Mappa del Regno delle Due Sicilie, realizzata nel 1853.

Il Meridionalismo è il complesso degli studi, sviluppatisi nel corso del XX secolo, riguardanti le problematiche del periodo postunitario connesse all'integrazione del Mezzogiorno d'Italia nel contesto politico, economico e culturale, originatosi nel nuovo Stato unitario[1]. Esso si è concretizzato in un'attività di ricerca e di analisi storica ed economica, ma, anche, di proposta politica[1].

Il termine è anche utilizzato per riferirsi a scrittori che si sono occupati del meridionalismo. Tali scrittori sono chiamati "meridionalisti".[2]

Impostazione metodologica

Grazie all'apporto di studiosi e politici[1], quali Giustino Fortunato, Sidney Sonnino, Leopoldo Franchetti, Antonio Gramsci, Francesco Saverio Nitti e Gaetano Salvemini[3], si è sviluppata un'ampia ed eterogenea letteratura[4], ancora dotata di una notevole vitalità, concernente il Meridionalismo.

L'analisi si è spesso orientata allo studio delle condizioni del Mezzogiorno prima dell'annessione al nascente Regno d'Italia. Tali condizioni erano percepite generalmente come retrograde e, secondo Richard Drake «i meridionalisti erano scrittori accomunati dall'interesse a riformare le condizioni retrograde del meridione d'Italia. Le origini del movimento risalgono alla metà del XVIII secolo[chi sarebbero secondo il Drake i meridionalisti del '700? O quali sarebbero i loro studi?]»[5]. Pertanto, lo stato di arretratezza delle Due Sicilie sarebbe stato preesistente alla perdita dell'indipendenza[6] e la mancata integrazione del Meridione nella struttura economica del nuovo stato sarebbe dovuta anche a fattori di carattere sociale[7]. A grandi linee, sono ascrivibili a questo tipo di approccio molti rappresentanti del meridionalismo di ispirazione liberale e positivista (come Pasquale Villari, Giustino Fortunato, Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino), di quello di matrice liberal-socialista (come Gaetano Salvemini) e marxista (fra cui Antonio Gramsci ed Emilio Sereni) e di quello cattolico (come Luigi Sturzo).

Ognuno di essi, però, propose peculiari interpretazioni e sviluppò diverse rappresentazioni di origini e cause delle problematiche del Mezzogiorno e ciò, in particolare, nel descrivere il mancato sviluppo economico del Sud a dispetto di quello avutosi nell'Italia centro-settentrionale.

Una posizione a sé stante fu quella assunta da Francesco Saverio Nitti (e da alcuni scrittori napoletani, fra cui Ferdinando Russo), che, pur denunciando il basso profilo culturale della classe dirigente del Meridione preunitario, mise ripetutamente in evidenza i progressi economici che il Mezzogiorno borbonico aveva sperimentato prima di entrare a far parte del nascente Regno d'Italia.

Opinione diffusa tra la grande maggioranza dei meridionalisti e condivisa anche da una parte rilevante degli storici, economisti e intellettuali contemporanei è che l'inadeguatezza (o, per alcuni, il completo fallimento) della politica governativa della nuova Italia e delle sue classi dirigenti nei confronti del Mezzogiorno, abbia in vario modo impedito, compromesso o rallentato uno sviluppo organico del Meridione sotto il profilo sia economico, sia sociale. Generalmente condivisa dai meridionalisti e da molti storici ed economisti è anche l'opinione secondo la quale la politica dello Stato italiano nel Sud del paese sia stata sempre fortemente condizionata dalle istanze di una serie di gruppi d'interesse (fra cui quelli dei proprietari terrieri, della finanza nazionale e internazionale e della grande industria settentrionale) e dalle varie forme di consociativismo fra i centri del potere nazionale e le oligarchie locali, che spesso hanno assunto chiare connotazioni di illegalità[8]

Non infrequenti sono stati gli accesi dibattiti, le incomprensioni, le critiche, spesso aspre, fra meridionalisti. Gramsci arrivò a vedere, in Giustino Fortunato e Benedetto Croce le più grandi figure della reazione italiana nel Meridione e definendole come «...le chiavi di volta del sistema meridionale...»[9].

