Vandalico
Altri nomiVandalo, gotico (impropriamente e solo storicamente)
Parlato inGalizia e Portogallo settentrionale, Andalusia, Nordafrica, Sicilia, Sardegna e Baleari
PeriodoIII secolo (?) - VI secolo
Locutori
Classificaestinta
Altre informazioni
ScritturaAlfabeto latino (molto poco utilizzato e attestato)
TipoLingua flessivo-sintetica, accusativa
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Lingue germaniche
  Lingue germaniche orientali
   Lingua vandalica
Codici di classificazione
ISO 639-3xvn (EN)
Linguist Listxvn (EN)
Glottologvand1245 (EN)
Cartina (in catalano) raffigurante la massima estensione raggiunta dal mediterraneo potentato vandalo dopo l'annessione dell'ex provincia romana. In queste aree, complice anche l'effimera durata della monarchia germanica, il vandalico non riuscì ad attecchire e scomparve nel giro di pochi decenni dalla caduta.

La lingua vandalica o vandala, detta anche, più semplicemente, vandalico o, ma ambiguamente, vandalo, è una lingua germanica estinta tradizionalmente ascritta al ramo orientale della famiglia, del quale sono riconosciuti come membri anche il gotico e il frammentario e incerto burgundo. Fu in uso presso la popolazione germanica orientale dei Vandali, da cui il nome, in un periodo compreso approssimativamente tra l'inizio del III e la fine del VI secolo.

Data la natura estremamente lacunosa e rapsodica delle fonti dirette, si conosce molto poco della lingua vandalica, a parte il fatto che si trattava verosimilmente di una lingua germanica orientale[1] fortemente affine, sebbene sotto certi aspetti distinta, alla lingua gotica per ragioni areali, culturali e storico-geografiche.[1]

Storia linguistica

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In seguito a svariati spostamenti e scontri con l'Impero romano e una volta sfondata la linea difensiva romana, i Vandali, divisi storiograficamente in Asdingi e Silingi, riuscirono i primi a stanziarsi nella Galizia imperiale (all'epoca comprendente Portogallo settentrionale e Galizia moderna) e i secondi in Spagna meridionale (cioè in Andalusia), seguendo altri popoli germanici e non germanici (Visigoti, Alani e Suebi), per poi spostarsi congiuntamente in Nordafrica nel 429 e lì fondare un proprio regno in coabitazione con gli iranici Alani, ormai inquadrati nella società vandala. Lungo l'itinerario percorso, il vandalico venne influenzato dal latino e si arricchì di nuovi vocaboli, anche se, ad un più attento sguardo, interferenze linguistiche possono essere individuate a tutti i livelli di analisi; per converso, la lingua barbarica non mancò di esercitare una propria pressione sulla lingua classica, che assorbì alcuni nuovi elementi lessicali. Il vandalico, naturalmente mai affermatosi nei territori che funsero da provvisorie tappe della migrazione, declinò vistosamente a partire dalla caduta del regno provocata e sancita dalla riscossa bizantina, estinguendosi definitivamente pochi decenni dopo e sicuramente entro la fine del VI secolo.

Testimonianze del vandalico

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Non esistono documenti scritti in vandalico e tantomeno una letteratura in lingua originale, bensì soltanto scarse testimonianze sparse nelle fonti classiche e nelle epigrafi, spesso pesantemente latinizzate o comunque adattate:

Fonetica e fonologia

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Vocali e vocalismo

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In linea di massima, il vocalismo vandalico mostra un alto grado di conservatività nei confronti dell'antecedente germanico, come del resto il gotico.

Le vocali brevi germaniche tendono a mantenersi tali in vandalico, tranne la e:

Anche le vocali lunghe germaniche tendono generalmente a mantenersi tali in vandalico:

Dittonghi:

Consonanti e consonantismo

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Anche per quanto concerne il consonantismo, si può notare che il vandalico ha la tendenza a preservare l'inventario fonematico consonantico ereditario, con sparute innovazioni e, per la maggior parte, tarde.

