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Monitoraggio effettuato nel maggio 2011 |
HMAS Perth was not "English" or British. It was an Australian ship, part of the Royal Australian Navy. Grant65 203.59.52.78 18:38, ott 10, 2005 (CEST)
La foto Navarino2.jpg è stata fornita da Antonio Angelo CARIA.--Burgundo 21:18, 21 set 2007 (CEST)
Ho aggiunto qualcosina. Valutazioni fatte da Rocca nel suo "Fucilate gli ammiragli" riadattate a memoria e senza il libro sottomano. Data la tarda ora e la palpebra caliente ho commesso diversi errori di sintassi e di concordanza dei verbi. Qualcosa ho corretto, ma se trovate altro fate bene a correggere. La voce è fondamentale per la storia della regia marina nella seconda guerra mondiale. Andrebbe riscritta stabilendo uno scheletro di più ampio respiro. Ci sono tanti aspetti su cui approfondire. Cosa manca? In ordine sparso:
In generale la "prosa" mi sembra confusa, ecco. Sarà che sono stanco, ma un coordinamento dei contributi non sarebbe male. Questa voce potrebbe essere da vetrina. Scusate le troppe parole. Equo e solidale 23:36, 16 gen 2008 (CET)
Mi chiamo Giovanni Bartoloni. Sono stato imbarcato ininterrottamente sulla Vittorio Veneto dal 1 Giugno 1940 al 14 Ottobre 1943. La mattina del 27 Marzo 1941,la nostra flotta,come ho avuto modo di scrivere nel mio diario di guerra destinato ai miei nipoti,"Tutto procedeva nel migliore dei modi quando avvistammo un aereo da ricognizione inglese e da questo fummo avvistati. L'aereo segnalò immediatamente al suo comando la presenza in mare delle nostrs navi omettendo però di comunicare che fra queste si trovava la nostra corazzata. Il fatto di essere stati avvistati dall'aereo nemico provocò negli ufficiali della V.Veneto una delusione che ci lasciò perplessi. Cominciammo a sentire parlare di sorpresa venuta meno e di probabile inversione di rotta per il ritorno alla base di partenza. Poi tutto tornò relativamenta tranquillo e la nostra formazione continuò a navigare verso sud. A bordo della nave circolò la voce che il mancato avvistamento da parte del ricognitore inglese della V.Veneto, aveva indotto i nostri comandi navali a proseguire la missione programmata."
Piero Montesacro e Giovanni Bartolini hanno detto cose che in buona parte si spevano a proposito della Battaglia di Capo Matapan. Io ho scritto riportando una testimonianza nella voce " La Battaglia di Capo Matapan" di Wikipedia, testimonianza che riporto in questa pagina. Frequentavo il corso di Allievo Cannoniere Stereotelemetrista, nella Regia Scuola Stereotelemetristi di Pola-Forte Mocenico, Corso 1940-41. Dopo una cinquantina di giorni dalla battaglia citata, é arrivato in detta Scuola Il Sottocapo Cannoniere Stereotelemetrista COSTA, naufrago dell'Incrociatore POLA. Ha raccontato a tutti la sua avventura, in particolare che gli inglesi hanno cannoneggiato diverse zattere stracariche di naufraghi per il sospetto che tali zattere (io le chiamarei motoloance che si muovevano con una certa velocità) fossero mezzi d'assalto, determinando una carneficina. Caria Antonio Angelo|15:17, 2 feb 2011))
Ho letto sui libri citati in bibliografia (Iachino e De La Sierra) che il Pola non era l'ultimo della formazione, ma il secondo, cioè dietro lo Zara; e dietro il Pola c'era il Fiume; secondo me bisognerebbe correggere la parte iniziale di 'Cattaneo inverte la rotta' dove si dice che il Pola era in coda alla formazione; Utente Gioguaz)
Riporto qui un paragrafo aggiuto dall'utente Donnini Mario, senza fonti e scritto in un linguaggio poco enciclopedico. --Franz van Lanzee (msg) 18:30, 28 set 2011 (CEST)
L'ordine alla 1^ Divisione di invertire la rotta, probabilmente, ha a che vedere più con il salvataggio dell'ammiraglia Vittorio Veneto che non con quello del Pola. E' un fatto che il sacrificio dello Zara e del Fiume salvò l'ammiraglia di Jachino. Sul siluramento del Pola molto si è taciuto per orgoglio. La nave era equipaggiata di motori diesel di emergenza, per il caso di avaria all'impianto elettrico principale. I 12 cannoni binati da 100/47, poi, potevano brandeggiare a mano, ma era stato ordinato di gettarne a mare il munizionamento per paura di un incendio. Quella offerta dal comandante De Pisa e dall'equipaggio (in gran parte nuovo, per la verità) non fu certo la difesa