Centrale elettronucleare Montalto di Castro | |
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Informazioni generali | |
Stato | ![]() |
Località | Montalto di Castro (VT) |
Coordinate | 42°21′33″N 11°31′47″E / 42.359167°N 11.529722°E |
Situazione | accantonata |
Proprietario | Enel S.p.A. |
Gestore | Enel S.p.A. |
Anno di costruzione | 1982 |
Chiusura | 1988 |
Reattori | |
Tipo | BWR |
Accantonati | 2 (1964 MW) |
Ulteriori dettagli | |
Costo | 7.000 miliardi lire[1] |
Costruttore | Ansaldo Impianti S.p.A. |
Mappa di localizzazione | |
Dati aggiornati al 15 marzo 2010 | |
La centrale elettronucleare Montalto di Castro, conosciuta anche come centrale elettronucleare Alto Lazio, doveva essere una centrale elettronucleare situata nel comune di Montalto di Castro (VT) e costituita da due reattori da 982 MW di potenza elettrica netta ciascuno, a uranio leggermente arricchito, moderati ad acqua leggera e raffreddati secondo lo schema ad acqua bollente (BWR).
La sua costruzione, da parte di un consorzio tra Ansaldo Impianti S.p.A. e General Electric, su richiesta di Enel S.p.A., iniziò il 1º luglio 1982. Il reattore è un General Electric BWR/6 su progetto Ebasco con contenimento di tipo Mark III e di 981 MW di potenza di riferimento (nominale).[2][3]
Dopo un fermo a seguito dell'esito dei referendum del 1987, nel 1988, il governo Goria tenta la ripresa dei lavori, ma viene fatto cadere dal Partito Socialista[4][5] e tra il 1988 ed il 1990 i governi De Mita e Andreotti VI decisero di chiudere tutte le centrali elettronucleari italiane.
Non ha mai operato, essendone stati interrotti i lavori di realizzazione il 1º gennaio 1988, ossia due mesi e mezzo in anticipo rispetto alla relativa deliberazione (datata 17 marzo 1988) del consiglio comunale di Montalto di Castro e più di un anno prima della decisione del governo De Mita di procedere alla sua riconversione in un impianto termoelettrico.
La sua area, sfruttando le prese per l'acqua a mare già realizzate, venne quindi riutilizzata per la realizzazione della centrale a policombustibile "Alessandro Volta".