Le consonanti germaniche si mantengono immutate nel vandalico, tranne alcune:

Morfologia

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L'originale desinenza proto-germanica *-z usata per contrassegnare il nominativo maschile singolare nelle parti del discorso nominali (cioè nomi e aggettivi), che si perse presto nel germanico occidentale, viene conservata all'interno di alcune tramandate forme vandaliche con grafie quali -s o come parte della desinenza -x (occasionalmente trovata romanizzato in alcune attestazioni nominali come -us). Questa marca linguistica è molto probabilmente da considerarsi una caratteristica arcaica poiché viene progressivamente a mancare nella maggior parte delle parole, con la completa perdita registrata nei nomi ostrogoti a partire dal VI secolo.

Sulla falsariga del gotico, il vandalico non sembra avere il fenomeno della metafonia innescata da -i. Un esempio che ne dimostri l'assenza sono i nomi di persona composti che contengono l'elemento, molto frequente nell'onomastica germanica, *-ari (dal termine proto-germanico *harjaz "esercito"): Ari-arith, Ari-fridos, Gunt-ari, Ragin-ari sono da confrontare, ad esempio, con l'anglosassone here "armata, schiera", difatti quest'ultimo mostra che la *-a- mediana proto-germanica ha subito un innalzamento metafonetico e si è trasformata in -e-.

L'epiteto Vandalirice, significante "re dei Vandali", fornisce una possibile testimonianza di una desinenza genitivale plurale -e (da confrontare con la desinenza gotica ), sebbene riportata come i all'interno di tale forma. Al di fuori della branca orientale, le lingue germaniche antiche esibiscono invece un morfema -a (ritrovato, per citare due casi, nell'inglese antico e in norreno) oppure -o (riscontrabile nell'olandese antico e nell'alto-tedesco antico) come equivalenti di questa desinenza: a titolo di esempio, si confronti l'antico inglese Wendla con la possibile, ma non pervenutaci, forma vandalica *Vandali.

Alcuni elementi trovati all'interno dei nomi composti sono attestati in forme flesse: per esempio, il genitivo di *-rith, parola non giunta singolarmente, è attestato in rid-os.

Sintassi

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Lessico e onomastica

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Influenze

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Da parte del gotico

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Da parte del latino

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La lunga frequentazione del vandalico con il latino, iniziata durante la migrazione dei suoi locutori germanici e favorita anche dall'arruolamento e dal congedo di diversi mercenari vandali nelle schiere dell'esercito romano tardo-imperiale, culminò con la conquista del Nordafrica romano, con la sottomissione dei locutori latini. Nonostante il latino fosse la lingua ufficiale, complice anche la scarsa romanizzazione dei territori africani, notevole era la diffusione di idiomi come il greco e il nativo punico (come ricorda anche Agostino d'Ippona in un famoso passo), inoltre, come confermato dall'archeologia, la presenza di una consistente comunità ebraica induce a ipotizzare anche un certo uso di aramaico ed ebraico.[6][7] Come in molti altri casi, una prova dell'influenza esercitata dal latino sul vandalico proviene dal settore onomastico. Per fare un esempio, alcuni nomi vandali mostrano elementi o suffissi latini o di derivazione latina, come in Maur-itta e Bictor-icus.[8]

Note

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Annotazioni esplicative

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Riferimenti bibliografici

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  1. ^ a b Fazzini 2014, p. 41.
  2. ^ Francovich Onesti 2002, pp. 133-137.
  3. ^ Fazzini 2014, p. 39.
  4. ^ Francovich Onesti 2002, pp. 195-197.
  5. ^ Francovich Onesti 2002, pp. 197-200.
  6. ^ Francovich Onesti 2002, pp. 35, 94.
  7. ^ Fazzini 2014, p. 37.
  8. ^ Francovich Onesti 2013, p. 179.

Bibliografia

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Fonti primarie

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Fonti secondarie

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Bibliografia in italiano

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Bibliografia in altre lingue

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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