La mistica, e i relativi termini misticismo e misticità, indicano quel sentimento di contemplazione, venerazione o adorazione della dimensione del sacro o della divinità, implicandone un'esperienza diretta al di là del pensiero logico-discorsivo.[1] Questa condizione di intensa partecipazione al divino può interessare i sensi del corpo, o soltanto la sua parte immateriale e trascendente (talora chiamata anima), in forma non o sovra-razionale e talora persino in stati vicini all'incoscienza (come la trance medianica), culminando con l'estasi.
Come il credo spirituale e la pratica religiosa al quale sono collegate, resta oggettivamente difficile proporre una definizione sintetica e onnicomprensiva delle possibili esperienze mistiche, così come delle relative condizioni in grado di determinarle o predisporle.[2]
L'esperienza mistica è in genere ritenuta possibile soltanto col necessario intervento di Dio, angeli, demoni, o di una qualche entità non umana o soprannaturale; alcune dottrine professano tuttavia che il singolo essere umano possa giungervi da solo mediante un cammino di ascesi, ed un sufficiente potenziamento delle proprie conoscenze e capacità magiche.
L'italiano "mistico" deriva dal latino mystĭcus,[3] derivante a sua volta dal greco antico mystikós (μυστικός) usato per indicare i misteri propri dei culti iniziatici, dato che mýstēs (μύστης) significava appunto «iniziato».[4]
«I misteri erano cerimonie di iniziazione, culti nei quali l'ammissione e la partecipazione dipendono da qualche rituale personale da celebrare sull'iniziando. La segretezza e, nella maggior parte dei casi, un'ambientazione notturna sono elementi concomitanti di questa esclusività.»
"Mistero"[6] indicava dunque una cerimonia sacra di carattere segreto, passando poi a significare in italiano ciò che sfugge alle normali possibilità di conoscenza, ciò che è "enigmatico" o appunto "segreto".
L'etimologia di «mistico» attiene dunque alle antiche iniziazioni (in latino initiatio), ed ai termini greci mystikós, mystḕrion, mýstēs che nell'ambito delle religioni misteriche ineriscono alle relative "iniziazioni" cultuali, e alla loro concomitante "segretezza", ma il suo espresso riferimento alla contemplazione del "divino" lo si deve per la prima volta alla lettura che ne dà Plotino:
«Τοῦτο δὴ ἐθέλον δηλοῦν τὸ τῶν μυστηρίων τῶνδε ἐπίταγμα, τὸ μὴ ἐκφέρειν εἰς μὴ μεμυημένους, ὡς οὐκ ἔκφορον ἐκεῖνο ὄν, ἀπεῖπε δηλοῦν πρὸς ἄλλον τὸ θεῖον, ὅτῳ μὴ καὶ αὐτῷ ἰδεῖν εὐτύχηται.»
«È questo il significato della famosa prescrizione dei misteri: "non divulgare nulla ai non iniziati". Proprio perché il Divino non dev'essere divulgato, fu proibito di manifestarlo ad altri, a meno che questi non abbia già avuto per sé stesso la fortuna di contemplare.»
La categoria concettuale dela mistica, sebbene preparata dagli antichi culti iniziatici, sorge dunque in ambito neoplatonico con l'avviamento alla contemplazione dell'Assoluto, da cui deriva la sua associazione con la pratica del silenzio.[7]
Analogamente Paolo di Tarso, che pure precede Plotino, e così i primi cristiani, si appropriano dei termini misterici riferendoli al loro nuovo culto:[7] «Ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio».[8]
Il primo autore che utilizza i termini relativi alla "mistica" in un senso puramente "spirituale" (avulso dai significati misterici precedenti)[9] è Dionigi l'Areopagita, vissuto nel V-VI secolo, ritenuto uno scrittore cristiano[10] e autore della Teologia mistica (Περὶ μυστικῆς θεολογίας), il quale presenta quelle nozioni proprie del tardo neoplatonismo in un linguaggio cristiano[9]:
«σὺ δέ, ὦ φίλε Τιμόθεε, τῆι περὶ τὰ μυστικὰ θεάματα συντόνωι διατριβῆι καὶ τὰς αἰσθήσεις ἀπόλειπε καὶ τὰς νοερὰς ἐνεργείας καὶ πάντα αἰσθητὰ καὶ νοητὰ καὶ πάντα οὐκ ὄντα καὶ ὄντα καὶ πρὸς τὴν ἕνωσιν, ὡς ἐφικτόν, ἀγνώστως ἀνατάθητι τοῦ ὑπὲρ πᾶσαν οὐσίαν καὶ γνῶσιν· τῆι γὰρ ἑαυτοῦ καὶ πάντων ἀσχέτωι καὶ ἀπολύτωι καθαρῶς ἐκστάσει πρὸς τὸν ὑπερούσιον τοῦ θείου σκότους ἀκτῖνα, πάντα ἀφελὼν καὶ ἐκ πάντων ἀπολυθείς, ἀναχθήσηι.»
