Boeing Crewed Flight Test | |||||
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Immagine del veicolo | |||||
Calypso nell'aprile 2024 durante l'installazione in cima all'Atlas V | |||||
Dati della missione | |||||
Operatore | Boeing | ||||
Tipo di missione | Missione di test con equipaggio | ||||
NSSDC ID | 2024-109A | ||||
SCN | 59968 | ||||
Destinazione | Stazione spaziale internazionale | ||||
Nome veicolo | Starliner Calypso | ||||
Vettore | Atlas V N22 | ||||
Lancio | 5 giugno 2024 14:52 UTC | ||||
Luogo lancio | Cape Canaveral, SLC-41 | ||||
Rientro | 25 giugno 2024 (programmato)[1] | ||||
Durata | 20 giorni (programmato) | ||||
Proprietà del veicolo spaziale | |||||
Costruttore | Boeing | ||||
Parametri orbitali | |||||
Orbita | Orbita terrestre bassa | ||||
Inclinazione | 51.66° | ||||
Equipaggio | |||||
Numero | 2 | ||||
Membri | Barry Wilmore Sunita Williams | ||||
Sunita Williams e Butch Wilmore | |||||
Commercial Crew Development | |||||
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Boeing Crewed Flight Test (Boe-CFT) è la prima missione con equipaggio del Boeing CST-100 Starliner verso la Stazione spaziale internazionale, e il terzo volo orbitale in assoluto dello Starliner. La missione, effettuata da un equipaggio composto da due astronauti della NASA, fa parte del programma Commercial Crew Development. Il lancio è avvenuto il 5 giugno 2024,[2] alle 16:52 italiane (14:52 UTC), dopo due rinvii[3], ed ha effettuato il docking con la stazione spaziale il 6 giugno alle ore alle 17:34 UTC.[4]
CFT è la seconda missione per il veicolo spaziale Starliner Calypso, utilizzata per la prima volta nella missione di prova Boeing Orbital Flight Test (Boe-OFT). Nell'agosto 2020 la NASA ha annunciato che Boeing aveva intenzione di riutilizzare il veicolo per la missione con equipaggio Boe-CFT e che sarebbero stati installati nuovi paracadute e airbag. Il sistema di docking del veicolo è stato modificato per includere la nuova copertura di rientro che è stata utilizzata per la prima volta sul secondo volo di prova del veicolo, Boeing Orbital Flight Test 2 (Boe OFT-2).[5]
Nell'agosto 2018 la NASA annunciò l'equipaggio composto dagli astronauti Christopher Ferguson, Eric Boe e Nicole Mann.[6] Per ragioni mediche Boe è stato sostituito da Michael Fincke il 22 gennaio 2019. Boe sostituirà Fincke come assistente nell'ufficio astronauti al Johnson Space Center della NASA.[7] Il 7 ottobre 2020 Ferguson rinunciò al posto di comandante del volo per motivi personali, venendo sostituito da Barry Wilmore che sin dal 2018 ricopriva il ruolo di membro dell'equipaggio di riserva.[8] L'8 ottobre 2021, dati i rinvii della seconda missione senza equipaggio dello Starliner, Mann venne assegnata alla missione SpaceX Crew-5.[9] Il 16 giugno 2022 l'equipaggio venne modificato nuovamente, Fincke venne sostituito da Sunita Williams, fino a quel momento assegnata alla prima missione operativa.[10]
Ruolo | Equipaggio | |
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Comandante | Barry Wilmore, NASA Terzo volo | |
Pilota | Sunita Williams, NASA Terzo volo |
L'equipaggio di riserva è costituito da un unico membro, l'astronauta NASA Michael Fincke, in precedenza membro dell'equipaggio principale, che in caso di necessità potrà ricoprire sia il ruolo di comandante che quello di pilota.
Ruolo | Equipaggio | |
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Comandante/Pilota | Michael Fincke, NASA Quarto volo |
Nel giugno 2023, dopo il completamento della missione senza equipaggio Boeing Orbital Flight Test 2, Boeing individuò due problemi alla propria navicella che portarono a un ritardo della missione Boe-CFT di oltre due anni. Il primo problema fu che un nastro usato per avvolgere i cavi interni alla navicella Starliner era infiammabile; la risoluzione di questo problema avrebbe potuto comportare la rimozione di oltre un chilometro e mezzo di materiale all'interno del veicolo. Alla fine i cavi non vennero rimossi ma venne aggiunto dell'altro nastro nelle aree più vulnerabili per ridurre il rischio di incendio.[11] Il secondo problema riguardava il sistema dei paracadute che Boeing dovette modificare per rispettare i requisiti di sicurezza della NASA. In particolare Boeing scoprì che i "soft link", cioè i collegamenti tra i cavi dei tre paracadute principali e i loro punti di ancoraggio sulla navicella avevano un limite di carico di rottura che era inferiore a quanto valutato in precedenza. Il sistema per come era stato progettato inizialmente non sarebbe stato in grado di gestire la navicella con soli due dei tre paracadute principali funzionanti, requisito invece richiesto dalla NASA.[12][11]
La data di lancio della CFT venne fissato per il 6 maggio 2024 ma circa due ore prima del lancio la squadra a Terra rinviò il tentativo dopo aver individuato una valvola difettosa nello stadio superiore dell'Atlas V. A seguito di ulteriori analisi, ULA decise di sostituire la valvola, rinviando il lancio al 17 maggio. Nei giorni successivi, durante ulteriori controlli, le squadre notarono una piccola perdita di elio in uno dei propulsori di manovra (Reaction control system, RCS) dello Starliner, che ritardò ulteriormente il lancio. Alla fine, la NASA, la Boeing e l'United Launch Alliance (ULA) ritennero che la perdita di elio fosse un problema minore e fissarono il lancio della CFT al 1º giugno. Il tentativo, tuttavia, venne interrotto pochi minuti prima del decollo a causa di alcune apparecchiature di terra malfunzionanti, rimandando il lancio al 5 giugno 2024.[13] La navicella Calypso con il suo equipaggio venne infine lanciata il 5 giugno 2024 alle 14:52 UTC[2] a bordo di un razzo Atlas V N22 dell'ULA, chiamato AV-082, dal Complesso di lancio 41 di Cape Canaveral.
