Elia Formiggini (ebraico:אליה פורמיגיני; Modena, XVII secolo – Modena, 1692) è stato un banchiere, imprenditore e mercante italiano, figura di spicco nella società ebraica di Modena del XVII secolo.[1]
Elia Formiggini di Pellegrino, fu un banchiere e gioielliere di corte a Modena[2], capostipite della ricca dinastia dei Formiggini,[3] che nel 1629 avevano ricevuto dal Duca Francesco I d'Este la patente di "gioiellieri di Corte".[4] Noto nei documenti come commerciante e banchiere sin dagli anni Cinquanta del XVII secolo, ereditò dal padre Pellegrino l'attività di commerciante in gioie (oro e argento lavorato), espandendola considerevolmente e allargandosi al settore creditizio, acquisendo una banca a Modena (che venderà prima del 1665) e una a Reggio Emilia, gestita assieme alla moglie Ester Sanguinetti. Nel 1670 espanse la propria attività commerciale acquisendo metà di una bottega del ghetto. In pochi decenni estenderà le proprie attività creditizie e commerciali anche nelle vicine Mantova e Bologna, ponendo le basi per la fortuna economica delle successive generazioni della famiglia, anche grazie a una politica di alleanze matrimoniali con famiglie ebraiche venete.[5] Nel 1675 fece edificare l'oratorio di famiglia chiamato Scuola Formiggini[6] con una sinagoga nella piazza del ghetto,[7] che resterà alla famiglia come proprietà indivisa sino al 1905.[1]
Sposato con Ester Sanguinetti, ebbe 5 figli: Pellegrino, Simone, Mirra, Lustro e Giuseppe Lazzaro.[1] La famiglia viveva in Contrada Coltellini (oggi Piazza Mazzini) e acquisirà un'altra casa nel 1681.[5]