strenua di una grande nave. L'abbandono nave e il successivo recupero dei naufraghi, la rottura degli stipetti degli alcolici e la riduzione di molti in stato di ubriachezza non traggono assolutamente dalle tradizioni dei nostri equipaggi. Dopo il siluramento, la nave era galleggiante se pure molto immersa. Era rimasta in funzione una sola caldaia, ma in seguito fu possibile riaccenderne un'altra. Entrambe, però, furono spente per rendere meno visibile la nave. Il comandante, (trasbordò sul caccia britannico HMS Jervis con l'argenteria di bordo) per la sua gestione dell'evento, non ebbe mai più incarichi di comando. Molti caduti perirono nei locali isolati dalla chiusura delle porte stagne, urlando maledizioni ai camerati che non riaprivano i portelli. Mario Donnini
Secondo questo libro http://books.google.de/books?id=2fxrQdwll_EC&printsec=frontcover&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false pag 547 Matapan fu una trappola per via di un ammiraglio (Lais) che consegno' i codici della marina a una spia inglese. --Ipvariabile (msg) 15:36, 22 nov 2011 (CET)
Guarda qui http://books.google.de/books?id=ry04kGmR0D0C&printsec=frontcover&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false pag 156.--Ipvariabile (msg) 16:00, 22 nov 2011 (CET)
Strano a me la apre. Vedi qua http://books.google.de/books?id=VSK2b0H5TtAC&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false pag 304--Ipvariabile (msg) 17:50, 22 nov 2011 (CET)
Quello del "Matapan frutto del tradimento degli ammiragli italiani" è un tema vecchio, frutto principalmente del fatto che il sistema Ultra fu reso noto solo nel 1975: per i trent'anni successivi alla guerra si cercò di trovare una spiegazione ai troppi disastri in cui la Regia era incappata, indicando nel tradimento di alcuni alti ufficiali l'unica spiegazione plausibile al fatto; in realtà la violazione del sistema Enigma (usato abbondantemente dai tedeschi nel Mediterraneo) da parte dei britannici spiega ampiamente le troppe "coincidenze fortuite" a favore della Mediterranenan Fleet, senza bisogno di tirare in ballo traditori. Vedi Petacco, Le battaglie navali della seconda guerra mondiale, Montanelli, Storia d'Italia, o anche en:Harry Hinsley, autore della Official history of British Intelligence in the Second World War (qui un suo seminario sull'argomento).
PS: nella voce su Lais nel primo dei link si legge che la famiglia ha sporto querela sulle affermazioni in carico all'ufficiale, quindi il fatto che Matapan derivi dal suo tradimento non può essere presentato come un fatto incontrovertibile. --Franz van Lanzee (msg) 16:14, 22 nov 2011 (CET)
Io non credo affatto che il tradimento spieghi il disastro di Matapan. Piu' verosimile quanto riportato nella voce riguardo ultra. Suggerirei di mettere in maggior evidenza che Matapan fu una imboscata. Per quanto ho capito il figlio di Lai non solo sporse querela ma vinse un processo per cui (almeno dal punto di vista processuale) Lais e' "pulito". Ma che ne dite di segnalare in nota la questione? Stavo pensando (anche) di creare una voce su Lais. --Ipvariabile (msg) 17:27, 22 nov 2011 (CET)
(rientro) Franz e Pigr8 hanno spiegato benissimo ogni risvolto della questione. La versione più diffusa in letteratura non si concentra sull'imboscata, ma su ciò che la rese possibile, la sciagurata sommatoria di incompetenza, irresponsabilità e faciloneria con la quale l'Italia venne gettata in una guerra catastrofica e che avremmo perso comunque anche senza Ultra e senza intelligenze presunte o vere con il nemico. --Piero Montesacro 18:47, 22 nov 2011 (CET)
Le corazzate britanniche si presentarono al tiro contro gli incrociatori della 1^ Divisione Navale dell’ammiraglio Cattaneo, con la nave ammiraglia “Warspite” che era seguita dalla “Valiant” e dalla “Barham”. La “Warspite”, dopo aver avvistato gli incrociatori italiani e i loro cacciatorpediniere di scorta per mezzo dei binocoli del personale della plancia comando, e quindi senza l’ausilio del radar, aprì il fuoco con i 381 sul “Fiume”, che si presentava su rilevamento 232°, e sparando con elevazione dei cannoni di 30°, e da una distanza di 2.650 metri, centrò l’incrociatore con due salve. In totale partirono quattordici proietti perforanti, in gran parte giunti a segno sull’unità italiana.