Il primo tentativo di docking, previsto alle 16:15 UTC del 6 giugno, venne annullato a causa del malfunzionamento di cinque dei 28 propulsori di manovra RCS del modulo di servizio.[14] Poco dopo il controllo missione riuscì a ripristinare quattro di essi, autorizzando il docking che avvenne alle 17:34 UTC al boccaporto anteriore del modulo Harmony del Segmento orbitale americano.[4] Il quinto propulsore, situato a poppa del modulo di servizio della Starliner con una capacità di 85 libbre di spinta, continuò ad avere problemi. Anche una valvola dell'ossidante del RCS dello Starliner era difettosa; quest'ultima, insieme al quinto propulsore, saranno analizzati attentamente per il resto della missione.[15][16]
La prima perdita di elio venne rilevata a Terra a metà di maggio 2024, nei giorni seguenti allo scrub del 6 maggio 2024. Al momento del lancio, i funzionari della NASA e della Boeing ritenevano che la perdita fosse da considerarsi un problema isolato, probabilmente causato da un difetto in una guarnizione. Tuttavia, poche ore dopo il lancio, i controllori di volo rilevarono altre due perdite di elio, una delle quali era relativamente grande, circa 395 psi al minuto. Una quarta perdita venne rilevata dopo il docking con la ISS, sebbene questa fosse molto più piccola, pari a 7,5 psi al minuto. L'ultima perdita, la quinta, venne rilevata dopo il briefing post-docking ed era di dimensioni considerevolmente minori delle altre, 1,7 psi al minuto. A seguito del docking le valvole del sistema propulsivo RCS vennero chiuse come prevede la procedura nominale delle navicelle attraccate alla ISS, bloccando così le perdite di elio, ma per eseguire l'undocking e il ritorno a Terra dovranno essere riaperte. NASA ha calcolato che, considerando il tasso di perdita attualmente nota, la navicella Starliner dispone di abbastanza elio per supportare fino a 70 ore di operazioni di volo libero, mentre per un rientro nominale sulla Terra ne sono necessarie solo sette.[17][18]
Il 9 giugno i controllori di volo hanno eseguito con successo un controllo delle valvole del sistema propulsivo RCS; tutte le altre valvole dell'ossidante e del carburante all'interno del modulo di servizio funzionano normalmente. La valvola dell'ossidante difettosa non è stata sottoposta ai test e rimarrà chiusa per il resto della missione mentre i controllori continueranno a valutare i dati. Anche le valvole di propulsione del modulo dell'equipaggio, che fanno parte di un sistema indipendente che permette di manovrare la capsula nell'ultima fase del volo prima dell'atterraggio, sono state attivate con successo e tutte quelle valvole funzionano come previsto.[19]
Inizialmente la navicella Calypso sarebbe dovuta rimanere attraccata alla ISS per circa una settimana (fino al 14 giugno), ma il 10 giugno la NASA annunciò un'estensione della missione almeno fino al 18 giugno. Il tempo extra consentirà agli astronauti della ISS di prepararsi per l'attività extraveicolare (EVA) del 13 giugno degli astronauti NASA Matthew Dominick e Tracy Dyson e per i controllori di continuare a effettuare rilevazioni sulla navicella.[20] L'EVA del 13 giugno venne rinviata al 24 giugno per problemi di indossabilità di una tuta. Il 14 giugno la NASA rinviò l'undocking al 22 giugno[21], mentre il 18 giugno lo rinviò ulteriormente al 25 giugno[1].
A seguito dell'undocking i controllori a terra prevedono di azionare tutti i 28 propulsori RCS per raccogliere ulteriori dati sui propulsori del modulo di servizio prima che l'hardware vada perso. Il modulo di servizio infatti, conclusa la sua funzione propulsiva dopo l'ultimo reentry burn, verrà separato dalla capsula al cui interno si trovano gli astronauti; sarà solo quest'ultima a far ritorno sulla Terra rallentata dai tre paracaduti. Il modulo di servizio invece impatterà contro l'atmosfera e andrà distrutto per l'attrito con l'atmosfera terrestre. Prima che ciò accada, i controllori hanno intenzione di recuperare il maggior numero di dati e test dall’hardware difettoso in modo da poter prevenire difetti futuri.
La navicella farà ritorno sulla Terra atterrando nel White Sands Missile Range con tre paracadute e sei airbag.[22]