Le gesta dei Franchi e degli altri pellegrini a Gerusalemme
Titolo originaleGesta Francorum et aliorum Hierosolymitanorum
Altro titoloGesta Francorum
AutoreAnonimo
1ª ed. originale1100-1101
Generecronaca
Lingua originalelatino

I Gesta Francorum et aliorum Hierosolymitanorum sono una cronaca anonima redatta in latino risalente al 1100-1101, che narra gli eventi della Prima Crociata dall’orazione del 27 novembre 1095 di Urbano II a Clermont fino alla battaglia di Ascalona dell’agosto del 1099.

Trama

L’opera si articola in X libri di lunghezza differente:

Autore

L’autore delle Gesta Francorum è anonimo, ma sono state proposte diverse ipotesi, senza mai giungere ad una identificazione. Sebbene Bréhier[6] nella sua edizione proponga l’ipotesi che il testo sia composto da un chierico che racconta le avventure di un pellegrino, quindi un racconto indiretto, è ormai accettato dagli studiosi il fatto che sia un autore unico[7], nonostante la questione del suo status sociale sia ancora aperta. Il latino utilizzato, che ha uno stile definito, permette di intravedere una padronanza della lingua che meglio si addice ad un esponente del clero, come anche le citazioni bibliche, alcune molto ricercate, come il rimando al Deuteronomio, per quanto la citazione non sia del tutto esatta. Tuttavia, le descrizioni delle battaglie sono molto nitide e reali, e l’utilizzo della prima persona durante i combattimenti, come anche il fatto che l’autore specifichi che i chierici non partecipano agli scontri, farebbero propendere per l’ipotesi per cui l’autore sia appartenente al rango secolare, seppure con rudimenti ecclesiastici. Tutto ciò che sappiamo dell’autore è ciò che ci dice lui di sé stesso: di origine italiana, segue il suo signore Boemondo in pellegrinaggio. La stima nei confronti di Boemondo è evidente dal lessico che l’anonimo usa, molto encomiastico e, a tratti, adulatorio. I Gesta Francorum, infatti, raccontano i fatti dagli albori della spedizione di Boemondo, raccontando fatti del sud Italia che un autore non proveniente dall’Italia meridionale non avrebbe trovato necessari.  Tuttavia, dal capitolo 35 non si hanno più notizie di Boemondo: l’anonimo infatti passa nelle file di Raimondo di Saint-Gilles, nemico di Boemondo. I motivi del cambiamento sono del tutto ignoti, dal momento che l’autore non ne spiega i motivi, ma semplicemente mette il lettore davanti a fatto compiuto.

Stile

In generale, prevale uno stile paratattico, accompagnato da diverse figure retoriche, come assonanze, rime interne e anafore, che rendono il testo godibile. La nitidezza della narrazione permette all’autore di trasmettere la drammaticità dei momenti di difficoltà, delle stragi, della disperazione dovuta alla mancanza di cibo, della claustrofobia durante gli assedi, ma anche una gioia genuina dopo le vittorie e la ritemprata speranza a seguito del ritrovamento della lancia. Notabile è l’uso di alcune espressioni formulari, soprattutto nelle liste di nomi, che si concludono tutte con “e altri di cui non so il nome”.

L’opera è stilisticamente caratterizzata da una forte immediatezza delle impressioni e da una straordinaria linearità degli eventi. Hagenmayer[8] sostiene che la linearità sia attribuibile all’esistenza di un diario scritto durante il viaggio, poi rielaborato per arrivare alla stesura dell’opera. Rubenstein[9] ipotizza anche che l’opera sia composta in gran parte da sermoni o racconti edificanti: i primi sette libri, con l’inserzione di discorsi strutturati e motivazionali sono autoconclusi. È d'altronde probabile che la cronaca sia una raccolta di aneddoti e testimonianze che circolavano per l’accampamento e raccolte in un'unica opera da dei chierici.

