Recanati Sede vescovile titolare Dioecesis Recinetensis Chiesa latina | |
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Arcivescovo titolare | Diego Giovanni Ravelli |
Istituita | 2022 |
Stato | Italia |
Regione | Marche |
Diocesi soppressa di Recanati | |
Eretta | 22 maggio 1240 |
Rito | romano |
Cattedrale | San Flaviano |
Soppressa | 30 settembre 1986 |
sede soppressa e unita alla diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, il cui nome è stato modificato in diocesi di Macerata nel 2022 | |
Dati dall'annuario pontificio | |
Sedi titolari cattoliche | |
La diocesi di Recanati (in latino Dioecesis Recinetensis) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica in Italia.
La diocesi comprendeva i comuni marchigiani di Recanati, Porto Recanati, Montelupone, Montecassiano e Montefano.
Sede vescovile era la città di Recanati, dove fungeva da cattedrale la basilica di San Flaviano.
Al momento della piena unione con la diocesi di Macerata, nel 1986, la diocesi di Recanati comprendeva 18 parrocchie, così distribuite:[1]
È dibattuta l'origine della diocesi di Recanati. Secondo alcuni autori (Cappelletti e Compagnoni) Claudio, episcopus provinciae piceni, che sulla testimonianza di san Girolamo era tra i firmatari del concilio di Rimini del 359,[2] sarebbe stato vescovo di Recina, antico nome di Recanati prima della sua distruzione ad opera di Alarico all'inizio del V secolo. Non esistono tuttavia motivi per attribuire Claudio ad una determinata sede del Piceno.[3]
La diocesi di Recanati fu eretta il 22 maggio 1240[4] con la bolla Rectae considerationis di papa Gregorio IX, ricavandone il territorio dalla diocesi di Numana. L'erezione di Recanati era motivata dal fatto che Osimo aveva aderito all'imperatore Federico Barbarossa e ciò aveva indotto il papa a privare dell'onore episcopale la città osimana e di trasferirne i privilegi alla fedele Recanati.
Tuttavia nel 1263 la città aveva aderito al partito del re di Sicilia Manfredi in lotta col papato. Questo spinse papa Urbano IV a sopprimere la diocesi con la bolla Cives Recanatenses del 27 luglio 1263, annettendone il territorio a quello di Numana. L'anno successivo, il 13 marzo, lo stesso pontefice, con la bolla Recti statera iudicii ripristinò la sede vescovile di Osimo e ribadì la soppressione della diocesi di Recanati. Quando i recanatesi ritornarono all'obbedienza papale, fu loro restituita la diocesi, con la bolla Apostolicae Sedis[5] di papa Niccolò IV del 1º dicembre 1289. L'anno successivo, il pontefice dovette intervenire per regolare alcune questioni di confine tra le diocesi di Recanati e di Numana.
Nella notte fra il 9 e il 10 dicembre 1294, durante l'episcopato di Salvo, avvenne come riporta la tradizione, la traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto, che allora faceva parte del territorio della diocesi di Recanati.
Nel frattempo la città e le sue autorità amministrative avevano aderito al partito dei ghibellini trovando un valido oppositore nel vescovo Federico, che parteggiava per i guelfi. Papa Giovanni XXII intervenne nel 1320, dapprima scomunicando i responsabili delle violenze contro il vescovo e sottoponendo la città ad interdetto ecclesiastico (1º ottobre) e poi, il 18 novembre, con la bolla Sicut ex debito, soppresse nuovamente la diocesi di Recanati ed eresse al suo posto quella di Macerata, il cui primo vescovo fu lo stesso Federico, trasferito da Recanati.
La vittoria del partito guelfo su quello ghibellino appianò le discordie e permise nuovamente l'erezione della diocesi di Recanati con bolla di papa Innocenzo VI dell'8 gennaio 1356; in questa occasione però il pontefice decise di unire aeque principaliter la sede recanatese con quella di Macerata.
Al vescovo, e poi cardinale, Angelo Cino si deve la ricostruzione della cattedrale.
Nel 1507 papa Giulio II sottrasse il santuario di Loreto alla giurisdizione del vescovo di Recanati e lo diede in amministrazione ad un governatore pontificio.