Quindi, dopo aver sparato, sempre sul “Fiume”, quattro salve da 152, la “Warspite” spostò il tiro sullo “Zara”, che essendo la nave ammiraglia precedeva il “Fiume”, e lo smantellò con quattro salve da 381 sparate da 3.200 metri, su rilevamento 186°. L’ultima salva, la settima, sparata dalla distanza di 2.290 metri, fu diretta contro il cacciatorpediniere “Gioberti”, su rilevamento 239°. Il “Gioberti” fu colpito e immobilizzato e poi finito dal cacciatorpediniere “Havock”.
La “Valiant” sparò, con le due torri prodiere, la prima salva di quattro proietti da 381 sul “Fiume”, da una distanza di 3.650 metri e su rilevamento 230°; quindi spostò il tiro sullo “Zara”, sparando contro questo incrociatore, con effetti devastanti, cinque salve da 381 e alcune salve da 114, da distanze variabili tra i 3.180 e i 3.650 metri.
La “Barham”, al momento dell’apertura del tiro della “Warspite” e della “Valian”t, si trovò in posizione favorevole per sparare contro il primo cacciatorpediniere della linea di fila italiana, ossia l’ ”Alfieri”, che seguiva il Fiume, e lo centrò con la sua prima salva partita da una distanza di 2.840 metri, su rilevamento di prora a sinistra. Quindi la corazzata spostò il tiro delle altre sue cinque salve sullo “Zara”, che era completamente in fiamme, e contribuì al suo affondamento.
L’ ”Alfieri” fu colpito in pieno da un proietto da 381 sotto la plancia. Il Comandante della "Barham", capitano di vascello G.C. Cooke, vedendo il bagliore arancione dell’esplosione e le alte fiamme alzarsi sul cacciatorpediniere, che poi fu visto accostare sulla dritta fuori formazioni oscurato da fumo denso, commentò: “E’ stato il miglior tiro notturno che abbia mai fatto”.
Francesco Mattesini
Francesco Mattesini, “L’operazione Gaudo e lo scontro notturno di Capo Matapan”, Capitolo XXI, Ufficio Storico della Marina Militare, Roma, 1998.
— Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 93.45.204.43 (discussioni · contributi) 17:42, 25 feb 2012 (CET).
caro Mattesini, non mi torna l' elevazione 30o. I proiettili dovevano essere ad altezza 2650*tan(elevazione)-5*t^2 metri, dove il tempo di volo t e' 3-4 secondi per cui la gravita' tira giu' di 45-80 metri. con 30o si arriva a 1500 metri, assumendo l' ovvio misprint 3o si arriva a 100 metri. una quota ragionevole la trovo con 30 mils (millesimi di radiante), una unita' effettivamente usata in artiglieria . pietro--2001:760:2C00:8001:8C49:EAB4:CC15:D222 (msg)
Riguardo ad alcuni affermazioni fatte in questa sede, secondo cui la flotta italiana sarebbe caduta in un’imboscata determinata dal possesso per gli inglesi dei nostri codici, è necessario fare alcune precisazioni.
Sappiamo con sicurezza che l’Organizzazione britannica Ultra riuscì a decrittare, nei giorni precedenti l’inizio dell’operazione “Gaudo”, tre messaggi – trasmessi da Roma ad Egeomil Rodi con la macchina cifrante “Enigma” di Supermarina – dai quali appresero che gli italiani si apprestavano ad effettuare un’operazione navale nel Mediterraneo orientale, di natura non precisata, che poteva riguardare un’operazione anfibia o l’invio di un convoglio a Rodi; oppure, come apprezzo giustamente il Comandante della Mediterranean Fleet ammiraglio A.B. Cunningham, un attacco contro i convogli diretti dall’Egitto in Grecia.
