Il ponte di Tiedke-Meyer (o legge di Tiedke-Meyer) è un fenomeno prosodico che prende il nome dai filologi tedeschi Heinrich Tiedke, che lo enunciò in uno studio del 1873, e Wilhelm Meyer, che riprese lo studio di Tiedke nel 1884, e riguarda la metrica dell'esametro dattilico greco in età ellenistica.
Meyer scrisse:
«Ziemlich auffallend ist die Feinheit, dass auch nach weiblicher Caesur im 3. Fusse die Aufeinanderfolge von 2 betonten Wortschlüssen in der 4. und 5. Hebung gemieden wurde. Die Regel selbst ist sicher. H. Tiedke, Quaestionum Nonnianarum specimen (Berlin 1873), hat für Nonnus die Regel aufgestellt (S. 15)[1]:
«De caesura semiseptenaria: Nonnus diligenter cavit, ne eiusdem generis alia in pede proximo sequeretur.»
[...] Allein dieselbe Regel gilt auch für Kallimachos und die anderen Alexandriner.»
«Molto appariscente è la finezza che anche dopo la cesura femminile nel terzo piede si evita che ci sia una successione di due fini di parola accentate nella quarta e nella quinta arsi. La regola in sé è sicura. H. Tiedke, Quaestionum Nonnianarum specimen (Berlino 1873), ha enunciato la regola per Nonno (p. 15)[1]:
«Riguardo alla cesura eftemimere: Nonno bada accuratamente che non ci sia un'altra cesura dello stesso genere nel piede successivo.»
[...] La medesima regola vale anche per Callimaco e gli altri Alessandrini.»
Il ponte di Tiedke-Meyer consiste nell'assenza di fine di parola contemporaneamente dopo l'elemento lungo del quarto piede dattilico e dopo l'elemento lungo del quinto piede dattilico.[2]
Questo ponte è osservato a partire da Callimaco;[2] in seguito viene rispettato rigorosamente anche da Nonno di Panopoli (Paul Maas ha calcolato un'eccezione ogni 500 versi) e dai suoi seguaci.[3]
Esempio di violazione: