«Quando penso che un uomo solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, è bastato a far uscire dal deserto quel paese di Canaan, trovo che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirevole.»

Eugène Martel, Jean Giono (1937)

Jean Giono (Manosque, 30 marzo 1895Manosque, 9 ottobre 1970) è stato uno scrittore, saggista e traduttore francese.

Per l'insieme della sua opera ha ricevuto nel 1953 il Prix Prince-Pierre-de-Monaco[1]; nel 1954 è divenuto membro dell'Académie Goncourt[2][3].

Biografia

Nacque a Manosque, in Provenza, nel 1895, da una famiglia d'origine piemontese. Il padre era calzolaio e la madre stiratrice. Fu impiegato di banca, ma coltivò fin da giovane la passione letteraria, grazie alle appassionate letture di Omero e di Virgilio. Partecipò alla prima guerra mondiale e fu tra gli undici uomini del suo battaglione che sopravvissero a Verdun (1917)[3]. Ciò lo segnò per tutta la vita e l'indirizzò verso un ideale pacifista, fortemente palesato all'approssimarsi del secondo conflitto mondiale[3][4][5].

Esordì nel campo poetico con una serie di liriche, tra le quali la raccolta Accompagné de la flûte (1924), prima di cimentarsi coi romanzi, tra cui Colline (1929, vincitore del Premio Brentano[6]) e Regain (1930, vincitore del Prix Northcliffe[7]), incentrati nell'invito a vivere in armonia con la natura e nell'esaltazione dell'individualismo e della libertà. Ammiratore delle idee di Jean-Jacques Rousseau, concretizzò il suo ideale di primitivismo ritirandosi sull'altipiano del Contadour o in sperduti siti campagnoli della Provenza[8].

Scrisse una trentina di romanzi, per i quali trasse ispirazione dalla Grecia antica e con cui dipinse la condizione dell'uomo nel mondo, trattando le questioni morali e metafisiche di portata universale. Giono fu anche autore di saggi, tra i quali Vraies richesses (1936) e Vivre libre (1939): i temi principali ne furono il pacifismo e la critica delle dittature e dei nazionalismi. Per le idee da lui espresse, fu incarcerato nel 1939[3] e nel 1944, quando il suo pacifismo fu scambiato per collaborazionismo e fu imprigionato per cinque mesi da partigiani comunisti[3].

Le sue opere sono caratterizzate non di rado da toni epici, a cui egli ricorse perlopiù allo scopo d'esaltare il messaggio naturista, oltre ad accurate indagini psicologiche della figura umana e a forti influenze di Stendhal nella tecnica narrativa[8]. Lontano dall'essere l'autore regionalista che si potrebbe credere, autodidatta, diventò amico di Lucien Jacques, André Gide e Jean Guéhenno.

Tradusse dall'inglese opere di Herman Melville e Tobias Smollett; pubblicò in collaborazione con Edmond Barincou le opere complete e le lettere di Niccolò Machiavelli, nella edizione della Pléiade, per le quali scrisse anche la prefazione[9][10]

Giono morì per uno scompenso cardiaco nel 1970.[11]

Analisi critica

Attorno alla figura di Giono la critica è caduta spesso nello stereotipo del cantore dell'idillio contadino per via delle sue continue ambientazioni campestri. In realtà lo scrittore fondava sul rapporto tra uomo e natura i più profondi interrogativi esistenziali. Nella cosiddetta Trilogia di Pan (Collina, Uno di Baumugnes e Risveglio) oltre all'unione panica tra elementi naturali e l'uomo, emerge una visione di anti-antropocentrismo: l'uomo non è al centro di tutto, anzi all'interno delle forze del cosmo deve essere ricollocato «al suo posto».

In Que ma joie demeure del 1934, Giono mette in mostra l'utopia di una comunità che crede di vivere in armonia con una natura non addomesticata. Ne deriva un'inquietante sensazione di inadeguatezza (non far parte di questo mondo) e l'autore si vede costretto ad esporre i limiti di una società ricostruita fuori dai dettami capitalistici. Nel Ciclo dell'Ussaro (La fine degli eroi, Angelo, Morte d'un personaggio, L'ussaro sul tetto e Una pazza felicità) la libertà di un uomo fuori dagli schemi della società è velata dalla disillusione di una visione pessimistica e disincantata.

Con Noè (1947), nel contesto del dibattito sulla finzione narrativa, Giono svicola dall'etichetta di romanziere tradizionale, esponendo i congegni della creazione letteraria e inserendo talvolta nell'opera la propria vita quotidiana. L'autore crea dunque di fatto un romanzo sulla costruzione di un romanzo.[12]

Opere

Narrativa

Saggi e cronache giornalistiche

Traduzioni

Sceneggiature

Film tratti da opere di Jean Giono

Curiosità

A Torino gli hanno intitolato la scuola francese dalla materna al liceo che si trova in corso Casale

Note

  1. ^ (FR) Jean GIONO, su fondationprincepierre.mc. URL consultato il 19 luglio 2023.
  2. ^ Giono, Jean, su treccani.it. URL consultato il 13 luglio 2023.
  3. ^ a b c d e (EN) Giono, Jean, su britannica.com. URL consultato il 13 luglio 2023.
  4. ^ (FR) Ibrahim H. Badr, Giono et la guerre: idéologie et imaginaire, P. Lang, 2000, pp. 242, ISBN 9780820440736.
  5. ^ (FR) Jack Meurant, Jean Giono et le pacifisme (1934-1944, de la paix à la guerre), Editions Parole, 2020, pp. 148, ISBN 9782375860663.
  6. ^ Eliot G. Fay, Prix Brentano, in The French Review, 3 N°3, 1930, p. 169.
  7. ^ (EN) ENGLISH PRIZEWINNERS, su discovery.nationalarchives.gov.uk. URL consultato il 19 luglio 2023.
  8. ^ a b "Le Muse", De Agostini, Novara, 1965, vol.5, pag. 261.
  9. ^ (FR) Notice bibliographique, su catalogue.bnf.fr. URL consultato il 14 luglio 2023.
  10. ^ (FR) Notice bibliographique, su catalogue.bnf.fr. URL consultato il 14 luglio 2023.
  11. ^ Jean Giono, le voyageur immobile, su pages.videotron.com. URL consultato il 17 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2010).
  12. ^ Paolo Tamassia, Giono: l'uomo di fronte alla natura, in Lionello Sozzi (a cura di), Storia europea della letteratura francese, vol. 2, Piccola Biblioteca Einaudi, 2013, pp. 302-303.
  13. ^ (FR) Foulard de Smyrne (Le), su cimalpes.fr. URL consultato il 22 luglio 2023.
  14. ^ a b c (FR) Giono et le cinéma, su universalis.fr. URL consultato il 22 luglio 2023.
  15. ^ (FR) Jean Giono, carrière au cinéma, su cinema.encyclopedie.personnalites.bifi.fr. URL consultato il 22 luglio 2023..
  16. ^ (FR) vidéothèque, su docplayer.fr. URL consultato il 22 luglio 2023.

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