Dei tre messaggi trasmessi da Supermarina, particolarmente fondamentale per conoscere la data esatta dell’operazione italiana, fu quello che indicava: “Oggi 25 marzo est giorno X – 3”. Questo messaggio compilato alle 11.16 del 25, e trasmesso poco dopo ad Egeomil, fu decifrato da Ultra in pochissimo tempo, dal momento che alle 17.05 dello stesso giorno Londra fu in grado di comunicarne il contenuto all’ammiraglio Cunningham. Quando poi, nel pomeriggio del 27 marzo, un idrovolante da ricognizione “Sunderland” segnalò la flotta italiana in movimento nel Mare Ionio, il Comandante della Mediterranean Fleet uscì con le sue navi da Alessandria. Quindi, manovrando con il favore dell’oscurità, diresse per portarsi a sud di Creta, nel punto ove, logicamente, l’indomani dovevano trovarsi le unità italiane per attaccare i convogli britannici. Il risultato di questa iniziativa dell’ammiraglio Cunningham, che per molto tempo rimase all’oscuro di quali fossero le forze che gli italiani stavano impiegando (la presenza della corazzata VITTORIO VENETRO fu conosciuta soltanto quando si verifico lo scontro di Gaudo) portò al tragico appuntamento notturno di Capo Matapan.
Francesco Mattesini
Francesco Mattesini, “L’operazione Gaudo e lo scontro notturno di Capo Matapan”, Capitolo VI, Ufficio Storico della Marina Militare, Roma, 1998.
— Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 93.45.193.116 (discussioni · contributi) 18:13, 25 feb 2012 (CET).
Quanto segue fa parte del mio libro “L’operazione Gaudo e lo scontro notturno di Capo Matapan” (Capitolo IX - “I movimenti delle Divisioni Navali italiane nei giorni 26 e 27 marzo”), edito dall’Ufficio Storico della Marina Militare (d’ora in poi nelle note AUSMM), Roma, 1998. Il volume, realizzato dalla Marina per una revisione storica di testi superati, e che evidentemente pochi hanno letto, si compone di ben 740 pagine tra testo, documenti, cartine, escludendo le moltissime fotografie stampate in capitoli sedicesimi.
Francesco Mattesini
Una leggenda da sfatare, e approfitto di WIKIPEDIA per farlo, è quella, orchestrata dall’ammiraglio Iachino, accusando Supermarina di essere partito da Napoli, la sera del 26 maggio, senza fargli conoscere che le tre corazzate britanniche della Mediterranean Fleet di Alessandria “erano tutte in piena efficienza”. (1)
In realtà, “l’ammiraglio Iachino era sufficientemente informato di quali erano le condizioni di efficienza delle tre corazzate della Mediterranean Fleet. Egli ne ebbe piena “conferma” proprio quel pomeriggio del 27 marzo, quando in due occasioni, alle 15.19 e alle 16.43, la Vittorio Veneto intercettò, su onda 55, il seguente telegramma trasmesso all’aria dalla stazione radiotelegrafica di Rodi:
“PL - Ore 1300 aereo 1 ricognizione strategica Egeo avvista [ad Alessandria] tre navi da battaglia due navi portaerei numero imprecisato incrociatori quadratino 2298/ rotta vera 0 velocità 0”.(2)
Nel frattempo informazioni più precise, riguardanti la situazione rilevata sul porto di Alessandria, erano arrivate a Supermarina dal X Fliegerkorps. Quest’ultimo, dopo aver consultato le fotografie scattate il 26 marzo da un ricognitore “Ju.88” della 2(F)123 e aver vagliato la situazione trasmessa in volo quel giorno 27 da un altro “Ju.88” della 1(F)121, diramò a Roma il messaggio n. 644. Esso arrivò a Maristat, che subito provvide a portarlo alla conoscenza di Supermarina e del Comando Supremo, con numero di protocollo 3778. In tale messaggio era riportata una situazione navale dettagliatissima, praticamente priva di errori rilevanti, esposta come segue:
“Riferimento telearmonica 632 (‘) di ieri (alt) Risultato esame fotografico del giorno 26/3 dalle ore 1300 alle ore 1400 su Suez ed Alessandria (alt) Situazione porto Alessandria: due navi da battaglia classe QUEEN ELIZABETH - una nave battaglia classe BARHAM - portaerei FORMIDABLE et EAGLE - un incr. classe AURORA - un incr. classe SOUTHAMPTON …” (‘) V. nostra comunicazione n. 3708”. (3)
Sulla base di questa dettagliatissima esposizione, Supermarina trasmetteva alla [corazzata] Vittorio Veneto il seguente telegramma, che fu ricevuto dall’ammiraglio Iachino alle ore 19.30:
“Da esame fotografico risulta situazione ad Alessandria ore 1800 giorno 26 marzo due n.p.a. di cui una del tipo EAGLE; tre navi da battaglia un incrociatore tipo LEANDER; undici cacciatorpediniere due sommergibili una nave appoggio sommergibili sessanta piroscafi et petroliere due Sunderland. Inoltre nave battaglia LORRAINE quattro incrociatori francesi; tre cacciatorpediniere francesi nave battaglia MALAYA in bacino”.(4)
A questo messaggio, che era in eccesso soltanto per la segnalazione della corazzata Malaya in bacino, che si trovava invece a disposizione della Forza H di Gibilterra, seguirono alle 20.20 altri due telegrammi trasmessi dal X Fliegerkorps, e ricevuti dalla Vittorio Veneto nella seguente forma:
1°) “Risultato fotografia ricognizione Alessandria ore 1130 di oggi 26: in porto tre navi battaglia, due portaerei e forze navali minori”.
