L'induismo in Italia è presente a partire dal XX secolo a seguito soprattutto di immigrazione dal subcontinente indiano.
Gli induisti in Italia sono circa 177 200 (0,3% della popolazione residente), di cui 30.392 sono cittadini italiani (0,1% della popolazione italiana) e 146.800 stranieri residenti (2,9% della popolazione straniera residente), e sono riuniti nell'Unione induista italiana, riconosciuta dall'Italia come confessione religiosa.
Altresì presente in Italia è il movimento Hare Krishna.
L'Unione induita italiana ha firmato un'intesa con il governo italiano il 4 aprile 2007 e l'11 dicembre 2012, insieme al buddismo, è stato riconosciuta ufficialmente dal Parlamento italiano.[1]
In base alla legge 246/2012 sono riconoscoiute le nomine dei ministri di culto induista vedico, puranico e agamico, l'esercizio del culto, l'organizzazione della confessione e gli atti in materia spirituale e disciplinare. È altresì riconosciuta la festività indù Dipavali (festa delle luci) che rappresenta, tra le feste dedicate alle diverse divinità e seguite dalle relative tradizioni, la vittoria della luce sull'oscurità e che viene celebrata il giorno di luna nuova (Amavasja) tra la seconda metà del mese di ottobre e la prima metà del mese di novembre.
In Italia è presente uno dei tre monasteri indù in Europa[senza fonte]: il monastero Matha Gitananda Ashram si trova in località Pellegrino nel comune di Altare, in provincia di Savona.[2]
Mandir (templi) ed ashram del movimento Hare Krishna sono presenti a San Casciano in Val di Pesa[3], Chignolo d'Isola[4] e nel comune di Albettone[5]. Altri centri di culto sono presenti a Milano, Roma, Bologna, Terni, Genova, Torino[6]