Coordinate: 40°51′12.16″N 14°15′01.75″E / 40.853377°N 14.250485°E40.853377; 14.250485
Entrata nel Gabinetto Segreto

Il Gabinetto Segreto è una sezione del museo archeologico nazionale di Napoli che vede esposti reperti con natura unicamente a sfondo erotico e sessuale.

Il Gabinetto occupa le sale 62 e 65, al piano ammezzato del museo.

Storia

Una delle sale del Gabinetto Segreto

"Gabinetto Segreto" (G.S.) è il nome che i re Borbone di Napoli hanno dato alle sale riservate (alle quali "avessero unicamente ingresso le persone di matura età e di conosciuta morale") in cui vennero raccolti i vari reperti a soggetto erotico o sessuale che man mano venivano alla luce negli scavi di Pompei ed Ercolano o erano acquisiti in altro modo. Nel corso dei secoli, per via del bigottismo, specialmente da parte della Chiesa, dell'epoca, la collezione è stata chiamata anche "Gabinetto degli oggetti riservati" o "osceni" o addirittura "pornografici". Dopo i moti rivoluzionari del 1848 il Gabinetto divenne simbolo delle libertà civili e di espressione, quindi viepiù censurato in quanto considerato politicamente pericoloso. Venne addirittura proposta la distruzione dei reperti, in quanto "monumenti infami della gentilesca licenza" e "lascivissimi", al fine di salvaguardare la buona reputazione della casa reale.

Gruppo scultoreo di Pan con la capra forse simbolo non ufficiale del Gabinetto Segreto

Tuttavia l'allora direttore del Museo Borbonico di Napoli riuscì ad ottenere che la collezione venisse chiusa ai visitatori e resa difficile la sua visita: difatti il portone di accesso venne fornito di ben tre serrature con altrettante chiavi diverse, in possesso rispettivamente del direttore del museo, del "controloro", e del real maggiordomo maggiore. Il culmine della censura la si ebbe nel 1851 quando, dopo che vi furono rinchiuse anche tutte le Veneri semplicemente perché nude, la collezione fu definitivamente sigillata ed infine anche murata affinché "...se ne disperdesse per quanto era possibile la funesta memoria".

Quando nel settembre 1860 Garibaldi arrivò a Napoli, egli diede subito l'ordine di rendere accessibile la sala "giornalmente al pubblico". Delle tre chiavi, non trovandosi quella in dotazione alla casa reale, Garibaldi non esitò, tra lo sconcerto generale, ad ordinare di "scassinare le porte"[1]. Nel corso dei decenni successivi, alla libertà ridata da Garibaldi subentrò progressivamente la censura del regno d'Italia che vide il suo culmine durante il ventennio fascista, quando per visitare il Gabinetto occorreva il permesso del ministro dell'educazione nazionale a Roma. La censura ha perdurato nel dopoguerra fino al 1967, allentandosi solo dopo il 1971 quando dal ministero furono impartite le nuove regole per regolamentare le richieste di visita e l'accesso alla sezione.

Completamente riallestita con criteri del tutto nuovi, la collezione è stata definitivamente aperta al pubblico nell'aprile del 2000.

Descrizione

Rilievo marmoreo con scena di accoppiamento (da una caupona pompeiana)

Modalità di accesso

Ex voto anatomici in terracotta (da santuario sannitico a Cales)

Sebbene non sussista più alcun tipo di censura, tuttavia i minori di 14 anni possono visitare la sezione unicamente se accompagnati da persona adulta (genitore, congiunto, insegnante, ecc.) che così, implicitamente, si assume ogni responsabilità al riguardo.

Il nuovo allestimento

Nel nuovo allestimento si è curato di raggruppare e collocare i diversi oggetti secondo la loro provenienza e per contesti originari.

Il Gabinetto Segreto è costituito da un'antisala "A" e, varcato il cancello di ingresso, da un piccolo vestibolo "V", con poi quattro sale interne in sequenza, disposte a ferro di cavallo. Mentre gli oggetti esposti nella "A" e nel "V" provengono da luoghi e regioni diverse, le quattro salette interne invece ripropongono i diversi ambiti "pompeiani": "1" la casa pompeiana; "2" il giardino pompeiano; "3" il lupanare (bordello); "4" la strada pompeiana.

Gli oggetti esposti

Il Gabinetto illustra ampiamente i diversi aspetti della "sessualità" antica: da quello religioso a quello culturale, dal caricaturale al commerciale, da quello magico a quello funerario, fino a quello riconducibile all'amore ed al piacere di coppia.