2°) “Da esame fotografico ricognizioni su Alessandria ore 11.30 di oggi 27 risulta stessa situazione giorno 26 marzo meno quattro sommergibili”. (5)
Circa tre quarti d’ora più tardi, alle 23.16, arrivò a Iachino la conferma di Supermarina, sotto forma del seguente telecifrato:
“SUPERMARINA 28426 - Esame fotografico conferma in porto Alessandria Egitto alle 1130 tre navi da battaglia, due portaerei, due incrociatori, sette cacciatorpediniere (alt) 223627”. (6)
La notizia fu confermata dallo stesso Comandante in Capo della Squadra navale, che nel suo rapporto di missione scrisse:
“Alle 22.16 del 27 è stato ricevuto il messaggio 28426 col quale Supermarina ci dava la situazione delle forze inglesi ad Alessandria alle 11.30 del 27, come risultava da esame fotografico. La stessa notizia era stata ricevuta dal CAT alle 22.05”.(7)
Il fatto poi, come trasmise il X Fliegerkorps, che l’esame fotografico confermava la situazione nel porto di Alessandria riferita al giorno avanti, con la sola diminuzione di quattro cacciatorpediniere (e non sommergibili come erroneamente interpretato sulla Vittorio Veneto) significava che l’ammiraglio Iachino conosceva benissimo anche la situazione del 26 marzo, giorno in cui partì da Napoli.
Quindi egli era stato esaurientemente informato della piena efficienza delle tre navi da battaglia britanniche, che nel pomeriggio di quel giorno 27 furono individuate sia a vista e sia con riprese fotografiche da due ricognitori, uno italiano e l’altro tedesco. Si trattava di un “Cant Z.1007 bis” della 172^ Squadriglia Ricognizione Strategica e di uno “Ju.88” della 2/(F)123, i quali, partiti da Rodi, effettuarono dopo mezzogiorno i loro rilievi, poi portati nel pomeriggio a conoscenza degli Alti Comandi per la diramazione.
Per concludere, occorre ribadire che la situazione della presenza e dell’efficienza delle tre corazzate britanniche della Mediterranean Fleet non costituì mai, durante la pianificazione e lo svolgimento dell’operazione, un enigma per gli Alti Comandi dell’Asse, dal momento che le ricognizioni effettuate dal X Fliegerkorps e dall’Aeronautica dell’Egeo non avevano mancato di segnalarne la presenza in mare, fra il 24 e il 26 marzo, e in porto, ad Alessandria, nel pomeriggio del 26 e 27. Il famoso messaggio fatto arrivare a Supermarina la sera del 26, con cui il X Fliegerkorps indicava la presenza in mare delle tre navi da battaglia britanniche rilevate il giorno 24, e di cui l’ammiraglio Iachino lamentò di non essere stato messo al corrente, non era pertanto niente di più che la conferma di una situazione che si era andata ben delineando in quei giorni, e di cui il Comandante in Capo della Flotta, al pari di Supermarina, era perfettamente informato”.
Francesco Mattesini __________ (1) - Angelo Iachino,”Il punto su Matapan”, p. 137, affermazione poi confermata nelle altre sue pubblicazioni. (2) - A.U.S.M.M., Comando in Capo Squadra Navale, “Estratto dei segnali trasmessi, ricevuti intercettati”, fondo Scontri navali e operazioni di guerra, b. 27. (3) - A.U.S.M.M., “Supermarina-Arrivo in cifra”, b. 63. (4) - A.U.S.M.M., Comando in Capo Squadra navale, “Estratto dei segnali trasmessi, ricevuti, intercettati”, fondo Scontri navali e operazioni di guerra; Supermarina- “Cifra in partenza”, registro n. 7. (5) – Ibidem. (6) - A.U.S.M.M., Ammiraglio Iachino, “Riassunto sommario dell’operazione e Comando in Capo Squadra Navale, Rapporto sulle operazioni dei giorni 26-27-28-29 marzo 1941 – XIX”, fondo Scontri navali e operazioni di guerra, b. 27 e 28 bis. (7) - Ibidem.
