Ritratto di Emilia Terzia. Promptuarii Iconum Insigniorum, Guillaume Rouillé.

Emilia Terzia, meglio conosciuta come Emilia Paola[1] (in latino Aemilia Tertia; 230 a.C. circa – 163 o 162 a.C.[2][3]), è stata una nobildonna romana, moglie di Scipione l'Africano, generale e statista romano.

Nome e famiglia

Il nome Emilia deriva dal suo nome (nomen) di famiglia, la gens Aemilia, una delle cinque più importanti famiglie patrizie di Roma. Il nome delle donne romane di solito era formato dal nomen e da un aggettivo per distinguere l'ordine di nascita.

Era la figlia, forse la terza figlia superstite, del generale romano Lucio Emilio Paolo (console nel 216 a.C. che fu ucciso nella battaglia di Canne durante la seconda guerra punica) e la sorella di un altro celebre generale romano, Lucio Emilio Paolo Macedonico, (console nel 182 e 168 a.C.). Non si conoscono le sorelle di Emilia.[4]

Matrimonio

Busto di Scipione, marito di Emilia. Museo Puškin delle belle arti, Mosca.

Il matrimonio di Emilia Terzia e Scipione probabilmente ebbe luogo tra il 213 e il 210 a.C. (quando Scipione andò prima in Sicilia e poi in Spagna), o anche più tardi, nel 206-205 a.C. Emilia Terzia e Scipione l'Africano ebbero un matrimonio fecondo e, secondo Tito Livio, Polibio, e altri storici classici, molto felice. Valerio Massimo ci dice, invece, che Scipione tradiva la moglie con una ragazza della sua servitù, ma che Emilia non gli portò mai rancore per questo.[5] La coppia ebbe due figli e due figlie; la più giovane fu Cornelia, la madre dei famosi fratelli Tiberio e Gaio Gracco.

La morte di Scipione

Scipione morì di una malattia persistente nel 183 a.C., dopo essersi ritirato nella sua casa di campagna a Liternum nel 185 a.C. Durante i suoi ultimi anni, scrisse le sue memorie in greco. Secondo Polibio, Scipione fece disposizioni generose per la sua vedova, per assicurarle lo stesso stile di vita a cui era abituata come sua moglie. Lasciò alle sue figlie cinquanta talenti d'argento ciascuna, una grande dote per gli standard dell'epoca.

La vita da vedova

Emilia sopravvisse per molto tempo al marito e anche ai due figli; morì infatti nel 163-162 a.C..[2] Dopo la morte del marito aveva accumulato un enorme fortuna che, alla sua morte, passò al figlio adottivo, Scipione Emiliano, che a sua volta la diede alla madre naturale Papiria.[6][7]

Discendenza

Emilia Terzia e Scipione l'Africano ebbero quattro figli sopravvissuti, due maschi e due femmine.

Quadro raffigurante Cornelia minore e i suoi figli. "Cornelia, madre dei Gracchi", Joseph-Benoît Suvée, Museo del Louvre, Parigi.

Nel 45 a.C., l'unica discendente superstite di Cornelia Africana Minore era Fulvia Flacca Bambula. Fulvia fu la prima donna (non mitologica) ad apparire sulle monete, e attraverso i suoi tre matrimoni ebbe l'accesso al potere. Il suo primo matrimonio con Publio Clodio Pulcro le diede due figli: un maschio, anche lui di nome Publio Clodio Pulcro, e una figlia, Clodia Pulcra, che in seguito sposò Ottaviano. Il suo secondo matrimonio con Gaio Scribonio Curione diede un altro figlio. Il terzo e ultimo matrimonio fu con Marco Antonio, da cui ebbe due figli: Marco Antonio Antillo e Iullo Antonio. Discendenti di Iullo Antonio erano ancora vivi nel successivo regno di Augusto.

Note

  1. ^ in latino Aemilia Paulla.
  2. ^ a b Polibio, XXXI, 26.1.
  3. ^ Suzanne Dixon, Polybius on Roman Women and Property, in The American Journal of Philology, vol. 106, n. 2, 1985, p. 147-170.
  4. ^ Scullard 1970, pag. 196.
  5. ^ Valerio Massimo, VI, 7.1.
  6. ^ Polibio, XXXI, 26.2.
  7. ^ Polibio, XXXI, 26.6.

Bibliografia

Fonti primarie
Fonti moderne

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