Abracadabra (in greco antico ἀβρακαδάβρα) è un vocabolo in uso nella magia mistica antica che nonostante le etimologie proposte è definito per se stesso inintelligibile[1][2].
Viene considerata la parola universalmente più adottata fra quelle pronunciate senza traduzione nelle singole lingue.
Ci sono varie ipotesi circa l'origine del termine:
Questa parola era probabilmente utilizzata da popoli di lingua aramaica o araba, che la utilizzavano prevalentemente come incantesimo per curare alcune malattie, come febbri e infiammazioni, e per scacciare i demoni.
La prima testimonianza conosciuta si trova nel Liber medicinalis di Quintus Serenus Sammonicus (III secolo d.C.), medico presso l'imperatore romano Caracalla, il quale prescrisse che il paziente malato indossasse un amuleto contenente la parola scritta in forma di un triangolo capovolto. Questo, egli spiegava, avrebbe diminuito il potere dello spirito della malattia sul paziente[2][3]. Altri imperatori, fra cui Geta e Alessandro Severo, furono seguaci degli insegnamenti medici di Serenus Sammonicus ed utilizzarono l'incantesimo.
Rimase molto in voga ed utilizzata per tutto il Medioevo a scopo magico-rituale.
Durante l'epidemia di peste del Seicento, inoltre, era comune incontrare a Londra triangoli dell'Abracadabra appesi sugli stipiti delle porte per proteggersi dalla malattia[3].
Carlo Levi, nel suo libro autobiografico Cristo si è fermato a Eboli, dà testimonianza dell'uso del triangolo dell'Abracadabra dai contadini della Lucania. Veniva posto rivolto verso l'alto e solitamente portato come ciondolo in metallo o come foglietto scaramantico.
Al giorno d'oggi è utilizzata da alcuni prestigiatori come parola magica durante i loro spettacoli d'illusionismo[3].