Giovanni Mario Crescimbeni
Giovanni Mario Crescimbeni

Giovanni Mario Crescimbeni (Macerata, 9 ottobre 1663Roma, 8 marzo 1728) è stato un poeta e critico letterario italiano, noto per essere stato fra i fondatori dell'Accademia dell'Arcadia (1690) di cui divenne custode generale.

Nell'Arcadia

Dopo la fondazione prese lo pseudonimo di Alfesibeo Cario.

Divenne custode generale dopo l'allontanamento di Gian Vincenzo Gravina, l'altro fondatore dell'Accademia. Gravina aveva in mente per l'accademia un progetto di rinnovamento culturale molto ambizioso, ma gli altri Arcadi preferirono la proposta più moderata dello stesso Crescimbeni che mirava a ripristinare il buon gusto letterario contro le degenerazioni barocche del secolo precedente.

Crescimbeni presentò come modello letterario Francesco Petrarca e s'impegnò a che l'Accademia diventasse un importante circolo di letterati e uomini colti in tutta Italia.

Fu tra i primi a tracciare (mediante anche la raccolta di testimonianze, documenti e fonti autorevoli) un profilo storico della poesia italiana.

Tra il 1693 e il 1694 Crescimbeni scrisse l'Elvio, pastorale tragica o «più tosto istoria velata di poesia». Le motivazioni alla base dell'opera sono da ricondursi alla diatriba scaturita tra i membri dell'Arcadia e, in particolare, all'insorgere dei primi scontri tra Gravina e Crescimbeni. Lo sviluppo della vicenda nella tragedia è allegorico: i personaggi che la animano trovano i corrispettivi nell'Accademia.

Il protagonista è il pastore Elvio, alter ego dell'autore e personificazione dell'Ingegno. Lucrina, la Poesia, è innamorata del pastore e da lui corrisposta ed è la figlia di Opico Erimanteo, ovvero Gian Vincenzo Gravina. Rivale della Poesia è Mirzia, figlia di Uranio Tegeo (Vincenzo Leonio).

L'opera è introdotta da un Prologo pronunciato da Fedeltà, personaggio che racconta di aver perso la propria condizione di divinità a causa dell'invidia dei nemici e costretto a vagare in cerca di un ricovero, che trova presso i pastori. Qui si unisce ad Amore, ma Gelosia giunge a turbare la pace con l'intento di separare Elvio e Lucrina (Ingegno e Poesia). Lo screzio tra i due scaturisce dalla decisione del pastore di difendere la vergine Mirzia dal mostro dell'Ignoranza cui è destinata ad essere sacrificata.

Nel 1697 alcuni accademici dell'Arcadia si accordarono per la pubblicazione di un'edizione commentata dei sonetti di Angelo di Costanzo; il progetto venne presto abbandonato, ma Crescimbeni decise di comporre comunque l'opera, che intitolò Bellezza della volgar poesia. Scelse la forma dialogica: il testo è composto da otto dialoghi che, prendendo spunto dai componimenti di Costanzo, esprimono i principi estetici generali alla base dell'Accademia dell'Arcadia.

Opere

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