«Tu, o caro Timoteo, con un esercizio attentissimo nei riguardi delle contemplazioni mistiche, abbandona i sensi e le operazioni intellettuali, tutte le cose sensibili e intelligibili, tutte le cose che non sono e quelle che sono; e in piena ignoranza protenditi, per quanto è possibile, verso l'unione con colui che supera ogni essere e conoscenza. Infatti, mediante questa tensione irrefrenabile e assolutamente sciolto da te stesso e da tutte le cose, togliendo di mezzo tutto e liberato da tutto, potrai essere elevato verso il raggio soprasostanziale della divina tenebra.»
Il trasferimento dei lemmi di ambito "mistico", riferito al "divino", dall'alveo neoplatonico "pagano" a quello cristiano operato da Dionigi l'Areopagita, il quale lo addita come vertice della teologia in quanto consente di giungere all'Assoluto, ovvero al Dio trinitario, per mezzo di paradossi che intendono superare i limiti del pensiero logico-discorsivo, sarà ampiamente ereditato dalle Chiese cristiane greche e orientali[11].
Il teologo Jean de Gerson (1363-1429), cancelliere della Sorbona, definì, nel XV secolo, la teologia mistica come «una conoscenza sperimentale di Dio, ottenuta abbracciando l'amore unitivo».
Lo stesso argomento in dettaglio: Misticismo cristiano.
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Si può ottenere l'estasi mistica al termine di un procedimento di progressivo distacco sia dalla conoscenza sensibile sia da quella razionale, fino alla perdita dell'"io" nel "tutto", inoltre può essere anche raggiunta spontaneamente, improvvisamente e senza cause apparenti. Gli episodi di estasi spontanea sono le apparizioni ai semplici pastorelli come i momenti fondanti nel percorso di un grande maestro o, addirittura, di una religione.
«L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava.»
Si possono distinguere tre fasi dello sviluppo di una religione. Il primo stadio è quello primitivo, nel cui contesto Levy-Bruhl parla di "partecipazione mistica", dove il divino è semplicemente presente ovunque, nelle piante, nei fiumi, nella terra, in cielo, negli animali, in ogni cosa e non vi sono distinzioni nella coscienza umana. Il secondo stadio è il momento creativo, a seguito di una rottura con lo stato primordiale diventa necessaria una ricomposizione, questo è il momento creativo di una religione in cui le energie sono rivolte allo sviluppo dei temi e dei miti relativi, la mistica non ha un ruolo in questa fase perché le energie sono dedicate alla costruzione ma quando una religione ha raggiunto un impianto consolidato, una diffusione ed una istituzionalizzazione con gerarchie e riti, in quel momento si sente il distacco dal contatto originale con il divino e lo si ricerca di nuovo, per colmare il baratro che si è venuto a creare. E si sviluppano le mistiche[12].
In tutte le grandi religioni del mondo vi sono correnti mistiche. Fondate sulla ricerca personale e sul contatto diretto col divino, le correnti mistiche possono apparire anarchiche ed in contrasto con le istituzioni delle Chiese, e se è vero che queste ultime hanno compiuto forme di repressione verso i movimenti estremistici o verso singoli esponenti che esprimevano una teologia "eretica", è vero anche che tutte le Chiese hanno eletto mistici come i massimi esempi della propria fede[12]. Come scrive Giordano Berti nel "Dizionario dei Mistici" (Milano 1999, p. 7), "ogni religione è in grado di offrire diverse strade mistiche, che possono assumere toni estremi, persino aberranti, ma che corrispondono evidentemente a una necessità interiore (si pensi solo alle penitenze cui si sottopongono certi monaci medioevali, alle torture sciamaniche, ai prolungati digiuni degli asceti induisti e jainisti). Dunque, la mistica può essere al tempo stesso un punto di contatto oppure un fattore di netto distacco e fra le diverse religioni proprio perché è relativa a differenti bisogni spirituali, in parte innati e in parte indotti dalle culture e dalle tradizioni locali.
I mistici possono avere comportamenti semplicemente anticonformisti o estremi. Nei primi secoli del cristianesimo gli stiliti vivevano sulle colonne una vita di digiuno e di preghiera, i maestri zen impartivano insegnamenti con azioni che erano apparentemente contro ogni logica.
La mistica ha influenzato l'alchimia in una fase prescientifica e poi la psicologia con Carl Gustav Jung. Nella musica ricorderemo Arturo Benedetti Michelangeli.
Anche in ambito politico, affinché un ideale o un indirizzo spirituale possa illuminare la condotta di un partito o di una nazione, si è dato luogo a correnti di pensiero come quelle della mistica fascista e del misticismo nazista.
Lo stesso argomento in dettaglio: Mistica cristiana.
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Lo stesso argomento in dettaglio: Cabala ebraica.
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Lo stesso argomento in dettaglio: Sufismo e Confraternita islamica.
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