Alberto Paolo Lembo

Presidente della 13ª Commissione Agricoltura della Camera dei deputati
Durata mandato25 maggio 1994 –
8 maggio 1996
PredecessoreFrancesco Bruni
SuccessoreAlfonso Pecoraro Scanio

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato15 aprile 1994 –
29 maggio 2001
LegislaturaXII, XIII
Gruppo
parlamentare
Lega Nord (fino al 1999)
Alleanza Nazionale (dal 1999)
CoalizionePolo delle Libertà (XII)
CircoscrizioneVeneto 1
Collegio11-Arzignano
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoLN (1994-1999)
AN (1999-2001)
Titolo di studioLaurea in Scienze Politiche
UniversitàUniversità degli Studi di Padova
ProfessioneGiornalista, imprenditore

Alberto Paolo Lembo (Zevio, 28 luglio 1944Lonigo, 22 febbraio 2022) è stato un giornalista e politico italiano.

Biografia

[modifica | modifica wikitesto]

Laureato in scienze politiche, dal 1977 fu giornalista pubblicista[1]. Collaboratore di vari periodici a partire dal 1973, scrisse un grande numero di articoli a sfondo storico. Fu altrettanto attivo come conferenziere. Studioso di storia militare, per il Museo storico italiano della guerra di Rovereto allestì due esposizioni su decorazioni e distintivi militari, curandone i cataloghi di mostra[2].

Politica

[modifica | modifica wikitesto]

Eletto alla Camera dei Deputati per la XII legislatura nel 1994, fu presidente della Commissione Agricoltura. Rieletto per la XIII legislatura nel 1996, fece parte della Giunta per il Regolamento e del Comitato per la legislazione, del quale fu presidente[3].

Il 23 aprile 1995 fu il candidato della Lega Nord per la Presidenza della Regione Veneto, ottenendo circa il 17,5%.

Alle elezioni provinciali del 6-7 giugno 2009, si candidò con la Democrazia Cristiana, nel collegio Padova I, dove la lista, coalizzata con PdL, LN e Partito Pensionati-AUA, ottenne lo 0,68% dei voti.

Fece parte della Lega Nord, della quale fu vicecapogruppo alla Camera nel 1996, successivamente di Alleanza Nazionale, poi della Democrazia Cristiana. Collaborò con Alleanza Monarchica.

Oltre agli altri compiti istituzionali, si occupò di onorificenze, partecipando alla Commissione consultiva per gli ordini cavallereschi non nazionali istituita presso il Ministero degli affari esteri e presiedendo, dal 2004, la Commissione di studio e aggiornamento per le onorificenze e le benemerenze della Repubblica della Presidenza del Consiglio. La sua attività nel campo degli ordini cavallereschi non nazionali furono tese al riconoscimento della validità di alcuni di essi e a considerarne fons honorum taluni discendenti dagli antichi capi delle dinastie che li crearono, anche se ora non regnanti: ad esempio circa le concessioni cavalleresche effettuate dai discendenti di Ferdinando IV, ultimo granduca di Toscana - morto nel 1908 - a proposito delle decorazioni che furono conferite dopo gli anni '70 del XX secolo, od anche a sostegno di una eventuale prosecuzione dell'Ordine dell'Aquila estense, istituito dall'ultimo duca di Modena[4][5][6][7]. Le conclusioni e le tesi del Lembo circa la persistenza della fons honorum, e quindi della facoltà di concedere ordini cavallereschi, vennero ampiamente confutate senza che lo stesso riuscisse a giustificarsi [8][9]. Ciò comportò un gravissimo problema circa le autorizzazioni a fregiarsi delle medesime onorificenze, ed ordini cavallereschi, concessi dai presunti granduchi di Toscana dopo la morte di Ferdinando IV di Toscana.[10]

L'archivio personale politico fu da lui donato alla Biblioteca civica Bertoliana di Vicenza[11][12]. Nel 2017 donò la propria collezione di oltre mille esemplari di Kappenabzeichen (distintivi militari) e stemmi dell'Impero austro-ungarico al Museo storico italiano della guerra di Rovereto[13].

Morte

[modifica | modifica wikitesto]

Morì a Lonigo il 22 febbraio 2022[14]. Le esequie si tennero nella chiesa parrocchiale di Sarego, luogo dove risiedette[15][16][17].

