Giulio Cesare | |
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Tragedia in 5 atti | |
Autore | William Shakespeare |
Titolo originale | Julius Caesar |
Lingua originale | |
Genere | Tragedia |
Composto nel | 1599 |
Personaggi | |
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Giulio Cesare (in inglese The Tragedy of Julius Caesar, lett. "La tragedia di Giulio Cesare") è una tragedia di William Shakespeare scritta probabilmente nel 1599, sebbene altri la collochino fra il 1600 e il 1601.
Sono sorte numerose discussioni riguardo al vero protagonista della tragedia: alcuni ritengono che sia effettivamente Cesare, in quanto causa di tutta l'azione e centro di ogni discussione, mentre altri ritengono che sia in realtà Bruto e che il dramma sia fondato sul suo conflitto interiore tra l'onore, il patriottismo e l'amicizia.
La maggior parte dei critici ritiene che l'opera riflette il clima di ansietà dell'epoca dovuto al fatto che la regina Elisabetta I si era rifiutata di nominare un successore, il che avrebbe potuto portare, dopo la sua morte, ad una guerra civile simile a quella scoppiata a Roma.
«Cesare, guardati da Bruto; sta' attento a Cassio; non avvicinarti a Casca; tieni d'occhio Cinna; non fidarti di Trebonio; fa' attenzione a Metello Cimbro; Decio Bruto non ti ama; hai fatto torto a Caio Ligario. Questi uomini han soltanto un proposito ed è diretto contro Cesare.»
L'azione si svolge a Roma e nel finale in Grecia (Sardi e Filippi).
Bruto, i cui antenati sono celebri per aver cacciato da Roma Tarquinio il Superbo, è il figlio adottivo di Cesare, ma nonostante tale legame si lascia convincere a prendere parte ad una cospirazione, ordita da alcuni senatori romani tra cui Cassio, per impedire a Cesare, uccidendolo, di trasformare la Repubblica romana in una monarchia.
Cesare, tornato a Roma dopo la campagna d'Egitto, incontra un indovino che gli suggerisce di guardarsi dalle idi di marzo, ma ignora l'avvertimento e si vedrà assassinare proprio in tale giorno. Al suo funerale Marco Antonio, amico di Cesare, con un'orazione divenuta celebre muove l'opinione pubblica contro i cospiratori.
Bruto attacca Cassio, accusandolo di regicidio in cambio di denaro; i due in seguito si riconciliano, ma mentre entrambi si preparano alla guerra contro Marco Antonio e Ottaviano, lo spettro di Cesare appare in sogno a Bruto, annunciandogli la sua prossima sconfitta: la battaglia che si svolge a Filippi si conclude infatti con una sconfitta dei cospiratori e sia Bruto che Cassio decidono di suicidarsi piuttosto che essere fatti prigionieri.
Nel finale si accenna alla futura frattura dei rapporti tra Marco Antonio e Ottaviano nonché all'ascesa al potere di quest'ultimo dopo la vittoria nella battaglia di Azio nel 31 a.C.; la tragedia termina con Marco Antonio dinanzi alla salma di Bruto lodandone l'onestà discolpandolo perché non uccise per odio ma per amor di patria.
La tragedia venne pubblicata per la prima volta nel First Folio del 1623.
Le fonti dell'opera possono essere fatte risalire alla traduzione di Thomas North della Vita di Cesare e della Vita di Bruto, contenute nelle "Vite parallele" di Plutarco.
Il duo Canadese Wayne and Shuster fece la parodia di Giulio Cesare nello sketch del 1958 Sciacqua il sangue dalla mia toga. Flavio Massimo veniva ingaggiato da Bruto per investigare sulla morte di Giulio Cesare. Le procedure di polizia combinavano Shakespeare, Dragnet e gli scherzi del vaudeville; lo sketch fu trasmesso per la prima volta all'Ed Sullivan Show.[1]
Controllo di autorità | VIAF (EN) 499161819204427960007 · LCCN (EN) n82021338 · GND (DE) 4099351-6 · BNF (FR) cb11935030m (data) · J9U (EN, HE) 987007520683005171 |
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