Francesco Mattesini
“La partecipazione tedesca alla Guerra aeronavale nel Mediterraneo” (coautore per la parte politica Alberto Santoni), Edizioni dell’Ateneo & Bizzarri, Roma, 1980, 2^ Edizione, Alberelli, Parma, 2005.
“La battaglia d’Inghilterra”, Edizioni dell’Ateneo, Roma, 1982.
“Il giallo di Matapan” Edizioni dell’Ateneo, Roma, 1985.
“La battaglia aeronavale di mezzo agosto”, Edizioni dell’Ateneo, Roma, 1985.
“La battaglia di Punta Stilo”, Ufficio Storico della Marina Militare, Roma: 1^ edizione 1990, 2^ edizione 2001 (rivisitata).
"Betasom. La guerra negli Oceani (1940-1943"), Ufficio Storico della Marina Militare, 1^ edizione 1993, 2^ "edizione 2002 (rivisitata).
“Le direttive tecnico-operative di Superaereo”: volume I, tomo 1° e 2° (Aprile 1940 – Dicembre 1941), Stato Maggiore Aeronautica Ufficio Storico, Roma, 1992; volume II, tomo 1° e 2° (gennaio 1942 – settembre 1943), Stato Maggiore Aeronautica Ufficio Storico, Roma, 1992.
“L’operazione Gaudo e lo scontro notturno di Capo Matapan”, Ufficio Storico della Marina Militare, Roma, 1998.
“La battaglia di Capo Teulada”, Ufficio Storico della Marina Militare, Roma, 2000.
“L’atività aerea italo-tedesca nel Mediterraneo. Il contributo del “X Fliegerkorps” “, Stato Maggiore dell’Aeronautica Ufficio Storico, Roma, 1995, 2^ edizione 2003 (riveduta e considerevolmente ampliata).
“Corrispondenza e Direttive tecnico operative di Supermarina – Scacchiere Mediterraneo”: Volume I, tomo 1° (maggio 1939 – luglio 1990), tomo 2° (agosto 1940 – dicembre 1990), Ufficio Storico della Marina Militare, Roma, 2000; Volume II, tomo 1° (gennaio 1941 – giugno 1941), tomo 2° (giugno 1941 – dicembre 1941), Ufficio Storico della Marina Militare, Roma, 2002. Consegnato per la stampa il 3° Volume, su quattro tomi, (gennaio – dicembre 1942); in preparazione, su tre tomi, il 4° Volume (gennaio – settembre 1943).
“La Marina e l’8 settembre”, I Tomo “Le ultime opera zioni offensive della Regia Marina e il dramma della Forza Navale da Battaglia”; II Tomo “Documenti”, Ufficio Storico della Marina Militare, Roma, 20002.
Le notizie, trasmesse in forma originale come sono stampate nei libri e nei saggi degli Uffici Storici, sono da me riportate per vostra informazione e per vostro convincimento, e servono soltanto per essere aggiustate o sintetizzate nella Fonte, come avete fatto in Matapan per le informazione sulle tre corazzate britanniche efficienti, trasmesse all’ammiraglio Iachino. Capisco benissimo che non si può occupare troppo spazio. Per quanto riguarda la Marina non credo che farebbe opposizione se chiedessimo il permesso, perché sarebbe suo interesse come elemento di divulgazione delle sue opere. L’importante è fare sempre citazioni, come noi facciamo quando ci serviamo di scritti di altri autori, soprattutto se sono stati protagonisti. In questo caso occorre per forza di rifarci al pezzo originale. Poi occorrerebbe anche essere più elastici, come ho sempre fatto io, e non offendersi se altri si sono serviti un testo e di cartine, già riportate in Internet, dove le notizie devono essere alla portata di tutti, altrimenti è meglio non metterle. Recentemente un intero mio saggio di ben 135 pagine (“Come si arrivò all' 8 settembre 1943 - testo e note)” e stato riportato da un sito all’altro, ed a me è stato chiesto se non avevo nulla da obiettare quando già il saggio era in rete. Ho risposto che, essendo in forma originale e da me firmato, ne ero lusingato. Francesco Mattesini — Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 93.45.225.146 (discussioni · contributi) 06:42, 28 feb 2012 (CET).
