Con la locuzione latina intus et foris arcora, menzionata semplicemente come foris arcora, a foris arcora, intus arcora e ad arcora si indicavano i territori dell'antica Campania felix, posti davanti alle arcate dell'antico acquedotto romano del Serino, che attraversava Atella.[1]
Durante la centuriazione della Campania antica effettuate dai Gracchi e da Augusto, i luoghi erano attraversati da un acquedotto diretto ad Atella, dal quale sono poi derivati i nomi degli attuali comuni o villaggi campani come Afragola (A foris arcora), Arcora, Arcopinto, Pomigliano d'Arco (Pumilianum foris arcora), Casalnuovo di Napoli (Casali Novo intus Arcora), Licignano di Napoli (Liciniana/Licinianum foris arcora), Mascarella foris arcora, Thermensis de foris arcora, Pacciano (Paccianum foris arcora), Zorano foris arcora, Massarella foris arcora, Mascharella foris arcora.[1][2][3][4]
L'antico acquedotto, infatti, viene menzionato nei Regii Neapolitani Archivi Monumentata a proposito di territori foris arcora dudum aqueductus (davanti alle arcate già dell'acquedotto).[5]
Probabilmente, secondo Giacinto Libertini, molti dei nomi di villaggi campani derivano dai resti dell'antico acquedotto come Arcopinto, derivante probabilmente da un'arcata dipinta, Arcora, che in latino significa "arcate", o anche la Madonna dell'Arco, piazza dell'Arco e un luogo detto "miezo all'arco",[6] oltre ai già citati villaggi e comuni campani.[6]