa dell'ara San Pietro in Cariano
^L'enciclopedia Treccani riporta la biografica di Dal Pozzo datata 1718 che posticipava la nascita al 1664, ma l'errata lettura di tale dato da parte di Zannandreis (1644 anziché 1664) consegnava alla storiografia una figura di incongruente e improbabile longevità
Fonti
^Pitture, su altoadige-suedtirol.it, AltoAdige. URL consultato il 24 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2016).
Bartolomeo dal Pozzo, Le vite de'pittori degli scultori et architetti veronesi, Verona, Editore Forni, 1718, ISBN non esistente.
D. Zannandreis, Le vite dei pittori, scultori e architetti veronesi, Verona, 1891.
E.M.Guzzo, Documenti per la storia dell'arte barocca a Verona, in Atti e memorie dell'Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona, Verona, 1990-91.