La sua fama di insegnante era considerevole, fra gli altri Pietro Alessandro Guglielmi, Niccolò Jommelli, Giovanni Paisiello, Giovanni Battista Pergolesi, Niccolò Piccinni, Antonio Sacchini, Tommaso Traetta e Michelangelo Jerace furono suoi allievi. Nelle sue lezioni, pretendeva una rigidissima osservanza delle regole, ponendosi in questo in contrasto con Scarlatti, che trattava i suoi alunni come individui unici. Una collezione completa delle opere di Durante, composta quasi esclusivamente da musiche sacre, fu presentata da Selvaggi, un collezionista d'arte napoletano, alla Biblioteca di Parigi. Un catalogo si può trovare nella Biographie universelle di François-Joseph Fétis. Anche la Biblioteca imperiale di Vienna conserva una preziosa collezione di manoscritti di Durante. Due requiem, parecchie messe (una delle quali, in gran parte lavoro originale, è la Messa Pastorale per quattro voci) e le Lamentazioni del Profeta Geremia sono tra le sue principali opere.
Il fatto che Durante non abbia mai composto nulla per il teatro (ad eccezione di cori per una tragedia, Flavio Valente), gli diede fama di compositore di musiche sacre. In effetti fu uno dei migliori compositori di musica da chiesa del suo tempo.
Durante fu considerato nel Settecento una delle più importanti e rappresentative figure della scena musicale europea: è assai significativo che Jean Jacques Rousseau giunse a definirlo, “le plus grand harmoniste d'Italie, c'est-à-dire du monde”[2][3] La fama di supremo armonista e codificatore della tonalità gli venne continuamente riconosciuta, non solo attraverso l'opera didattica di Fedele Fenaroli[4], ma ancora nell'Ottocento da numerosi trattati di armonia e composizione: ad esempio, Momigny nel suo trattato di armonia e composizione (1808-1809) dichiara che gli italiani "vanno giustamente fieri" di Durante esattamente come i tedeschi "sono orgogliosi" di J.S.Bach[5]
Prodigi della divina misericordia verso i divoti del glorioso S. Antonio di Padua, (scherzo drammatico di A. Ronaldi), Napoli, 13 giugno 1705, musica perduta;
Dixit Dominus, si bemolle maggiore, a 3 voci, basso continuo;
Laetatus sum, a 4 voci;
Laudate pueri, do maggiore, a 4 voci, basso continuo;
Laudate pueri (detto il Grottesco), sol maggiore, a 4 voci, 1732;
Laudate pueri, sol maggiore, a 8 voci;
Laudate pueri, re maggiore, a 8 voci, 1714;
Laudate pueri, la maggiore, a 1 voce;
Laudate pueri, la maggiore, a 4 voci.
Memento Domine David (concorso per la cappella reale), a 8 voci, basso continuo, 21 aprite 1745;
Miserere (per defunti), a 3 voci;
Miserere (per la chiesa di S.Nicol- di Bari), a 5 voci, basso continuo, 1754. Edizione moderna a cura di Giovanni Acciai. Milano, Edizioni Suvini Zerboni, 1995;
Misericordias Domini, do minore, a 8 voci, basso continuo;
Misericordias Domini, do minore, a 8 voci, basso continuo;
Nisi Dominus, a 4 voci;
Protexisti me Deus (concorso per la Cappella Reale di Napoli), a 5 voci basso continuo, 21 aprile 1745
Vespro breve (Dixit dominus), do maggiore, a 4 voci;
^Questa voce era originariamente presente nell'Enciclopedia Britannica del 1911, testo ora di pubblico dominio: Chisholm, Hugh, ed (1911). Encyclopædia Britannica (Eleventh ed.). Cambridge University Press.
^«HARMONISTE: Musicien savant dans l'Harmonie. C'est un bon Harmoniste. Durante est les plus grand Harmoniste d'Italie, c'est-a-dire, du Monde» JEAN-JACQUES ROUSSEAU, Dictionnaire de Musique, Paris, Veuve Duchesne, 1768, p. 243).
^ Carlo Vitali, Un complimento frainteso. Cosa ha veramente detto Rousseau di Durante?, in Rassegna storica dei comuni, 47 (2021), pp. 193-197.
^Per una disamina del ruolo di Fenaroli nella didattica e nella cultura dell'epoca, cfr. Miscia, G. (a cura di) Fedele Fenaroli, il didatta, il compositore, Atti del Convegno, Lanciano 2008.
^ cfr. Cafiero, Rosa, Teorie armoniche di scuola napoletana ai primi dell'ottocento, cenni sulla fortuna di Francesco Durante tra Napoli e Parigi in "Giacomo Francesco Milano e il ruolo dell'aristocrazia nel patrocinio delle attività musicali nel secolo XVIII", pp.171-197, Atti del convegno, Laruffa editore, 1999. Nel saggio la studiosa analizza estensivamente in tale senso anche i trattati di Choron del 1804 e di Fetis del 1840.