Assedio di Sofia parte delle guerre bulgaro-ottomane | |||
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Data | 1382 o 1385[1][2] | ||
Luogo | Sofia, Bulgaria | ||
Esito | Vittoria ottomana | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
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L'assedio di Sofia ebbe luogo nel 1382 o nel 1385[1][2] durante le guerre bulgaro-ottomane.
Per via dell'incapacita militare di difendere il proprio paese dagli ottomani, l'imperatore bulgaro Ivan Shishman accettò nel 1373 di diventare un vassallo e di dare in isposa la sorella Kera Tamara al sultano Murad I; gli ottomani dovevano restituire alcune fortezze conquistate.[1]
Nonostante la pace, all'inizio del 1380 gli Ottomani ripresero le loro campagne militari e assediarono l'importante città di Sofia, dove partivano le vie di comunicazioni per la Serbia e la Macedonia. Non ci sono molte testimonianze e descrizioni dell'assedio, ma da quel che è stato tramandato, il comandante ottomano Lala Shahin Pascià era deciso ad abbandonare l'assedio dopo molti tentativi falliti di conquistare la città.[1] Tuttavia, un rinnegato bulgaro riuscì ad attirare il bano Yanuka fuori dalle mura cittadine con la scusa di cacciare e qui egli fu tempestivamente catturato dalle forze armate turche. Orfani di qualcuno al comando, i bulgari si arresero[2], le mura cittadine furono distrutte e una guarnigione ottomana rimase a difendere la città.
Dopo aver liberato la strada verso nord-ovest, gli ottomani continuarono la loro avanzata e conquistarono nel 1386 le città di Pirot e Niš, incuneandosi così tra Bulgaria e Serbia.[2]