Non conosco l’ufficiale firmatario, ma se ho compreso bene lui parla di sfruttamento delle foto “a fine di lucro”. Questo può significare che una foto del sito M… non può essere pubblicata, in libri o riviste, senza la richiesta autorizzazione. Mi sembra un controsenso, anche perché le foto circolano da decenni e occorrerebbe sapere come fanno a stabilire che sono loro; a meno che non ci sia un timbro sulla foto stessa. Per una foto con dicitura L…, pubblicata in un Saggio (non mio), dei signori vennero a protestare risentitamente, e questo si comprende dal momento che all’epoca si facevano pagare ogni foto di guerra acquistata da loro ben 100.000 lire. Le sembra corretto, dal momento che per i documenti fotografati negli archivi vi è ormai libertà di stampa!
Probabilmente l'argomento esula un po', ma lo scrittore bellunese ha partecipato alla battaglia come corrispondente di guerra del Corriere della Sera. Dovrebbero essere stati pubblicati in raccolta i suoi quaderni. Non so se il loro contenuto possa aiutare a migliorare la voce ma penso che potrebbe esserci anche solo un cenno. Il buttafuoco : cronache di guerra sul mare / Dino Buzzati Milano : A. Mondadori, 1992.Davide--95.244.160.186 (msg) 11:21, 5 nov 2012 (CET)
Sono entrato di recente in possesso del libro di Buzzati, e un riferimento a Matapan c'è. E' contenuto nell'articolo titolato "Un Comandante" dedicato probabilmente all'Ammiraglio Cattaneo. Ma è un articolo di straordinaria bellezza letteraria senza un vero e proprio taglio storico. Ripercorre gli eventi di quella notte come la trama di un romanzo, ma con pochi dati storici, mancano infatti i nomi le ragioni e qualsiasi altro elemento utile da punto di vista storico anche se fotografa fedelmente il pathos di quella triste vicenda. E' una impostazione condizionata dalla censura, cui andavano indirizzati gli scritti per avere il placet sulla loro pubblicazione e sull'episodio di Matapan la censura fu severissima. Tra i riferimenti nello scritto di Buzzati con un sicuro valore storico, uno è quello in cui parlando della divisione comandata dall'Ammiraglio Cattaneo dice" Ciò che del resto era previsto.........infatti quelle navi avrebbero dovuto fare da retroguardia, coprire a distanza il grosso delle nostre truppe". Questo non mi era mai capitato di leggerlo in nessuno scritto sull'argomento. Ci sono inoltre alcuni particolari, in qualità di testimone oculare, sull'ultimo attacco degli aerosiluranti ed altre dichiarazioni di personaggi (senza nome) coinvolti nella vicenda. In definitiva una ricostruzione di quella notte incentrata sulla figura di Un Comandante di cui non si fa il nome, che finisce col morire insieme alla propria nave. Un articolo con pochi spunti storici ma che meglio di ogni altro scritto fa capire la profondità del dramma di quella notte. Antonio Turco 5 gennaio 2015
Non so se sia una buona idea spostare il testo, penso invece il contrario. Se ogni episodio storico fosse accompagnato da una descrizione di un grande scrittore, così come succede con Matapan e Buzzati, credo che la Storia assumerebbe un valore più alto, perchè entrerebbe ancora più completamente nella considerazione di un lettore. Di Matapan sto leggendo tutto quello che passa da dieci anni, emotivamente coinvolto per il coinvolgimento di un mio zio, ma vedo solo parole e nessuna volontà di arrivare alla verità. Cosa c'è di storico in tutto questo ? Antonio Turco 7 gennaio 2015
Ok facciamo così: se mi dai una mail ti mando il testo di Buzzati, deciderai dopo averlo letto qual è la sua collocazione più consona. D'accordo ? In ogni caso se dovesse essere spostato il mio post dovrebbe a maggior ragione essere eliminata la voce "Dino Buzzati", non si capisce, altrimenti, che senso abbia.
... credo poi che sud sia sud-est ed inoltre esprimerei queste distanze in miglia per coerenza col resto dell' articolo
caro franz, vedo che sei velocissimo a recepire i miei suggerimenti. io pero' mi connetto saltuariamente perche' non ho internet a casa e lo faccio dalla biblioteca o dal mercatino. pietro
ah, la marina militare ha rettificato la voce del Di Giussano - se mi dai una e-mail ti mando la foto con cui mi hanno ringraziato per la segnalazione.
suggerirei ancora
se ci fosse in wikipedia un link per condensatori ...
secondo Iachino 1969 e Giorgerini 2001 l' attacco al crepuscolo fu fatto solo da aerosiluranti (ossia senza bombardieri), un mix di S ed A, decollati sia da Maleme che dalla Formidable; non saprei dire se quelli partiti da Maleme erano della RAF o distaccati dalla marina
giorgerini 2001 cita la scarsita' di combustibile per la posizione arretrata dei caccia di Cattaneo.
