Amerigo Petrucci

Sindaco di Roma
Durata mandato12 marzo 1964 –
13 novembre 1967
PredecessoreGlauco Della Porta
SuccessoreRinaldo Santini

Presidente dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani
Durata mandato1966 –
1968
PredecessoreUmberto Tupini
SuccessoreGuglielmo Boazzelli

Sottosegretario di Stato al Ministero della Difesa
Durata mandato31 luglio 1976 –
1º dicembre 1982
Capo del governoGiulio Andreotti
Francesco Cossiga
Arnaldo Forlani
Giovanni Spadolini

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato25 maggio 1972 –
31 luglio 1983
LegislaturaVI, VII, VIII, IX
Gruppo
parlamentare
Democrazia Cristiana
CircoscrizioneRoma
Incarichi parlamentari
  • Componente della 9ª Commissione Lavori Pubblici (dal 25/05/1972 al 29/05/1974)
  • Componente della 10ª Commissione Trasporti (dal 29/05/1974 al 04/07/1976)
  • Componente della Commissione Parlamentare per la vigilanza sulle radiodiffusioni (dal 02/08/1972 al 13/04/1975)
  • Componente della Commissione Parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi dal 13 maggio 1975 al 4 luglio 1976
  • Componente della 2ª Commissione Interni dal 5 luglio 1976 al 15 dicembre 1978 e dall'11 luglio 1979 al 7 marzo 1983
  • Componente della 5ª Commissione (Bilancio e Partecipazioni Statali) dal 15 dicembre 1978 al 19 giugno 1979
  • Componente della 7ª Commissione (Difesa) dal 7 marzo 1983 all'11 luglio 1983
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoDemocrazia Cristiana
Titolo di studioLaurea in filosofia
ProfessioneLibero professionista

Amerigo Petrucci (Roma, 17 dicembre 1922Anzio, 31 luglio 1983) è stato un politico italiano, sindaco di Roma dal 1964 al 1967.

Biografia

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L'ingresso in politica

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Laureato in filosofia, Petrucci entra fin dal 1944 nella Democrazia Cristiana, fino a diventare a partire dal 1961 il numero due del partito a Roma dopo Giulio Andreotti, della cui corrente fa parte[1]. Consigliere provinciale di Roma dal 1952 al 1960 e consigliere comunale dal 1960 al 1972, Petrucci, dal dicembre 1960 al luglio 1961, è assessore preposto al nuovo piano regolatore (PRG), nella giunta minoritaria guidata da Urbano Cioccetti.

Amministrazione di centro-sinistra di Roma

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A luglio 1962, dopo dodici mesi di gestione commissariale, è eletto sindaco Glauco Della Porta, a capo della prima giunta di centrosinistra DC-PSI-PSDI-PRI della Capitale e Petrucci, eletto assessore e preposto all'urbanistica e all'edilizia privata, torna a occuparsi del piano regolatore, in studio dal 1953. Gli uffici del Comune di Roma, già potenziati nel corso delle precedenti amministrazioni Cioccetti e Della Porta, sono arricchiti di funzionari tecnici e amministrativi di notevole competenza. In particolare, con la gestione di Petrucci, l'Ufficio speciale per il piano regolatore (USPRG), diretto dall'architetto Ignazio Guidi (a cui succederà l'urbanista Pietro Samperi) e dall'avvocato Giuseppe Furitano, diventa il fiore all'occhiello della macchina comunale.

Il nuovo PRG è adottato dal consiglio comunale il 18 dicembre 1962, dopo un dibattito durato due mesi[2]. Nel frattempo, il Parlamento approva la Legge 18 aprile 1962, n. 167, che istituisce i piani di edilizia economica e popolare (Peep). In attuazione di tale normativa, gli uffici redigono il Piano delle zone per l'edilizia economica e popolare, che è adottato dal Consiglio comunale il 26 febbraio 1964. Nella sua versione iniziale, il 1° Peep di Roma destina all'edilizia residenziale pubblica un gran numero di comprensori periferici per circa complessivi 700.000 stanze/abitanti (in seguito ridotti a 450.000). Il piano regolatore del 1962, con le successive varianti generali del 1967 e del 1974, costituirà, insieme al 1° e al 2° Peep (quest'ultimo adottato nel 1985), lo strumento urbanistico che regolerà l'espansione edilizia legale della Capitale per tutto il trentennio successivo[3]. Sta di fatto che fin dal primo momento l'attuazione del piano regolatore mediante la predisposizione di strumenti urbanistici attuativi (piani particolareggiati e lottizzazioni convenzionate) incontrerà difficoltà enormi, con il risultato di vanificare definitivamente gran parte delle sue previsioni[4].