Opere

[modifica | modifica wikitesto]

Monografie

[modifica | modifica wikitesto]

A cura di

[modifica | modifica wikitesto]

Articoli

[modifica | modifica wikitesto]

Prefazioni

[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze

[modifica | modifica wikitesto]
Cavaliere di Gran Croce di Grazia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio (Casa di Borbone-Due Sicilie) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce di Grazia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio (Casa di Borbone-Due Sicilie)
— 1984[18]
Cavaliere di grazia magistrale del Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di grazia magistrale del Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM)
— 1994
Cavaliere di gran croce dell'Ordine del Merito sotto il titolo di San Giuseppe (Casa d'Asburgo-Lorena di Toscana) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di gran croce dell'Ordine del Merito sotto il titolo di San Giuseppe (Casa d'Asburgo-Lorena di Toscana)
— 2003

Note

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ Scheda dell'iscritto, su Ordine dei Giornalisti del Veneto. URL consultato il 15 luglio 2016. Dall'albo ufficiale dei giornalisti del Veneto.
  2. ^ Alberto Lembo biografia, su Zam. URL consultato il 15 luglio 2016. Scheda biografica dal sito letterario Zam.it.
  3. ^ LEMBO Alberto. La scheda personale, su Camera dei Deputati. XIII legislatura. URL consultato il 15 luglio 2016.
  4. ^ Alberto Lembo, Lo Stato italiano e gli ordini cavallereschi «non nazionali», in Gli ordini dinastici della I. e R. Casa Granducale di Toscana e della Reale Casa Borbone Parma. Atti del convegno, Pisa 14 settembre 2001, Pisa, ETS, 2002, pp. 11-37
  5. ^ Alberto Lembo, Gli Ordini "non nazionali" nell'Ordinamento italiano, in «Il Mondo del Cavaliere. Rivista Internazionale sugli Ordini Cavallereschi», IV (2004), pp. 11-25ref>
  6. ^ Alberto Lembo, La titolarità del Granducato di Toscana, in «Nobiltà. Rivista di Araldica, Genealogia, Ordini Cavallereschi», XXII (2015), pp. 239-250
  7. ^ Alberto Lembo, Vita e legittimità dell'Ordine del Merito di S. Giuseppe, in «Il Mondo del Cavaliere. Rivista Internazionale sugli Ordini Cavallereschi», XV (2015), pp. 39-45
  8. ^ Maurizio Reina de Jancour, Gli ordini cavallereschi «non nazionali» nella legge 3 marzo 1951 n. 178, Milano, Jouvence, 2020, ISBN 978-88-7801-734-4
  9. ^ «Annuario della nobiltà italiana», XXXIII ed. (2015-2020), a cura di Andrea Borella, Teglio, Annuario della Nobiltà foundation trust, 2021, ISBN 978-88-94286-10-6.
  10. ^ Autorizzazione a fregiarsi di onorificenze non nazionali, su Forze Armate, 15 marzo 2021. URL consultato il 3 aprile 2023.
  11. ^ Cerimoniale e onorificenze nella Repubblica Italiana. Incontro pubblico venerdì 27 gennaio in sala Stucchi con la presenza dell'ambasciatore Stefano Rocca, Capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica, e Alberto Lembo, già deputato al Parlamento, su Città di Vicenza, 26 gennaio 2012. URL consultato il 15 luglio 2016. Notizia dal sito ufficiale del Comune di Vicenza.
  12. ^ Bertoliana, donati cinque preziosi documenti autografi, su Città di Vicenza, 16 maggio 2016. URL consultato il 23 febbraio 2022. Notizia dal sito ufficiale del Comune di Vicenza.
  13. ^ Una nuova collezione arricchisce il Castello di Rovereto. Donati al Museo della Guerra 1.109 Kappenabzeichen (distintivi militari) e stemmi patriottici dell'impero austro-ungarico, in L'Adigetto.it. Il quotidiano online del Trentino Alto Agide, 11 marzo 2017. URL consultato il 24 maggio 2021.
  14. ^ historiaregni, Il Gruppo Cosacchi “Savoia”, su HistoriaRegni, 5 dicembre 2022. URL consultato il 10 dicembre 2022.
  15. ^ Paolo Rolli, Addio ad Alberto Lembo. Fu storico e deputato, in Il Giornale di Vicenza, 23 febbraio 2022.
  16. ^ Addio all'Onorevole Alberto Lembo, su Progetto Nazionale, 23 febbraio 2022. URL consultato il 23 febbraio 2022.
  17. ^ Omar Dal Maso, Sabato l'addio ad Alberto Lembo, ex parlamentare vicentino e studioso poliedrico, in L'Eco Vicentino. La voce delle notizie, 24 febbraio 2022. URL consultato il 4 marzo 2022.
  18. ^ Messaggio di cordoglio per la scomparsa del Nob. On. Alberto Lembo, su Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, 23 febbraio 2022. URL consultato il 3 marzo 2022.

Bibliografia

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN68605379 · ISNI (EN0000 0000 4467 0883 · SBN CFIV047697 · LCCN (ENno2002091204