Oggetto di studio è il rapporto dell’anonimo delle Gesta Francorum con Pietro Tudebode, autore di un'altra cronaca di viaggio contemporanea, la Historia de Hierosolomytano itinere. Entrambe sono narrate in prima persona e raccontano gli stessi episodi, ma ci sono piccole differenze e hanno momenti autobiografici diversi. Tudebode, ad esempio, aggiunge molti dettagli pratici, come le distanze percorse, i nomi e il numero di soldati di alcuni eventi, la ricetta per rendere edibile la pelle degli animali. Si è ipotizzato che l’opera di Tudebode  sia un ampliamento dei Gesta Francorum, anche perché è improbabile che l’autore dei Gesta, non avrebbe inserito così tante informazioni aggiuntive se si fosse basato sul racconto di Tudebode. Rubenstein[9] ipotizza che alla base dei due racconti ci sia una fonte comune non pervenuta, poi rielaborata dai due autori in modo differente.

Fama dell’opera

È ovviamente sconosciuta anche la finalità dell’opera, che però viene sfruttata a fini propagandistici dall’entourage di Boemondo, nonostante non sia questo l’obiettivo primario: l’assenza di Boemondo negli ultimi capitoli ne è la dimostrazione più lampante, nonostante l’Altavilla sia presentato in modo lusinghiero.

I Gesta Francorum sono un’opera fondamentale per i successivi racconti di crociata. Essendo infatti cronologicamente uno dei primi racconti, se non il primo in assoluto, è diventato un modello per le successive cronache. L’opera ha avuto molto successo dopo la divulgazione, soprattutto in Francia, grazie ad alcune scelte stilistiche che lo hanno reso gradito al popolo d’Oltralpe: ad esempio, non viene mai citato esplicitamente il nome di Urbano II, che aveva scomunicato Filippo I allo stesso Concilio di Clermont in cui aveva indetto la prima crociata; tra i personaggi che fuggono da Antiochia, non nomina alcune importanti personalità francesi; infine, la chiusura del racconto nell’Agosto 1099 permette di evitare l’imbarazzante ritorno in patria prima del tempo di Ugo I di Vermandois. L’opera è fonte per le rielaborazioni di Guibert di Nogent, i Gesta Dei per Francos, di Baudri de Borgueil, la Historia Ierosolomitana e di Roberto di Reims, la Historia Iherosolomitana, che spesso preferiscono i Gesta Francorum al racconto di Tudebode per alcune informazioni. È anche fonte per una anonima cronaca scritta a Montecassino, la Historia belli sacri.

Manoscritti

Edizioni

Note

  1. ^ “Isti potentissimi milites et alii plures quos ignoro venerunt per viam quam iamdudum Karolus Magnus mirificus rex Franciae aptari fecit usque Costantinopolim” (L. Russo, Le gesta dei Franchi e degli altri pellegrini gerosolimitani, Alessandria, 2003, I,2)
  2. ^ odierno Tuz Gölü.
  3. ^ ponte fortificato sul fiume Oronte.
  4. ^ Bréhier considera il paragrafo un’aggiunta posteriore, mentre Hill la ritiene parte della stesura originale.
  5. ^ X,33.
  6. ^ L. Bréhier, Histoire anonyme de la première Croisade, Parigi, 1964.
  7. ^ Ipotesi assecondata, tra gli altri da Russo(Le gesta dei Franchi e degli altri pellegrini gerosolimitani, Alessandria, 2003), Rubenstein (What is the Gesta Francorum, and who was Peter Tudebode?, Revue Mabillon, 16, 2005, pp.179-204) e Albu (Probing the Passions of a Norman on Crusade: The “Gesta Francorum et aliorum Hierosolimitanorum”, in Anglo-Norman Studies cur. John Gillingham, Woodbridge, The Boydell Press, 2005 pp. XI-209, XXVII).  
  8. ^ H. Hagenmayer, Anonymi Gesta Francorum, Heidelberg 1890.
  9. ^ a b J. Rubenstein, What is the Gesta Francorum, and who was Peter Tudebode?, Revue Mabillon, 16, 2005, pp.179-204.

Bibliografia