Meridionalisti

I precursori

Dall'Unità d'Italia alla seconda guerra mondiale

Giustino Fortunato
Francesco Saverio Nitti
Gaetano Salvemini
Antonio Gramsci

«La nuova Italia aveva trovato in condizioni assolutamente antitetiche i due tronconi della penisola, meridionale e settentrionale, che si riunivano dopo più di mille anni. L'invasione longobarda aveva spezzato definitivamente l'unità creata da Roma, e nel Settentrione i Comuni avevano dato un impulso speciale alla storia, mentre nel Mezzogiorno il regno degli Svevi, degli Angiò, di Spagna e dei Borboni ne avevano dato un altro.
Da una parte la tradizione di una certa autonomia aveva creato una borghesia audace e piena di iniziative, ed esisteva una organizzazione economica simile a quella degli altri Stati d'Europa, propizia allo svolgersi ulteriore del capitalismo e dell'industria.
Nell'altra le paterne amministrazioni di Spagna e dei Borboni nulla avevano creato: la borghesia non esisteva, l'agricoltura era primitiva e non bastava neppure a soddisfare il mercato locale; non strade, non porti, non utilizzazione delle poche acque che la regione, per la sua speciale conformazione geologica, possedeva.
L'unificazione pose in intimo contatto le due parti della penisola.»

I contemporanei

Altri autori meridionalisti

Tra gli altri autori che si sono occupati delle problematiche del Mezzogiorno si possono annoverare:

Soluzioni proposte

Le soluzioni ai problemi del Mezzogiorno furono molto varie, essendo tale indirizzo di studi composto da studiosi di diversa formazione e appartenenza politica. Tra questi Napoleone Colajanni, appartenente al positivismo e convinto democratico, fu un sostenitore del protezionismo dell'economia meridionale, unico mezzo che avrebbe permesso l'industrializzazione del territorio[42].

Antonio De Viti De Marco, economista liberista e deputato radicale, invece criticava l'intero processo di industrializzazione come soluzione per il divario economico meridionale e suggeriva, piuttosto, lo sviluppo agricolo[43].

Istituti di ricerca

Esistono inoltre Istituti di ricerca specializzati che studiano specificamente l'economia del territorio meridionale contribuendo ad una sua migliore conoscenza e all'individuazione di politiche di intervento mirate al meglio, tra questi vi sono l'Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d'Italia (A.N.I.M.I.) con sede a Roma, la Svimez con sede a Roma e l'Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno con sede a Napoli.

Note

  1. ^ a b c Meridionalismo, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 2 gennaio 2022.
  2. ^ http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/M/meridionalista.shtml
  3. ^ Luigi Musella, p. 37.
  4. ^ Luigi Musella, p. 43.
  5. ^ Richard Drake, Apostoli del meridionalismo, in Nuova Storia Contemporanea, gennaio-febbraio 2011.
  6. ^ Luigi Musella, pag. 38.
  7. ^ Luigi Musella, pag. 77.
  8. ^ Fra i primi a muovere denunce in proposito vi fu Salvemini che, agli inizi del Novecento, scriveva: «Il ministero Giolitti-Zanardelli nell'Italia meridionale non ha cambiato in nulla i vecchi metodi di tutti i governi bisognosi di manipolarsi pur che sia una maggioranza parlamentare: nei collegi dei deputati ministeriali, difesa energica e sfacciata delle camorre amministrative ministeriali; nei collegi dei deputati risolutamente antiministeriali, alleanza colle camorre amministrative opposte travestite da partito liberale; nei collegi dei deputati incerti – e sono i più – minacce per obbligarli a imbrancarsi nella maggioranza [...]» Da: Gaetano Salvemini, Nord e Sud nel Partito socialista italiano, in Critica Sociale, 16 dicembre 1902.
  9. ^ Antonio Gramsci, Alcuni temi della quistione meridionale, in Stato operaio ., gennaio 1930. in Rosario Villari, p. 480:

    «Giustino Fortunato e Benedetto Croce rappresentano perciò le chiavi di volta del sistema meridionale e, in un certo senso, sono le due più grandi figure della reazione italiana.»

