Una leggenda metropolitana o urbana è una storia insolita e inverosimile, trasmessa di norma oralmente, che a un certo punto della sua diffusione ottiene larga eco nei media, con ciò ricevendo una qualche patente di credibilità.
Fenomeno culturale assai diffuso, si chiama "metropolitana" o "urbana" non tanto per contrapposizione a un'eventuale aneddotica di tipo rurale o provinciale, quanto per il fatto che essa è nata e si è diffusa nella civiltà moderna, più legata alla città che alla campagna[senza fonte]. Nei primi anni novanta si diffonde anche l'espressione leggenda contemporanea.[1][2]
Caratteristiche
Si tratta normalmente di racconti relativi a presunti avvenimenti presentati come realmente accaduti e attribuiti a conoscenti, amici o familiari del narrante. Nei paesi di lingua inglese è stato coniato un acronimo per riferirsi al soggetto o alla fonte di queste storie: AFOAF (A Friend Of A Friend, 'l'amico di un amico').
Merita considerare come il narrante non sia affatto mendace ma vittima stessa del fenomeno. Convinto dell'autenticità del racconto, riduce la distanza della fonte al sopramenzionato amico dell'amico, per pura comodità espositiva. La convinzione è dovuta alla natura stessa della leggenda metropolitana la quale, partendo sovente da un fatto realmente accaduto, consente quasi sempre un margine di credibilità. Gli argomenti descritti, spesso divertenti e curiosi, stimolano la memoria e ne incentivano la diffusione, in un meccanismo simile a quello che consente la divulgazione delle barzellette o degli indovinelli.
Le leggende metropolitane sono solitamente verosimili ma non documentate anche se talvolta (specie nel periodo estivo) coadiuvate dai media senza ardire nel riportare - come nella cronaca propriamente detta - le fonti, i luoghi, i protagonisti e le testimonianze.
Le leggende moderne, nate o diffuse nelle città, perpetuano un antico comportamento umano sull'intervento della fantasia su aspetti della realtà che lo circonda, soddisfacendo il bisogno universale di storie e rafforzano l'appartenenza ad un certo ambiente.
Si tratta a volte di leggende più antiche adattate e modernizzate. Le leggende metropolitane possono anche diventare uno strumento di discriminazione, quando attribuiscono, a questo o a quel gruppo etnico, religioso o d'altro tipo, dei fatti o dei comportamenti inesistenti. Tipico esempio di quest'ultimo modo d'intendere la leggenda metropolitana è la diceria secondo la quale i Rom utilizzerebbero un particolare codice per stabilire quali case derubare e quali no, ritenuta quasi sicuramente una bufala.[3]
Nella musica
- La canzone di Elio e le Storie Tese Mio cuggino è un compendio delle leggende metropolitane più famose, riferite secondo il tipico incipit "Mi ha detto mio cuggino che..." (con la voce narrante di Aldo Baglio).
- La leggenda della morte di Paul McCartney, probabilmente alimentata da un'operazione di marketing, conosciuta anche con la sigla PID (Paul Is Dead): secondo tale diceria Paul McCartney, bassista dei Beatles, sarebbe morto in un incidente stradale nel 1966 e da allora sarebbe sempre stato sostituito da un sosia. Addirittura sono stati compiuti dei test (con analisi della conformazione del cranio e comparazione di foto) da un gruppo di studiosi, che inaspettatamente non hanno dato esito del tutto negativo.[13]
- All'inverso, soprattutto negli Stati Uniti d'America, c'è chi crede che Elvis Presley sia ancora vivo. Tra i motivi addotti dai sostenitori di questa teoria vi sono il peso della bara e l'aspetto del cadavere,[14] nonché una fantomatica registrazione di una conversazione telefonica con il cantante anni dopo la sua morte.
- Si racconta di una lunga serie di suicidi che sarebbero ricollegabili all'ascolto della canzone ungherese Szomorú vasárnap, nella quale si fa riferimento proprio al suicidio.
- Molto famose sono anche le dicerie su Ozzy Osbourne, cantante dei Black Sabbath, la cui personalità bizzarra e controversa ha generato leggende metropolitane che ne hanno accresciuto la fama. Tra le tante raccontate su di lui, la più famosa è probabilmente quella in cui si dice che abbia strappato via a morsi la testa di un pipistrello durante un concerto. Invece la notizia secondo la quale ha staccato con un morso la testa ad una colomba viva è vera: il fatto è accaduto a Los Angeles nel 1981.[15]
- Leggende di questo tipo non sono l'esclusiva delle società urbane contemporanee. Il cantante berbero algerino Slimane Azem in una sua celebre canzone ricorda ironicamente diversi fatti che si tramandano di bocca in bocca, e spesso fanno la fortuna di chi approfitta dei creduloni:
- Akkagi i d yeffeɣ lexbar
- nnan-t-id di mkul mkan
- lukan d ṣṣeḥ, a t-nżar
- yibbwas labudd ad iban
- ma yella d lekdeb, nesteɣfar
- lḥaṣulin akka i d-nnan...
"Così è uscita la notizia / la raccontano per ogni dove / se sia vera, lo vedremo / un giorno forse sarà evidente. / Se salterà fuori che è falsa, chiedo scusa / sta di fatto che è così che la raccontano..."
- Pachidermi e pappagalli è un brano musicale singolo del cantante italiano Francesco Gabbani, terzo estratto dal terzo album in studio Magellano (ottavo nell'album) e pubblicato il 15 settembre 2017: è un insieme di anomalie, leggende metropolitane e teorie del complotto.
Nello sport
Anche in ambito sportivo alcune leggende metropolitane hanno spesso catalizzato l'attenzione di stampa e opinione pubblica.
