Comasine
frazione
Comasine – Veduta
Comasine – Veduta
Comasine vista dal castello di Ossana
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Trentino-Alto Adige
Provincia Trento
ComunePeio
Territorio
Coordinate46°19′42.24″N 10°42′20.48″E
Altitudine1 204 m s.l.m.
Abitanti100[1]
Altre informazioni
Cod. postale38024
Prefisso0463
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT022830
Cod. catastaleC916
Nome abitanticomàseni detti "corvi"
PatronoSan Matteo e Santa Lucia
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Comasine
Comasine
Sito istituzionale

Comasine (IPA: /koˈmazine/, Comàsen o Comàšen in solandro[2][3]) è una piccola frazione del comune di Peio, in provincia di Trento. Fu comune autonomo fino al 1928.

Comàsine è un toponimo di origine pre-latina e in tempi remoti era anche detto Cumàso e poi Comàsio, Comàxino e Comàsino.

Storia

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Scorcio con la chiesa di San Matteo

Il paese è situato nell'alpestre Val di Peio che è, a sua volta, una valle secondaria della più nota Val di Sole. Il paese, come molti altri nella valle, ha vissuto principalmente di agricoltura e di allevamento del bestiame.

Una risorsa che, per molti secoli, ha contribuito allo sviluppo degli insediamenti umani, nel paesino e nella valle in generale, è stata la presenza di giacimenti di ferro (magnetite) il cui sfruttamento, probabilmente ancora in epoca romana o precedente, ha raggiunto l'apice intorno al XV secolo e XVI secolo, declinando ed infine spegnendosi del tutto intorno alla metà dell'Ottocento col definitivo abbandono della lavorazione con l'altoforno situato in località Forno di Novàl.

Vi fu, in realtà, un tentativo di ripristinare l'attività mineraria intorno al 1920 con analisi geologiche che miravano a valutare l'effettiva portata dei giacimenti. Altri tentativi si susseguirono con alterne vicende, nel 1937-38 vi lavoravano circa 300 operai e la zona fu visitata anche dall'allora Ministro delle Corporazioni On. Lantini.

Non vi fu tuttavia un effettivo riaffermarsi dell'attività estrattiva come fonte economica primaria. Nuovo interesse si ebbe dopo il secondo conflitto mondiale e il passaggio dalla Ditta «La Comasine» alla Ditta «Rumi» negli anni cinquanta portò a nuove iniziative, sempre con alti e bassi e il lavoro proseguì fino al 1967, quando anche quest'ultima società, che aveva provato a fare ricerche mirate nel settore, chiuse i battenti.

Si procedette allora alla sistematica rimozione delle residue installazioni (come teleferiche, impianti di frantumazione e di lavaggio, edifici per il personale, ecc.) e i giacimenti metalliferi vennero definitivamente abbandonati anche perché la percentuale di minerale estraibile era, nel complesso, troppo bassa ed era pertanto impossibile reggere il confronto con i normali mercati internazionali riguardo alla convenienza dell'attività estrattiva.

L'abbandono delle miniere aperte nel XX secolo, tutte situate in zona altamente sfruttata dal pascolo bovino, obbligarono gli allevatori-contadini a sbarrarne le entrate per proteggere gli animali (mucche, vitelli) e il tempo fece il resto facendo crollare le entrate causa la decomposizione delle strutture lignee di sostegno. Attualmente, nella popolazione e soprattutto nei giovani si sta risvegliando un certo interesse per il "discorso" miniere. Si vuole conoscere la loro storia, i loro siti, ecc.

Molti siti delle miniere del XIII - XIV secolo sono ancora ben visibili. Sarebbe auspicabile la compilazione di una mappa dettagliata con le indicazioni di qualche anziano a perfetta conoscenza dei luoghi. Altrimenti, il tempo e la terra ricoprirà tutto, anche la memoria dei luoghi.

Monumenti e luoghi d'interesse

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Architetture religiose

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Nota: "Nel 1363 Ebele da Cles, giurisperito e vicario vescovile nelle Valli di Non e di Sole, fu secondo la prassi infeudato di tutto il ricco complesso di feudi vescovili spettanti ai da Cles. Il suo testamento, risalente al 1374, mostra con evidenza il rilievo che l'attività mineraria e metallurgica aveva nell'economia signorile. Alla Chiesa di Santa Lucia di Comasine è destinato da Ebele un legato di 14 ducati d'oro o un miliare di ferro lavorato, …". Cfr. Varanini e Faes citati in COMASINE, R. SONNA, pag. 264 (internet: www.comasine.it).

Aree naturali

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Note

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  1. ^ circa
  2. ^ Giulia Mastrelli Anzilotti, I nomi locali della Val di Peio, Firenze, Olschki, 1987.
  3. ^ Enrico Quaresima, Vocabolario anaunico e solandro, Firenze, Leo S. Olschki, 1991 [1964], p. XXV, ISBN 88-222-0754-8.
    «Comàʃen»

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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