Lo splendido sarcofago romano raffigurante un'orgia in onore del dio Dioniso

Aspetto religioso

L'aspetto religioso lo si ritrova in:

Satiro e Menade (da Pompei)

Aspetto culturale

L'aspetto culturale lo si rileva soprattutto nei decori ed arredi (affreschi, statue, rilievi) a soggetto erotico, destinati a impreziosire gli interni delle case o i giardini delle ville, i cui protagonisti sono divinità ed eroi ed altri personaggi mitologici.

Aspetto caricaturale

L'aspetto caricaturale lo si riconosce negli ambienti:

Scena di pigmei che, durante un banchetto, assistono ad uno spettacolo sessuale
Scena erotica (da un lupanare di Pompei)

Aspetto commerciale

L'aspetto commerciale è ravvisabile soprattutto negli affreschi provenienti da "lupanari" (dal latino lupa = prostituta). Nei bordelli romani "3" si ritrovano affreschi pornografici di qualità artistica modesta (si tratta di una pittura popolare), che ritraggono scene di accoppiamenti - esclusivamente eterosessuali - nelle diverse posizioni.

I Romani le distinguevano ed indicavano con il nome della dea dell'amore "Venus", ossia Venere: Venus pendula, Venus pendula conversa, Venus pendula aversa, ecc. Sull'affresco con scena di penetrazione anale vi sono tracce di un'iscrizione dipinta: "Lente impelle", una richiesta della prostituta ai suoi clienti che invita a "Spingere piano"; su di un altro affresco figura un'iscrizione graffita: "Sic Emiliu" scritta da un cliente, tale Emilio, che ricorda a tutti "(di aver fatto) proprio così"; vi è anche un altorilievo in marmo con scena di accoppiamento simile a quelli mostrati sugli affreschi, trovato in una osteria (caupona) pompeiana; infine sono esposte diverse lucerne tonde in ceramica, di epoca imperiale, con analoghe scene di accoppiamenti in rilievo sul disco: non essendo queste lucerne destinate ai bordelli, si tratta di un genere che si ritrova abbastanza diffuso in tutti i siti e luoghi dove sono giunti i Romani.

Aspetto magico

Tintinnabulum di gladiatore
Braciere in bronzo con gambe a giovani Satiri Casa di Giulia Felice, Pompei)
Affresco raffigurante Priapo (facciata di una bottega, Pompei)

L'aspetto magico della sessualità romana lo si riconosce soprattutto nell'uso del fallo (membro virile eretto) in funzione apotropaica e di amuleto. Oggetti emblematici di questa credenza sono soprattutto in:

Cippo funerario fallico di LANUEL

Aspetto funerario

L'aspetto funerario è dato nel:

I reperti proveniente da più lontano della Galleria: grandiosi falli in bronzo appendibili originari addirittura dall'India

Aspetto erotico-amoroso

L'aspetto riconducibile all'amore ed al piacere di coppia lo si ritrova nei seguenti pezzi:

Oggetti diversi

Vi sono infine alcuni oggetti di carattere ed uso diverso non inquadrabili negli aspetti sopra trattati. Essi fanno parte della grande collezione d'arte del cardinale Stefano Borgia, esposti nel "V" in un'apposita vetrina dove sono raccolti tutti i pezzi di soggetto sessuale: da essi risalta nettamente il carattere settecentesco ed antiquario della collezione, e non sono infrequenti gli oggetti falsi e pseudo-antichi (per esempio i piccoli bronzetti, oppure il bassorilievo marmoreo con gallo priapico adorato dal pollaio). Unica nel suo genere è una lucerna a vernice nera con fallo alato in rilievo (assimilabile ad un tintinnabulum). Di non facile interpretazione, infine, le piccole statuette in pietra tenera, rappresentanti un bambino (somigliante, per la sua testa rasata e la trecciolina ricadente di lato, al dio egizio Arpocrate), caratterizzato da un enorme fallo che egli abbraccia o depone di lato (di età tolemaica).

Opere

Lo stesso argomento in dettaglio: Catalogo degli affreschi del Gabinetto Segreto.

Note

  1. ^ Il documento originale che verbalizza l'avvenimento è esposto in una vetrinetta all'ingresso della collezione
  2. ^ la statua è stata recentemente spostata al pianterreno, riportandola nella Collezione Farnese di cui fa parte, e precisamente nella sala 3 del Museo.

Bibliografia

Voci correlate

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