Il Concilio di Ancira (Concilium Ancyranum), conosciuto anche come Sinodo di Ancira, celebrato nel 314 d.C. in Ancira (l’odierna Ankara in Turchia), fu un concilio di molta rinomanza e molta risonanza[1].
Il Concilio promulgò ventiquattro canoni[2], in cui si stabilì la riammissione dei lapsi (dei "caduti"), cioè di quei cristiani che sotto minaccia imperiale avevano abiurato la fede durante la persecuzione dell'imperatore Massimino Daia, e le penitenze per le abiure più ripetute[3].
Nell'estate del 313 d.C., quando morì l'imperatore tetrarcaMassimino Daia, uomo ambizioso e ostile ai cristiani[4], descritto da Lattanzio come un creatore di scandali e autore di condanne ingiuste[5], la Chiesa in Oriente cominciò a respirare. Lo storico Eusebio scriverà che: «nuovi templi sono stati costruiti, sono stati celebrati molti sinodi[6]». Alcuni storici ritengono che il primo e sicuramente il più famoso di questi sinodi fu quello celebrato in Ancira[7], capitale della Galazia, nel periodo in cui la Chiesa, ferita durante la persecuzione, si trovò a discernere il comportamento di quei cristiani che abiurarono e terminata la persecuzione chiesero il rientro nella comunità dei credenti. Il Concilio fu istituito secondo quanto previsto dal Canone 38 dei canoni apostolici[8] nella quarta settimana dopo la Pasqua.
Il Concilio si svolse sotto la presidenza di Vitale, vescovo di Antiochia, e con la partecipazione di un numero imprecisato di vescovi[9]. Quelli certi che parteciparono, «giacché di moltissimi altri se ne è perduta memoria»[10], furono:
Molti dei vescovi partecipanti, che giunsero dalle diverse provincie dell'Asia Minore e della Siria, intervennero più tardi nel grande concilio universale di Nicea. Gli storici sono propensi a considerare il Sinodo di Ancira un vero e proprio concilio plenario (Plenarium Concilium) vale a dire un consiglio generale delle Chiese dell'Asia Minore. Tesi supportata dalla partecipazione del primate di Antiochia, Vitale, che presiedette l'assemblea[12].
^Giuseppe Cappelletti, Storia Ecclesiastica Universale, Volume II, Milano 1861, Stabilimenti di Giuseppe Civetti, pp. 90-94
^Edward H. Landon, A Manual of Councils of the Holy Catholic Church, vol. 1, John Grant, Edimburgo 1909, p. 23-25.
^Cfr. Carlo Dell'Osso, "Il Sinodo di Ancyra", in Di Bernardino Angelo (ed.), I canoni dei concili della Chiesa antica, Institutum Augustinianum, Roma 2006, 289-297
^Sembra fosse favorevole ai culti orientali come quello di Serapide, come riportato su una sua moneta: RIC VI 78.
^Eusebio di Cesarea ne traccia una pessima descrizione, ma gli studi più recenti tendono a considerare queste opinioni come propaganda diretta a colpire un nemico di Costantino e a ritenere che Massimino non sia stato un sovrano incapace. (Torben Christensen, C. Galerius Valerius Maximinus: Studies in the Politics and Religion of the Roman Empire AD 305-313, The Theological Faculty Copenhagen University, p. 311.)
^Cfr. Karl Joseph von Hefele, Isidore Goschler, Odon Delarc, Histoire des conciles d'après les documents originaux, 1869 Paris, Adrien Le Clère Councils and synods
^(The Ecclesiastical Canons of the Same Holy Apostles, Christian Classics Ethereal Library. Canoni da 1 a 85
^La maggior parte dei testi antichi che parlano del Concilio di Ancira riportano diciotto partecipanti. Al numero di diciotto partecipanti si è giunti per deduzione. Molte informazioni sui vescovi che vi aderirono sono state tratte da alcuni scritti di quel tempo. Alcuni studiosi però, come il Battaglini o il Cappelletti, sostengono che furono molto di più di diciotto e che degli altri se ne è perduta la memoria. (Cfr. Marco Battaglini Vescovo di Nocera, Venezia 1696, Istoria Universale di tutti i Concili e Giuseppe Cappelletti, Storia Ecclesiastica Universale, Volume II, ibid. pag. 90)
^Cit. Giuseppe Cappelletti, Storia Ecclesiastica Universale
^Neroniade, città della Cilicia orientale, è chiamata Irenopoli, negli atti del Concilio di Antiochia del 341 d.C. (Cfr. Giovan Domenico Mansi, Conciliorum omnium amplissima collectio t. II, col. 1308)
^Karl Joseph von Hefele, Isidore Goschler, Odon Delarc, Histoire des conciles d'après les documents originaux, ibid. pag. 196