Sabiona
Sede vescovile titolare
Sebanensis
Chiesa latina
Sede titolare di Sabiona
Il monastero di Sabiona
Arcivescovo titolareAngelo Accattino
Istituita1967
StatoItalia
RegioneTrentino-Alto Adige
Diocesi soppressa di Sabiona
Suffraganea diSalisburgo
ErettaVI secolo
Soppressafine X secolo
sede trasferita a Bressanone
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche

Sabiona (in latino: Sebanensis) è una sede titolare della Chiesa cattolica, che ebbe sede nel Monastero di Sabiona, prima dello spostamento a Bressanone attorno all'anno 1000.

Storia

Tra il VI secolo e l'XI secolo Sabiona fu un'importante diocesi, originariamente suffraganea del patriarcato di Aquileia e dal 798 dipendente dalla metropolia di Salisburgo, facendo parte così dell'antico mandamento bavarese.[1][2]

La diocesi di Sabiona è considerata l'organizzazione ecclesiastica più antica della regione del Tirolo. Fin dall'Alto Medioevo san Cassiano di Imola venne venerato come martire di Sabiona, mentre una leggenda medievale narra che fosse il primo vescovo di Sabiona. A Cassiano era dedicata l'antica cattedrale della diocesi.[3] Un altro vescovo attribuito dalla tradizione alla sede sabionese è l'apocrifo san Lucano o Lugano, vescovo nel V secolo, detto apostolo delle Dolomiti.

Il primo vescovo di Sabiona storicamente documentato è sant'Ingenuino. Prese parte al sinodo di Grado del 579[4], dove si firma come episcopus secundae Raetiae, durante il quale aderì, assieme ai vescovi del patriarcato aquileiese, allo scisma tricapitolino; partecipò poi al sinodo di Marano del 590; nel 591 sottoscrisse la lettera dei vescovi scismatici all'imperatore Maurizio.

Un catalogo dei vescovi di Sabiona, redatto in forma poetica nel IX secolo[5], riporta i nomi dei presunti primi quattro vescovi di questa sede: dopo Ingenuino, ci sarebbe Mastulo, molto dubbio per Lanzoni, ma ammesso dal Kehr[6]; seguono Giovanni, non documentato storicamente, e Alimo, vescovo certo di Sabiona nella seconda metà dell'VIII secolo.

Un altro catalogo, più recente (XIV secolo),[7] menziona quattordici vescovi dopo Ingenuino e prima di Alimo; gli ultimi due, Mastulo e Giovanni, sono i medesimi riportati dal catalogo più antico.

Nel 901 l'imperatore Ludovico IV il Fanciullo dona la località di Bressanone al vescovo Zaccaria. Da questo momento essa divenne la residenza occasionale dei vescovi sabionesi, finché sul finire del X secolo la sede venne traslata definitivamente nella nuova città, la cui diocesi ne rappresenta oggi la continuazione. È con Albuino nel 977 che per la prima volta si parla di un vescovo di Sabiona e Bressanone (sanctæ Sabianensis et Prixianensis ęcclesiæ ępiscopus).[8]

Dal 1967 Sabiona è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; dal 12 settembre 2017 l'arcivescovo, titolo personale, titolare è Angelo Accattino, nunzio apostolico in Tanzania.

Cronotassi

Vescovi

Lo stesso argomento in dettaglio: Diocesi di Bolzano-Bressanone § Vescovi di Sabiona.

Vescovi titolari

Note

  1. ^ V. Bressanone nell'Enciclopedia Treccani.
  2. ^ Josef Riedmann, Säben-Brixen als bairisches Bistum, in «Jahresberichte der Stiftung Aventinum», 5, 1990, pp. 5ss.
  3. ^ Lanzoni, op. cit., p. 942.
  4. ^ La tradizione riconosce come protovescovo di Sabiona sant'Ingenuino. Tuttavia, gli atti del concilio di Mantova dell'827, che riportano l'elenco dei firmatari del sinodo gradese del 579, menzionano Maternino come prelato sabionese presente a quel sinodo, e non Ingenuino. Questo ha suscitato un ampio dibattito tra gli studiosi, tuttora vivo, tra chi considera Maternino come primo vescovo noto di Sabiona e chi invece, seguendo gli antichi cataloghi, ritiene che l'elenco mantovano sia frutto di un refuso. G. Cuscito, Storia di Venezia (cfr. nota 108); Gian Piero Bognetti, L'età longobarda, 1968, vol. IV, p. 568.
  5. ^ Monumenta Germaniae Historica, Poetae Latini aevi Carolini, p. 639: Haec sedis vallis Noricanae dicta Sebana, ecc..
  6. ^ Germania pontificia, I, p. 139.
  7. ^ Testo del catalogo in: Oswald Redlich, Geschichte der Bischöfe von Brixen vom 10. bis in das 12. Jahrhundert (907-1125), Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, Innsbruck, pp. 49-52.
  8. ^ (DE) Martin Bitschnau e Hannes Obermair, Tiroler Urkundenbuch, II. Abteilung: Die Urkunden zur Geschichte des Inn-, Eisack- und Pustertals. Band 1: Bis zum Jahr 1140, Innsbruck, Universitätsverlag Wagner, 2009, pp. 126-128, ISBN 978-3-7030-0469-8.

Bibliografia

Voci correlate