Stettino, Polonia.

L'urbanizzazione è il processo di sviluppo e organizzazione che porta un centro abitato ad assumere le caratteristiche tipiche di una città. Il termine include sia la costruzione di strutture (opere di urbanizzazione), come reti di trasporti e sistema fognario, sia i cambiamenti di comportamento e costume della società.

Il processo riguarda i centri cittadini di nuova creazione, o centri esistenti che hanno registrato un forte incremento di popolazione (urbanesimo); ma riguarda anche il territorio circostante, quando avviene la diffusione della struttura urbana al di fuori dei centri originari, fino a formare una rete di città[1]. Le città tendono ad espandersi molto rapidamente, con conseguenti problemi di inquinamento, affollamento, traffico e infine condizioni di vita stressanti.

L'urbanistica differenzia le opere di urbanizzazione in due specie, le opere di urbanizzazione primaria quali, strade, fognature, luci, acquedotti e le opere di urbanizzazione secondaria quali, scuole, uffici pubblici, negozi (alimentari, panetterie, ecc).

Dal 2007 la maggioranza delle persone vive in città[2].

Definizioni

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L’urbanizzazione viene in genere definita principalmente in relazione a due categorie interpretative: da un lato quella demografica, legata a fenomeni quali l’aumento della popolazione nella aree definite urbane e la proportion urban, dall’altro quella territoriale, basata su indicatori quali il consumo di suolo, la diffusione e la concentrazione. Su queste due direttrici si è sviluppato gran parte del dibattito teorico che, nel tempo, ha cercato di definire, misurare e interpretare le dinamiche dell’urbanizzazione, dando luogo alle diverse accezioni con cui viene descritto l’urbano. La proportion urban indica la proporzione tra popolazione urbana e rurale, su cui si basano le stime delle Nazioni unite relative alla popolazione urbana. Sebbene questa impostazione sia in fase di superamento, spesso l’urbanizzazione è stata associata al processo di trasformazione del territorio da rurale a urbano, allo sviluppo dei centri abitati e alla concentrazione della popolazione nelle aree urbane. Il tasso di urbanizzazione infatti si può misurare calcolando il rapporto tra popolazione urbana e popolazione rurale, anche se va distinto dalla crescita urbana (urban growth), che invece si riferisce solo alla crescita demografica della popolazione che risiede in aree urbane, e non all’espansione fisica.

Storia

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Proto urbanizzazione

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La condizione indispensabile che ha reso possibile questa nascita è stata la rivoluzione neolitica, costituita dal momento di passaggio da un’economia basata sulla raccolta, la caccia, la pesca, ad un’economia fondata sull’agricoltura e la pastorizia.

La principale conseguenza della rivoluzione fu il forte aumento di produzione alimentare per ogni singola superficie di terra, che creava un’eccedenza di produzione alimentare disponibile allo scambio ed un aumento della densità di popolazione.

Per mantenere un’economia basata sull’agricoltura bisogna adottare la sedentarietà ed abbandonare il nomadismo.

Un centro urbano vero e proprio presuppone non solo un’eccedenza di produzione agricola, ma la possibilità di scambiare questo sovrappiù. Le possibilità di scambio sono direttamente proporzionali all’ammontare di questo sovrappiù rispetto alla superficie.

L’agricoltura mette in moto un processo di urbanizzazione, giocano un ruolo fondamentale la fertilità del suolo e l’efficacia dei sistemi agricoli.

Cronologicamente collochiamo la comparsa dell’agricoltura:

Riguardo invece alla nascita delle prime città pre-urbane o della proto-urbanizzazione collochiamo:

L’urbanizzazione vera e propria è una rivoluzione collocata tra il 3500 e il 2700 a.C. aumentando la popolazione mondiale del 70%, la maggior parte di essa concentrata nelle città.

L’apparizione delle prime autentiche forme di civiltà urbana si ha:

Zone come l’area tropicale dell’Africa nera e dell’Asia e l’Europa settentrionale e orientale sono aree in cui l’urbanizzazione è comparsa solo a partire dall’anno 100 d.C., poiché l’agricoltura era quasi del tutto ignota.

Anche nell’America precolombiana le civiltà urbane sono tardive: i Maya, raggiungono un sistema urbanizzato solo dopo il 200 d.C., sebbene si possa risalire fino al 2500 a.C. quando ancora erano organizzati in villaggi e si basavano sull’agricoltura.

Una costante nella storia dell’urbanizzazione è l’alta mortalità infantile, ricorrente in tutti i paesi sviluppati del Terzo Mondo. Il tasso della mortalità infantile urbana superava del 60% quello delle campagne, su cui influivano i numerosi regimi demografici, tra cui la dimensione stessa delle città.

Se da una parte si registrava un’alta mortalità urbana, dall'altra il flusso migratorio della popolazione dalla campagna alla città compensava le perdite subite.

La rivoluzione industriale: una rottura fondamentale che porta all’odierno mondo urbanizzato

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La rivoluzione industriale è una delle tappe fondamentali nella storia dell’urbanizzazione e compie un innalzamento del limite superiore raggiunto dalle città.

La sua diffusione si colloca agli inizi del 1800, con conseguente sconvolgimento dei livelli di urbanizzazione. L’Europa aumenta dello 0,6% all’anno, accelerando ulteriormente dalla seconda metà del XIX secolo.

Dopo il 1910 la maggioranza della popolazione nei paesi sviluppati risiede nelle città, evidenziando anche quelle che sono le differenze tra i paesi del Terzo Mondo.

