Ritratto di Bartolomeo Cristofori del 1726.

Bartolomeo Cristofori (Padova, 4 maggio 1655Firenze, 27 gennaio 1732[1][2]) è stato un cembalaro, organaro e liutaio italiano. Fu uno dei più famosi costruttori di clavicembali del suo tempo. È stato l'inventore del fortepiano, principale precursore del pianoforte.

Biografia

[modifica | modifica wikitesto]
La chiesa di San Luca Evangelista, dove il 6 maggio del 1655 venne battezzato Bartolomeo Cristofori

Nacque a Padova il 4 maggio 1655 dall'unione di Francesco Cristofori e Laura. Venne battezzato nella chiesa di San Luca Evangelista il 6 maggio e per padrini ebbe il signor Camillo Chinoni e la signora Lina Pani, che lavorava a servizio della nobildonna Laura Papafava. Della sua infanzia e della vita padovana si sa ben poco, se non che il lavoro come cembalaro fruttò al Cristofori una grande notorietà, tanto da venire chiamato al servizio dal principe Ferdinando de' Medici, figlio dell'allora granduca di Toscana Cosimo III, grande amatore degli strumenti musicali ed esperto clavicembalista. Ferdinando incontrò probabilmente il padovano durante uno dei suoi numerosi viaggi nell'Italia settentrionale, verso il 1688. Furono forse i Papafava stessi a dare appoggio al cembalaro per l'importante ruolo propostogli nella città di Firenze.

L'attività fiorentina è testimoniata dal nutrito carteggio mediceo, che ci restituisce un Cristofori impegnato nella costruzione e nel trasporto di strumenti: spinette, clavicembali (quello in cipresso pagato 597 lire nel 1692), ma anche organi e strumenti ad arco. Tra le varie commesse del duca Ferdinando ci fu quella di un nuovo strumento, che percuotesse le corde anziché pizzicarle. Tra prototipi e sperimentazioni, gli strumenti - i fortepiani 'di nuova invenzione' definitivi del Cristofori - uscirono attorno agli anni Venti del Settecento, ossia dopo la morte del mecenate mediceo, avvenuta il 30 ottobre 1711, quando il padovano continuava a lavorare presso la corte come costruttore e curatore della crescente collezione di strumenti dei Medici, senza esimersi dal soddisfare commesse private.

Dei tre fortepiani del Cristofori giunti fino a noi, spicca quello del 1722, appartenuto dapprima a Benedetto Marcello, quindi al fratello Alessandro che lo lasciò in eredità alla cugina contessa Lucia Cittadella Rapti, poi passato ai conti Giusti di Padova ed ora conservato nel Museo degli strumenti musicali di Roma.

Fortepiano costruito da Bartolomeo Cristofori nel 1722 che appartenne a Benedetto Marcello. Oggi è conservato nel Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma.

Tra i suoi allievi spiccano Giovanni Ferrini, che lavorò poi alla corte di Spagna, e Domenico Del Mela, primo costruttore di un fortepiano verticale.

Bartolomeo Cristofori morì a Firenze il 27 gennaio del 1732 nel territorio parrocchiale della chiesa di San Jacopo tra i Fossi, dove venne redatto l'atto di morte, e fu poi sepolto a Santa Croce.

Ci è pervenuta un'unica immagine del cembalaro padovano: l'autore ignoto lo ha ritratto in piedi, accanto ad uno strumento a tastiera, mentre regge un foglio con lo schema della meccanica a martello e la scritta "Bartholomaeus Cristof", mentre sullo sfondo, attraverso una finestra, si estende la città di Firenze. Ritrovata nel 1934, l'immagine venne distrutta con il museo degli strumenti musicali di Berlino, dov'era ospitata; se ne conservano solo alcune riproduzioni.

Strumenti esistenti

[modifica | modifica wikitesto]

Attribuzione certa

[modifica | modifica wikitesto]

Attribuzione dubbia

[modifica | modifica wikitesto]

Note

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ Pianoforte di Bartolomeo Cristofori, su museostrumentimusicali.beniculturali.it. URL consultato il 7 febbraio 2017.
  2. ^ Bartolomeo Cristofori (Dizionario Biografico), su treccani.it. URL consultato il 7 febbraio 2017.

Bibliografia

[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN39221463 · ISNI (EN0000 0001 1624 4219 · BAV 495/285742 · CERL cnp00544493 · ULAN (EN500329977 · LCCN (ENnr89005347 · GND (DE118997742 · BNF (FRcb12218134h (data) · J9U (ENHE987007437842405171