Sindaco di Roma

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Due anni dopo Della Porta si dimette, così il 13 marzo 1964 Petrucci viene eletto sindaco, a capo di una giunta di centro-sinistra[5]. Nel corso del suo mandato la Capitale conoscerà una notevole fase di rilancio economico. Il 31 marzo 1966 è approvata la delibera che avvia il decentramento amministrativo, con la creazione di dodici circoscrizioni comunali (in seguito portate a venti e nel 2013 ridotte a quindici).

Il piano regolatore adottato dal Comune il 18 dicembre 1962, è approvato con Decreto del Presidente della Repubblica del 16 dicembre 1965. E quindi, entro il termine di tre anni dall'adozione assegnato dalla legge perché le sue previsioni possano essere esecutive prima dell'approvazione (le "norme di salvaguardia"). Ciò permette di avviare e inaugurare importanti opere pubbliche e la realizzazione dei primi insediamenti previsti nel 1° Peep. (Spinaceto). Il Ministero dei lavori pubblici (allora guidato dal socialista Giacomo Mancini), tuttavia, impone alcune importanti prescrizioni al piano adottato; in particolare la destinazione a parco pubblico dell'intero comprensorio dell'Appia Antica, da Porta San Sebastiano ai confini del Comune[6]. Inoltre, il piano approvato introduce una lunga serie di vincoli sulle aree archeologiche, storiche e monumentali[7]. Ben presto Petrucci si rende conto dell'estrema difficoltà di mettere in pratica le previsioni del piano regolatore del 1962, ostacolata dai veti incrociati e dall'impossibilità di avvalersi di nuovi strumenti come i "piani biennali", la cui predisposizione è bocciata dal ministero dei Lavori Pubblici; inoltre, nel centro storico e nell'estrema periferia il fenomeno dell'abusivismo edilizio incomincia ad assumere delle proporzioni impressionanti[8]. Queste circostanze, così come la sopravvenuta entrata in vigore della legge n. 765/67 (cosiddetta "legge ponte"), inducono il sindaco a commissionare agli uffici comunali la redazione di una "variante generale" al piano regolatore, che sarà adottata dal Consiglio comunale il 17 ottobre 1967 e approvata dal ministro dei Lavori Pubblici con decreto del 6 dicembre 1971.

Come tutti i precedenti sindaci democristiani, anche Petrucci non è immune alle critiche dell'opposizione, in particolare del PCI che, pur attenendosi di regola a uno spirito costruttivo, in alcuni casi adotta tattiche ostruzionistiche. Come nel caso della delibera sull'aumento del biglietto dell'autobus a cinquanta lire, che Petrucci è costretto a far adottare dalla giunta avvalendosi di una norma allora in vigore[9], onde evitare un infinito dibattito in Consiglio comunale[10]. Estenuante è inoltre la battaglia per l'approvazione della cosiddetta "superdelibera", comprendente uno stanziamento di 87 miliardi di lire per opere pubbliche, che sarà approvata solo con i voti determinanti delle destre[10].

L'amministrazione Petrucci si caratterizza per un rilancio dell'immagine della Capitale, anche attraverso la valorizzazione dell'Ufficio stampa e di quello del Cerimoniale. Si moltiplicano le visite di personalità straniere e le manifestazioni, mentre il sindaco e alcune delegazioni della giunta compiono numerose visite di studio nelle capitali estere. Sono inaugurate alcune opere pubbliche progettate e finanziate dalle amministrazioni precedenti, si aprono i cantieri della linea A della metropolitana e si avviano le procedure per realizzare una serie di nuove opere per i parcheggi e la viabilità, in gran parte rimaste inattuate o incompiute a causa di difficoltà di ogni tipo. Si arenano anche gli studi per aprire la strada al restauro degli edifici nel centro storico, in compenso è possibile avviare la ristrutturazione del Teatro Argentina, su progetto degli architetti Enrico Lenti, Giulio Sterbini e Sergio Bonamico.