Iachino 1969 dice che i Fulmar non si gettarono sulla VV ma neutralizzarono le armi AA dei cacciatorpediniere. mi pare illogico, ma lui era presente ... (ma devo verificare, dove scrivo non ho i libri)
**** TESTO RAGIONEVOLMENTE DEFINITIVO ***
A partire dalle 14:30, una serie di attacchi aerei britannici si scatenarono sulla squadra italiana, condotti sia dagli aerosiluranti della Formidable sia dai bombardieri della Royal Air Force decollati dagli aeroporti greci, ma i primi otto (due contro il Vittorio Veneto, due contro la III Divisione incrociatori e quattro contro la I) non colpirono alcuna nave [1].Ebbe successo, invece, il terzo attacco contro l'ammiraglia italiana, iniziato attorno alle 15:15, che fu condotto simultaneamente dalle due forze: cinque aerosiluranti (tre Albacore e due Fairey Swordfish) e due caccia Fulmar della Formidable poterono avvicinarsi quasi indisturbati al Vittorio Veneto perche' le navi italiane si preparavano a fronteggiare un imminente attacco dei bombardieri Bristol Blenheim della RAF. Mentre i caccia si buttavano in picchiata sulla corazzata per distrarre i serventi della contraerea, i tre Albacore si disposero a ventaglio davanti alla prua della nave per lanciare un attacco da più direzioni [2]; due degli aerosiluranti lanciarono i loro ordigni da distanza eccessiva e mancarono il bersaglio, ma l'apparecchio del capitano di corvetta Dalyell-Stead lo fece da meno di 1.000 m, finendo abbattuto subito dopo dalla contraerea italiana con la perdita dei tre membri dell'equipaggio [3]. Il Vittorio Veneto cercò senza successo di schivare questo ordigno, che strusciò contro la prua ed esplose a poppa all'altezza della prima elica sinistra, più o meno intorno alle 15:19. L'albero motore esterno sinistro si spezzò e quello interno si fermò a causa delle infiltrazioni e la nave imbarcò 4.000 t d'acqua a poppa, sbandando di 6° a sinistra [4]. A causa dell' allagamento il timone secondario sinistro si blocco' perche' si fermarono le sue pompe, mentre le macchine di dritta funzionarono ancora dieci minuti fino alle 15:30 e poterono essere riavviate alle 15:36; alle 16:42 venne riattivata una pompa del timone e la nave fu di nuovo in grado di governare; alle 17:13 furono raggiunti e mantenuti i 19 nodi [5]
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: non è stato indicato alcun testo per il marcatore regiamarinaitaliana-Disfatta-Matapan
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: non è stato indicato alcun testo per il marcatore regiamarinanet-Inseguimento
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Caro [@ Franz van Lanzee] vorrei fare qualche modifica ...
Il testo contiene
fatto clamorosamente smentito l'8 marzo dall'annuncio tedesco di affidare il comando del costituendo Afrika Korps ... alla conferenza navale di Merano del 13 e 14 febbraio, ... Supermarina, il cui principale impegno bellico fino ad allora era stata la scorta ai quotidiani convogli che rifornivano le truppe italiane e >>> tedesche <<< in Africa settentrionale, in Albania e nel Dodecanneso ....
credo che tedesche vada tolto dato che siamo prima dell' 8 marzo e non credo ce ne fossero in A e D.
Secondo Petacco (Battaglie navali ...) e Iachino (punto su Matapan) i caccia della XIII uscirono da Messina per rilevare quelli della X che ci entrarono (e poi uscirono per scortare il Veneto al rientro, ma questo devo confermarlo)
la tabella delle perdite dice DUE aerosiluranti (e mancano i danni all' Oriani). mi potete confermare 1 o 2?
la foto del Veneto che spara dice creato 27-03-1942 -- sulla WIKI inglese e` anche peggio: 27-03-1941, OSSIA PRIMA della battaglia
Direi che la parte finale di "Le conseguenze" abbia la giusta collocazione in "Cause di una sconfitta". A questo punto riordinerei la cause, ordinandole dalla piu` concettuale (economicita`, mancata sorpresa) alla piu` materiale (viaggiare a 15 nodi)
C'e' anche qualcosa di piu` *** su cui vi interpellero` in un prossimo futuro.
Suppongoche (msg) 19:02, 6 mar 2021 (CET)