In idrografia l'alveo (o letto) è quella parte di terreno occupata dalle acque di un corso o di uno specchio d'acqua.

L'espressione letto del fiume sembra essere stata usata per la prima volta da Brunetto Latini nella sua opera Li livres dou tresor (detto comunemente Tresor) (seconda metà del Duecento, ~1265). Canale deriva dal latino canalis, in origine aggettivo da canna, a forma di canna quindi.[1]

Caratteristiche

A nord di Saluzzo (CN) alcuni tratti del Po sono ancora abbastanza integri: non essendo costretto a scorrere fra argini artificiali, il fiume, costeggiato da una vegetazione ripariale lussureggiante, modifica il proprio corso anno dopo anno, secondo una dinamica quasi naturale.

Nel caso di un corso d'acqua, l'alveo è la sede all'interno della quale si verifica lo scorrimento delle acque fluviali. È proprio l'azione erosiva esercitata dalle acque che, agendo sul substrato roccioso, ne determina la progressiva escavazione.

Per ciascun corso d'acqua è possibile individuare, in sezione trasversale, tre distinti alvei:

Da un punto di vista morfologico, il letto di inondazione è il più ampio, e al suo interno contiene il letto ordinario il quale, a sua volta, comprende il più piccolo letto di magra.

Antico strumento per l'estrazione del fango dall'alveo dei fiumi

L'alveo di un fiume può assumere diverse forme a seconda della natura dei territori attraversati e della loro pendenza. In particolare nelle zone dove la pendenza è maggiore i corsi d'acqua possono superare salti di roccia poco erodibile con cascate o rapide oppure approfondire il proprio corso fino a formare canyon. In aree pianeggianti o sub-pianeggianti lo scorrimento del fiume dà spesso origine a meandri, lanche o canali intrecciati.

Note

  1. ^ Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi, La lingua delle acque (PDF), Milano, BEIC, 2013, p. 35. URL consultato il 18 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 28 gennaio 2016).

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