Il 7 gennaio 1516 le diocesi di Recanati e di Macerata furono nuovamente divise, anche se per un certo periodo furono amministrate congiuntamente dal cardinale Giovanni Domenico de Cupis. La divisione delle due sedi durò fino al 1571 quando l'unione fu ripristinata.
Il 17 marzo 1586 la diocesi di Recanati fu soppressa e contestualmente fu eretta la diocesi di Loreto, che ne incorporò il territorio. Nello stesso anno 1586 i territori di Castelfidardo e di Montecassiano, appartenenti in precedenza ad Osimo, furono ceduti alla diocesi di Recanati.
Su istanza degli abitanti di Recanati, papa Innocenzo IX decretò con una bolla del 19 dicembre 1591 il ristabilimento della diocesi di Recanati, ma morì il 29 dicembre senza poter dare attuazione alla sua decisione. Così spettò a papa Clemente VIII con una nuova bolla del 9 febbraio 1592 confermare l'erezione della diocesi e stabilirne l'unione aeque principaliter con quella di Loreto.
L'unione durò fino al 15 settembre 1934, quando, con la bolla Lauretanae Basilicae di papa Pio XI,[6] fu soppressa la diocesi di Loreto ed il suo territorio incorporato in quello di Recanati, ad eccezione della basilica lauretana che, in base agli accordi presi con il governo italiano nel 1929, fu data in amministrazione diretta alla Santa Sede; a ricordo dell'antica diocesi ai vescovi di Recanati fu concesso il titolo di Recanati-Loreto. Inoltre la bolla concesse al vescovo Aluigi Cossio l'utilizzo del pallio, già in uso in precedenza ai vescovi di Loreto, nel territorio della propria diocesi.
L'11 ottobre 1935 il territorio dell'intero comune civile di Loreto fu sottomesso all'autorità religiosa dell'Amministratore Pontificio e sul medesimo territorio venne di conseguenza sospesa la giurisdizione del vescovo di Recanati-Loreto.[7] Il 24 giugno 1965 Recanati cedette formalmente le parrocchie della città di Loreto alla neoeretta prelatura territoriale di Loreto e contestualmente assunse il nome di diocesi di Recanati.[8]
Dal 1970 la diocesi fu data in amministrazione apostolica al vescovo di Macerata e Tolentino Ersilio Tonini mentre dal 1975 all'amministratore apostolico della medesima sede, Vittorio Cecchi.
L'11 febbraio 1976 Francesco Tarcisio Carboni fu nominato vescovo di Recanati, di Macerata e Tolentino, di Cingoli e di Treia, che furono così unite in persona episcopi.
Nel 1984 Castelfidardo fu ceduta nuovamente alla diocesi di Osimo, incorporando in cambio il comune di Montefano.[9]
Il 25 gennaio 1985, con il decreto Quo aptius della Congregazione per i Vescovi, Recanati fu unita aeque principaliter con le sedi di Macerata, Tolentino, Treia e Cingoli.
Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della medesima Congregazione per i vescovi, fu stabilita la plena unione delle cinque diocesi e la nuova circoscrizione ecclesiastica assunse il nome di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, suffraganea dell'arcidiocesi di Fermo.
Il 17 dicembre 2022, in forza del decreto Plenam optatam unionem del Dicastero per i vescovi, la diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia ha assunto il nome di "diocesi di Macerata", e Recanati è diventata una sede vescovile titolare della Chiesa cattolica; dal 21 aprile 2023 l'arcivescovo, titolo personale, titolare è Diego Giovanni Ravelli, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, responsabile della Cappella musicale pontificia sistina e delegato pontificio per la basilica di Sant'Antonio di Padova.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
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battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
1950 | 50.607 | 50.707 | 99,8 | 152 | 62 | 90 | 332 | 175 | 235 | 27 | |
1970 | 45.186 | 45.186 | 100,0 | 71 | 39 | 32 | 636 | 37 | 88 | 25 | |
1980 | 47.974 | 47.990 | 100,0 | 73 | 40 | 33 | 657 | 37 | 79 | 27 |