  10. ^ a b c Rosario Villari, p. 4.
  11. ^ Genovesi lo definì «...il gran nipote di Luigi il Grande». Cfr. Antonio Genovesi, p. 242.
  12. ^ Antonio Genovesi, p. 273.
  13. ^ Antonio Genovesi, p. 344.
  14. ^ Carlo Afan de Rivera, Considerazioni su i mezzi da restituire il valore proprio ai doni che la natura ha largamente conceduto al Regno delle Due Sicilie, Napoli 18332 II, pp. 35-38, 40-45, 52-55 - riprodotto in D. Mack Smith, "Il risorgimento italiano. Storia e testi", Bari, Laterza, 1968, pp. 152-155.
  15. ^ Carteggio 1865-1911, pp. 64-65.
  16. ^ Da Giustino Fortunato, Le Regioni, 1896, in Rosario Villari, pp. 245-246.
  17. ^ Sono parole tratte dagli Scritti di Gaetano Salvemini e cit. da: Antonio Gramsci, Quaderno 19, Risorgimento Italiano, Torino, Einaudi, 1977 (con introduzione e note di Corrado Vivanti), p. 175 (nota)
  18. ^ Salvatore Cafiero, p. 26.
  19. ^ Il Mezzogiorno e lo Stato italiano, pp. 539-541.
  20. ^ La ricchezza dell'Italia, p. 56.
  21. ^ L'Italia all'alba del secolo XX, p. 117.
  22. ^ L'Italia all'alba del secolo XX, p. 118.
  23. ^ L'Italia all'alba del secolo XX, p. 112.
  24. ^ Nord e Sud citato in: Rosario Villari, p. 277.
  25. ^ Rosario Villari, p. 276.
  26. ^ L'Italia all'alba del secolo XX, p. 120.
  27. ^ L'Italia all'alba del secolo XX, p. 130.
  28. ^ L'Italia all'alba del secolo XX, p. 131.
  29. ^ Rosario Villari, p. 278.
  30. ^ Scriveva Salvemini riferendosi ai piccoli borghesi meridionali: «...andate un pomeriggio d'estate in uno di quei circoli di civili, in cui si raccoglie il fior fiore della poltroneria paesana; ascoltate per qualche ora conversare quella gente corpulenta, dagli occhi spenti, dalla voce fessa, mezzo sbracata, grossolana e volgare nelle parole e negli atti, badate alle scempiaggini, ai non sensi, alle irrealtà di cui sono infarciti i discorsi...» Cit. da Scritti sulla Questione Meridionale, p. 415.
  31. ^ Cit. da Movimento socialista e questione meridionale, p. 647.
  32. ^ Rosario Villari, p. 395.
  33. ^ Questa citazione e la precedente sono tratte dalle Tesi redatte interamente da Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti e approvate al terzo congresso del Partito Comunista italiano che ebbe luogo a Lione nel mese di gennaio del 1926. Tali tesi sono riportate in: La Costruzione, p. 490 e seg.
  34. ^ Barbagallo, p. 42.
  35. ^ La questione meridionale di Antonio Gramsci - Il Mezzogiorno e la guerra 1 – Progetto Manuzio - www.liberliber.it – tratto da: La questione meridionale, Antonio Gramsci; a cura di Franco De Felice e Valentino Parlato. - Roma: Editori Riuniti, 1966. - 159 p.; (Le Idee; 5)
  36. ^ Li Vigni, pp. 29-32.
  37. ^ Giuseppe Galasso, pp. 6-7.
  38. ^ Giuseppe Galasso, p. 7.
  39. ^ Nicola Zitara, p. 122.
  40. ^ Edward C. Banfield, The moral basis of a backward society, Simon & Shuster, 1967, pp. 17-18.
  41. ^ Luciano Cafagna, Dualismo e sviluppo nella storia d'Italia, Venezia, Marsilio, 1989, pp. 190-193, 206-212.
  42. ^ Luigi Musella, pp. 80-82.
  43. ^ Luigi Musella, pag. 25.

Bibliografia

Voci correlate

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