Tarek Zaki (Riyad, 1975) è un artista egiziano. Vive e lavora a Il Cairo.
Nel 1998 Zaki ottiene il diploma accademico di Belle Arti presso l'Helwan University del Cairo. Zaki ha esposto alla Kunsthalle Winterthur, in Svizzera, la Townhouse Gallery a Il Cairo, De Appel ad Amsterdam, Sfeir-Semler Gallery a Beirut, e Roemer-und Pelizaeus-Museuma a Hildesheim. Inoltre è stato in residenza presso l'International Studio and Curatorial Program (ISCP) di New York. (EN) [1]
Il lavoro di Zaki si occupa di temi come il passaggio del tempo, le civiltà, la memoria e la rappresentazione della storia e del passato. Attraverso la creazione di monumenti, musei e artefatti (come installazioni scultoree) Zaki s'interroga su come le generazioni contemporanee e future leggono il passato. Dice lui stesso: "L'idea di un museo quale un'istituzione di fatti storici crea ambiguità e confusione, così come gli oggetti esposti sono spesso poco chiari. Questa mancanza di una verità definita porta lo spettatore a creare storie e teorie che si sovrappongono alla realtà." (EN) [2]
Zaki usa poliestere, gesso e cemento per creare oggetti storici e strutture. La sua opera è sia monumentale che orientata al dettaglio. (EN) [2]
Monumento X del 2007 è un'installazione smontata in pezzi. Le sezioni di colonne, piedistalli, archi e parti del corpo scolpite in gesso e cemento sono deliberatamente tagliate e raggruppate. Non è chiaro se il monumento viene ripristinato o viene decostruito. L'aspetto del monumento integro e ciò che rappresenta rimane in dubbio. Alcune parti sono mancanti e viene lasciato il compito di completare l'intero quadro all'immaginazione degli spettatori. (EN) [3]
In Time Machine: remembering tomorrow del 2004, l'artista crea un ambiente museale per manufatti archeologici inserendoli in vetrine, imitando l'illuminazione tradizionale del museo. La Time Zone 1 è un luogo nel quale lo spettatore percepisce la mostra nel presente e legge i manufatti come autentici oggetti d'arte contemporanea. Nel frattempo nella Time Zone 2 lo spettatore percepisce se stesso nel presente mentre vede i manufatti archeologici del futuro, una sorta di profezia. In questa zona, i manufatti esistono come oggetti trovati o Ready-made. Forse sono commenti futuristici, socio-culturali e antropologici del nostro attuale stato di cose. Infine, un'inversione di quest'ultimo fuso orario conduce alla Time Zone 3, in cui lo spettatore si immagina nel futuro esaminando i resti romanzati del nostro tempo contemporaneo. Abbracciare la Time Zone 3 potrebbe portare ad un senso di rimorso, e forse anche una leggera catarsi. Sia che si accetta lo scenario del "fuso orario" oppure no, ciò che è in mostra rappresenta una visione di Déjà vu sui tempi moderni. (EN) [3]
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