- Viene sovente riportato che, dopo la clamorosa sconfitta per 0-1 dell'Inghilterra contro gli Stati Uniti in occasione dei mondiali di calcio del 1950, alcuni giornali britannici avrebbero pubblicato la notizia della vittoria inglese per 10-1 o per 10-0, credendo in un errore di battitura nella comunicazione telegrafica ricevuta dal Brasile. Viene pure aggiunto che, avuta la conferma del sorprendente esito della partita, i quotidiani avrebbero rettificato il risultato venendo stampati con una carta bordata a lutto, sullo stile dei necrologi. Recenti ricerche, tuttavia, confermano che si tratta solo di una leggenda metropolitana[18].
- Per via dell'inesistenza del calcio professionistico nei paesi socialisti, sorse una celebre leggenda metropolitana relativa alla reale professione del calciatore nordcoreano Pak Doo-Ik, il quale segnò la rete contro l'Italia e ne sancì l'eliminazione dal campionato mondiale del 1966. Spesso menzionato da parte della stampa come odontoiatra, Pak Doo-Ik era invece insegnante di educazione fisica.
- Luís Sílvio, calciatore della Pistoiese nella stagione 1980-1981, si sarebbe poi stabilizzato in Italia per aprire un bar o una pizzeria, oppure avrebbe svolto l'attività di venditore ambulante presso lo stadio di Pistoia o addirittura quella attore di film pornografici. Tutte queste notizie si rivelarono false in base alle dichiarazioni rese in seguito dal calciatore in una intervista alla Gazzetta dello Sport. Egli infatti raccontò che nel 1981 aveva lasciato definitivamente l'Italia per proseguire la propria carriera calcistica in Brasile fino all'inizio degli anni novanta. In seguito era divenuto imprenditore nel settore dei ricambi industriali.[19]
Nei videogiochi
Esistono molte leggende metropolitane che hanno come argomento i videogiochi, che negli ultimi anni si diffondono tramite il Web, mentre inizialmente erano diffuse sulle riviste specializzate.
- Tra gli appassionati del gioco Grand Theft Auto: San Andreas è nota una leggenda secondo la quale nella foresta di Back O' Beyond sarebbe possibile avvistare il Bigfoot. Terry Donovan della Rockstar Games, ha smentito ufficialmente le voci sull'esistenza del mostro nel videogioco, nella rivista Electronic Gaming Monthly nel gennaio 2005[20]. Un'altra leggenda metropolitana diffusa riguardo a questo videogioco è quella dell'Epsilonismo, ovvero la religione fittizia presente nell'altrettanto fittizio mondo di San Andreas, che rappresenta probabilmente una parodia di Scientology. Secondo la leggenda, attenendosi ai princìpi, noti, di questa religione, si arriverebbe a incontrare il fantomatico dio venerato dagli epsilonisti, detto Kifflom. Per fare ciò, si dovrebbe seguire un preciso percorso, definito Epsilon Program[21], che prevede svariate azioni da compiere, comportamenti da tenere, abiti da indossare e perfino tatuaggi da fare all'interno del gioco. Alla fine di tale percorso, ci si troverebbe appunto faccia a faccia con Kifflom, che, sempre secondo le storie, assegnerebbe al giocatore una o più missioni aggiuntive, in cui si interverrebbe sulla fossa comune a El Castillo del Diablo, noto Easter egg del videogioco. Questa leggenda non è mai stata ufficialmente smentita dalla Rockstar Games, che, anzi, l'ha alimentata creando un sito web interamente dedicato all'Epsilonismo[22][23], che espone comandamenti e princìpi della setta. Il sito contiene anche presunte testimonianze di epsilonisti e un indirizzo, ovviamente falso, a cui i nuovi fedeli sarebbero tenuti a inviare denaro, che rimanda alle isole Cayman. Esistono tuttavia numerose smentite su questa leggenda da parte di alcuni utenti, che avrebbero setacciato i file della versione PC di Grand Theft Auto: San Andreas in cerca degli elementi di cui parla l'Epsilon Program, senza trovare nulla[24]. Rockstar ha poi inserito una intera serie di missioni dedicate all'Epsilon Program nel seguito Grand Theft Auto V.
- Un'altra leggenda circola attorno a un ipotetico videogioco arcade chiamato Polybius. Secondo alcune testimonianze Polybius sarebbe stato un videogioco arcade creato da una società chiamata Sinneslöschen (parola tedesca composta, che tradotta suona come "cancella-mente"), distribuito nel 1981 in una manciata di unità a Portland. Il gioco, uno shooter piuttosto astratto dotato di alcuni elementi puzzle, probabilmente in grafica vettoriale, avrebbe avuto una sorta di effetto ipnotico su chi lo giocava, costringendolo a rimanere a giocare diverse ore, per poi provocare diversi malesseri psicofisici come amnesie, nausee, allucinazioni e incubi. I gestori delle sale giochi avrebbero avuto diverse visite di strani "uomini in nero", che si presentavano non tanto per la raccolta dei quarti di dollaro, bensì per la lettura di misteriosi dati che il cabinato rilevava. Dopo un breve periodo le macchine sparirono nel nulla, per non riapparire più. Di Polybius esiste solamente uno screenshot, probabilmente contraffatto, che mostra la schermata iniziale.[25][26]
- Una leggenda riguarda il videogioco della Blizzard Diablo, secondo la quale era disponibile un cosiddetto "Cow Level" tramite il ripetuto clic del mouse su una mucca del gioco. Il livello fu poi introdotto realmente dai creatori, nel seguito Diablo 2.[27]