Petrucci deputato

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Alle elezioni amministrative del 12 giugno 1966, il centro-sinistra ottiene la maggioranza assoluta nel Consiglio comunale di Roma e Petrucci viene rieletto sindaco[10]. Ma il suo obiettivo è quello di candidarsi alla Camera dei deputati alle elezioni politiche del 1968. In base alle norme allora vigenti, la carica di sindaco di una grande città è di ostacolo alla candidatura parlamentare: Petrucci, quindi, si dimette da sindaco il 13 novembre 1967, assumendo l'incarico di assessore al bilancio nella nuova giunta guidata da Rinaldo Santini, un suo uomo di fiducia[10]. I suoi obiettivi, tuttavia, subiscono una battuta d'arresto: il 20 gennaio 1968 è incriminato e messo in stato di detenzione preventiva per qualche mese, a causa di una vicenda legata alla gestione dell'Opera Nazionale Maternità e Infanzia (OMNI) della quale in precedenza era stato commissario. Molte delle imputazioni cadranno nel corso dell'istruttoria e Petrucci sarà assolto con formula piena dal tribunale di Roma il 28 aprile 1972.

Eletto deputato nel 1972 e rieletto nel 1976, 1979 e 1983, Petrucci è sottosegretario alla Difesa dal 31 luglio 1976 al 1º dicembre 1982; occuperà tale carica in tutti i governi della VII e VIII Legislatura, ad eccezione del quinto governo Fanfani.

Fino alla prematura morte dovuta ad un attacco cardiaco, Petrucci è, insieme a Giulio Andreotti, la personalità politica più influente della Capitale. La sua eredità in termini di peso e consensi politico-elettorali sarà interamente raccolta da Vittorio Sbardella detto "Lo squalo".[senza fonte]

Onorificenze

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Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana
— 27 dicembre 1963[11]
Medaglia d'oro al merito della sanità pubblica - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro al merito della sanità pubblica
— 21 luglio 1965[12]

Intitolazioni

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Ad Amerigo Petrucci è stato dedicato a Roma un largo nei pressi di piazza della Bocca della Verità, inaugurato il 21 aprile 2012 dal sindaco Gianni Alemanno.

Note

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  1. ^ In seguito, per un breve periodo si allontanerà dalla corrente andreottiana per aderire ai dorotei.
  2. ^ Italo Insolera, Roma moderna, Einaudi, Torino, 1971, pagg. 270-71
  3. ^ Fermo restando che a seguito di una serie di disposizioni transitorie, fino al 31 dicembre 1972 nella maggior parte di quella che oggi è conosciuta come la "città consolidata" continueranno ad avere vigore, sia pure con alcuni correttivi, le previsioni ultrapermissive degli strumenti attuativi del piano regolatore del 1931.
  4. ^ Piero Samperi, Temi di Urbanistica Romana, La Goliardica Editrice 1981 (in particolare i capitoli II, III e VI)
  5. ^ Gianfranco Berardi, Storia del malgoverno democristiano a Roma, in: L'Unità, aprile 1976
  6. ^ Italo Insolera, Roma moderna, cit., pag. 275
  7. ^ Italo Insolera, Roma moderna, cit., pag. 276
  8. ^ Piero Samperi: Cinquant'anni di urbanistica romana - Marsilio 2008
  9. ^ Ai sensi dell'articolo 118 del Testo Unico degli enti locali del 1934, nella sola ipotesi di "indifferibilità e urgenza" le delibere potevano essere adottate direttamente dalla giunta, per essere successivamente ratificate dal consiglio comunale. A questa scappatoia si farà un ricorso viepiù crescente, fino all'abolizione della norma a seguito della riforma delle autonomie locali del 1990.
  10. ^ a b c d Gianfranco Berardi, cit.
  11. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  12. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Predecessore Sindaco di Roma Successore Glauco Della Porta 1964 - 1967 Rinaldo Santini
Controllo di autoritàVIAF (EN2055153954917605680005 · SBN DDSV248706 · WorldCat Identities (ENviaf-2055153954917605680005