In filologia o critica testuale, per edizione critica di un testo si intende una pubblicazione del testo stesso mirante a ristabilirne la forma originale, il più possibile rispondente alla volontà dell'autore, sulla base dello studio comparato (collazione) di ciascun passo dei diversi testimoni diretti e indiretti esistenti, siano essi manoscritti o testi a stampa. L'edizione si presenta perciò con un apparato critico che riporta le lezioni varianti. Può anche presentare uno stemma codicum riportante la familiarità tra i vari testi messi in relazione per rintracciarne l'archetipo.

Scrive Mario Puppo:

«Non è detto che la forma ultima coincida necessariamente con quella artisticamente più perfetta, per quanto questo avvenga nella grande maggioranza dei casi. Così, per esempio, la redazione definitiva di certe rime del Tasso è indubbiamente meno felice artisticamente che non le redazioni primitive; e analogamente la Gerusalemme conquistata ha nel complesso minor valore artistico della Gerusalemme liberata. (...) Per queste ragioni oggi il testo critico appare non tanto una realtà rigidamente determinata, quanto un'ipotesi di lavoro, variabile a seconda delle singole situazioni concrete.[1]»

Lezioni varianti

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In un testo sono dette "varianti" le lezioni che l'autore o il copista ha accolto al posto di altre, generalmente tramite una cancellatura del precedente segmento, o una abrasione del supporto, mentre sono "varianti alternative" quelle allogate ma non accolte a testo.

Le varianti si possono classificare, secondo un vecchio schema, in quattro tipi a seconda che siano state realizzate mediante:

  1. Aggiunta
  2. Sostituzione
  3. Permutazione
  4. Soppressione

Si distinguono inoltre, varianti "formali" e varianti "sostanziali". Le varianti possono essere anche "immediate" o "non immediate/tardive". Poiché spesso non si arriva a stabilire una cronologia relativa delle varianti che interessano un determinato segmento, occorre almeno stabilire quante e quali sono state le fasi elaborative del testo attraverso spie diverse, che siano inchiostro, cambiamenti di scrittura, posizione nella pagina e simili.

Da un punto di vista tipografico, un'edizione critica si distingue per alcune peculiarità dell'impaginazione. Il corpo del testo è in genere accompagnato da una numerazione a margine delle righe; talvolta possono comparire anche riferimenti a margine ai numeri di pagina dei diversi testimoni. A piè di pagina si trova l'apparato critico, in cui l'editore (il filologo autore dell'edizione critica) testimonia e giustifica le scelte operate tra le varianti e le eventuali congetture.

L'allestimento dell'edizione critica

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L'edizione critica è il risultato di un procedimento che si può dividere in tre momenti principali:

Queste fasi possono tuttavia ridursi in caso di tradizione unitestimoniale, quando cioè a tramandare un dato testo sia un solo codice. In questo caso naturalmente la recensio si limiterà all'analisi di questo testimone, nella constitutio textus non si potrà che stabilire il testo attenendosi al codice e, nel caso di lezione palesemente inautentica, tentare di congetturarla; il resto dell'edizione invece (facies graphica, dispositio textus e instructio editionis) sarà uguale a quella della tradizione pluritestimoniale.

Diritto d'autore

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La legislazione di molti paesi tende ora a riconoscere il particolare contributo del curatore di un'edizione critica. Il legislatore italiano riconosce ad esempio un diritto per la durata di 20 anni dall'edizione.

Note

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  1. ^ Mario Puppo, Manuale critico-bibliografico per lo studio della Letteratura Italiana - III L'edizione critica, Torino, Società Editrice Internazionale, 1968.

Bibliografia

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Voci correlate

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Controllo di autoritàThesaurus BNCF 12291 · GND (DE4165777-9 · BNF (FRcb13318636w (data)
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