Conseguentemente alla rivoluzione industriale, precisamente dal 1845 in poi, le grandi città superano il milione di abitanti: nel mondo sviluppato si contano otto città con più di 2 milioni di abitanti:

Statisticamente, considerando come una città di grandi dimensioni un agglomerato di almeno 500.000 abitanti, nei paesi sviluppati abbiamo:

Sebbene la città sia il mercato principale su cui riversare le innovazioni della rivoluzione industriale, essa ha avuto luogo grazie agli spazi delle zone rurali e delle piccole città:

La rivoluzione industriale ha fatto della città il luogo di origine delle innovazioni, dal 1810 in poi diviene fonte di sviluppo economico, industriale e manifatturiero:

La rivoluzione industriale ha quindi amplificato la città come mercato di innovazioni e sviluppo tecnologico, ma analizzando anche i retroscena, è stata una delle principali cause dell’alto tasso di mortalità urbana, soprattutto infantile.

Agli inizi della rivoluzione, nelle grandi città, gli operai provenienti dalle campagne in cui il progresso della produttività agricola aveva ridotto la proporzione di uomini necessari nelle imprese, erano sfruttati più del dovuto, costretti spesso a vivere insieme alle proprie famiglie in ambienti malsani e opprimenti, con un’alta esposizione alle malattie.

Si può dire che in Europa, nel periodo tra il 1800 e il 1900 la città ha “ucciso” più bambini di quanti ne siano stati registrati nei tre secoli precedenti.

L'inflazione urbana

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La città ha svolto un ruolo di appoggio fondamentale per la colonizzazione, ricoprendo il ruolo di punto di penetrazione principale, contribuendo così agli effetti negativi sulle strutture economiche e sociali dei paesi del Terzo Mondo.

Si registra il declino della maggior parte delle città basate sulla produzione di industrie tradizionali, l’espansione di grandi città portuali, in primo piano quelle europee.

La colonizzazione da inizio ad un fenomeno di inflazione urbana senza precedenti:

Negli anni ’50 sono state prese nei confronti della Cina misure coercitive per contenere l’effetto dell’inflazione urbana, difatti la sola Cina registrava una progressione annua del 3,8% contro un indice del 4,5% dell’insieme del Terzo Mondo.

A seguito della morte di Mao Zedong, Presidente della Repubblica popolare cinese, la popolazione ha conosciuto un’espansione pari ad un tasso annuo del 4,5% poiché le città venivano viste come nuove opportunità di crescita dagli abitanti delle zone rurali, e non più un male che dev’essere evitato.

Purtroppo all’espansione della popolazione non è seguito un uguale aumento della produzione agricola ed è stato del tutto assente il sostegno di uno sviluppo economico; a questo è dovuto il fenomeno dell’ipertrofia urbana (accrescimento smisurato della popolazione urbana).

Le principali cause che hanno portato il Terzo Mondo all’inflazione urbana sono qui elencate:

Tutti i continenti hanno subito l’effetto dell’inflazione urbana, sebbene questo fenomeno sia comparso in maniera non uniforme, agli inizi degli anni ’90 si ha la seguente situazione:

Principali conseguenze dell’inflazione urbana

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Analizzando le conseguenze del fenomeno dell’inflazione, si presentano come principali l’aumento delle dimensioni delle città principali e l’apparizione delle prime metropoli.

Prendendo in considerazione la situazione demografica del Terzo Mondo con economia di mercato:

I paesi in via di sviluppo a economia di mercato, a seguito dell’ingente crescita demografica nelle città, soffrono di un enorme deficit di produzione alimentare a causa della stasi ad un basso livello di produttività agricola. L’urbanizzazione non è stato quindi un elemento sufficiente a comportare uno sviluppo significativo delle tecniche agricole alimentari.

Un’altra conseguenza importante è il deficit di impieghi urbani, dagli anni ’60 la disoccupazione ha raggiunto percentuali elevate colpendo limitando soprattutto la popolazione giovane e favorendo di conseguenza il lavoro in nero, causa del sotto-impiego.

Il potenziamento delle attività terziarie grava d’altra parte sull’efficienza dell’insieme dell’economia, le imprese che si occupano dei settori primari e secondari diminuiscono sensibilmente.

Con l’aumento demografico si formano poi le bidonvilles, insediamenti urbani densamente popolati, caratterizzati da edifici fatiscenti e condizioni di vita al di sotto degli standard di benessere.

Cronologicamente la crescita urbana delle città ha visto come protagoniste:

L’urbanizzazione, nella forma assunta dal Terzo Mondo, non ha contribuito nel suo insieme a rendere la città un fattore di sviluppo economico, si sostiene anzi che l’inflazione urbana abbia causato un sottosviluppo, collocato nel contesto delle strutture internazionali:

A seguito di numerose problematiche derivate dalla crescita demografica nel 1970 si registra una stasi del tasso di urbanizzazione nei paesi sviluppati occidentali, passando dall’1,2% del 1960 allo 0,3%, arrivando ad un punto di regresso nel 1980 con un massimale dello 0,2%.

Analizzando le zone urbane dell’Europa occidentale, le principali cause del declino sono le seguenti:

Nei paesi del Terzo Mondo con economia di mercato, l’inflazione urbana è invece destinata a espandersi per i successivi decenni, con previsioni di aumento fino ai 4,3 miliardi di abitanti agli inizi del 2025.

Se tali ipotesi si avverassero, sarebbe possibile far fronte a problemi di impiego, nutrizione, sanità, istruzione e ubicazione (ad oggi ancora parzialmente irrisolti) promuovendo la crescita della produzione agricola e il contenimento della crescita demografica.

Note

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  1. ^ Urbanizzazione, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ https://www.sciencedaily.com/releases/2007/05/070525000642.htm

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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