Clozapina, il primo antipsicotico atipico.

Gli antipsicotici atipici, conosciuti anche come antipsicotici di seconda generazione, sono una classe di psicofarmaci appartenenti alla categoria degli antipsicotici utilizzati per il trattamento di condizioni psichiatriche come la schizofrenia, le psicosi, il disturbo bipolare ma anche, in alcuni particolari casi, per il trattamento della depressione.

Si differenziano dagli antipsicotici di prima generazione per avere un meccanismo d'azione più complesso, caratterizzato da una minore affinità per i recettori dopaminergici e un'azione su alcuni sottotipi recettoriali serotoninergici (come l'antagonismo al 5HT2A e 5HT2C): ciò permette di migliorare il profilo di effetti collaterali, soprattutto quelli di tipo extrapiramidale, rigidità muscolare e tremori involontari. La loro efficacia è, secondo alcuni autori leggermente minore, secondo altri paragonabile, a quella dei farmaci di prima generazione. Dato il loro rapporto rischio-beneficio più favorevole sono preferiti ai primi nel trattamento dei disturbi psichiatrici.

Come nel caso dei farmaci di prima generazione, in ogni caso, sono presenti effetti avversi anche gravi, come sindrome neurolettica maligna, prolungamento del QT, sindrome metabolica, diminuzione del volume cerebrale, compresi i danni permanenti come la discinesia tardiva. Dal maggio 2013 non è più necessaria in Italia la prescrizione con piano terapeutico per gli antipsicotici atipici: aripiprazolo, asenapina, olanzapina, paliperidone, quetiapina, risperidone, ziprasidone.[1] Rimane ancora necessaria la compilazione del piano terapeutico per la clozapina da parte di uno psichiatra del Servizio Sanitario Nazionale.

Meccanismo di azione

Lo stesso argomento in dettaglio: Neurolettici § Meccanismo di azione.

Note

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