(FR)

«...la dissuasion, c'est tout simplement l'assurance-vie de notre nation...»

(IT)

«...la dissuasione, è semplicemente l'assicurazione sulla vita della nostra nazione...»

Armi di distruzione di massa Per tipo Armi biologiche Armi chimiche Armi nucleari Armi radiologiche
bomba AN-11.
Mirage IV.
missile S3.
AMX 30 Pluton.
missile M20.
S611 Le Redoutable.
Il sottomarino lanciamissili nucleare Le Vigilant della classe attualmente in servizio
Comparazione dei diversi sistemi d'armamento: a sinistra, SNLE equipaggiato con il missile M4. Al centro, SNLE-NG col missile M45. A destra il futuro missile M51
Un Dassault Mirage 2000N
Simulacro del missile aria-terra ASMP-A

La forza di dissuasione nucleare francese (in francese: force de dissuasion nucléaire française), chiamata anche forza d'urto[2] (in francese: force de frappe), fu un progetto avviato nel 1958 durante la Guerra Fredda, quando Félix Gaillard, Presidente del Consiglio sotto la presidenza di René Coty, decise di dotare la Francia di una forza di dissuasione nucleare.

Nello stesso anno ritornò al potere il generale Charles de Gaulle (prima come Presidente del Consiglio poi come Presidente della Repubblica), il quale decise di far fallire l'accordo tripartito e di dare alla Francia un "deterrente nucleare" autonomo. La dissuasione è considerata un pilastro della politica di difesa francese.

Storia

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Il secondo dopoguerra

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Durante gli anni 1950 due avvenimenti internazionali come la guerra d'Indocina e la crisi di Suez avevano convinto il governo che per ottenere risultati rilevanti in politica estera avrebbe dovuto dotarsi di una propria forza militare abbastanza potente da poter condizionare le scelte di qualunque paese; il deterrente nucleare fu la risposta a questa esigenza.

Si presentarono subito due problemi: le scarse capacità dello stato transalpino e l'impossibilità di ritardare i progetti atomici delle altre potenze europee. Conseguentemente, dopo il fallimento dell'accordo tripartito, fu presa la decisione di collaborare con Israele, il quale stava muovendo i primi passi verso la creazione di un proprio armamento. Nonostante la crisi di governo francese, culminata con le dimissioni del premier Guy Mollet nel 1957 e il successivo ritorno al potere di Charles De Gaulle, il processo di armamento atomico non subì alcun rallentamento. Così la Francia fornì allo stato mediorientale il materiale per la produzione di un grande reattore nucleare che Israele costruì a Dimona, nella regione settentrionale del deserto del Negev. Un elemento fondamentale per il successo di questo progetto era la fornitura di acqua pesante che la Francia ottenne dalla Norvegia dietro l'assicurazione che lo avrebbe usato per soli scopi civili.

Gli anni '60 e la triade nucleare

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La visione nucleare di Charles de Gaulle consisteva nello sviluppo di una triade nucleare, ovvero di un sistema di deterrenza basato sulle tre componenti: aerea, terrestre, marina.

Quando nel 1960, probabilmente grazie all'uso di aerei spia, gli Stati Uniti vennero a conoscenza dell'esistenza del reattore di Dimona ci fu una crisi nel rapporto tra Francia e Israele culminato ufficialmente con la chiusura della collaborazione non appena terminato l'assemblaggio e la messa in funzione della centrale atomica nel 1962.

I test nucleari

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Il 13 febbraio 1960 ci fu il primo esperimento nucleare (Gerboise bleue) con l'esplosione nel deserto nordafricano (nella provincia di Adrar) di un ordigno atomico di 70kt, mentre il 24 agosto 1968 lo stato francese fece il 30º test facendo esplodere la sua prima bomba H (opération Canopus) sopra atollo di Fangataufa. Dopo una lunga pausa gli esperimenti continuarono con l'esplosione di un altro ordigno (205º test) il 5 settembre 1995 sotto l'atollo di Mururoa nell'oceano pacifico. Il 210º e ultimo test (Xouthos) è stato il 27 gennaio 1996 sotto l'atollo di Fangataufa.

La Francia, dal 1960 al 1996, ha condotto 210[4] esperimenti nucleari: di cui 17 nel deserto del Sahara e 193 nella Polinesia francese.[5]
Gli esperimenti sono cessati in seguito alla firma, nel 1996, da parte della Francia del Comprehensive Test Ban Treaty, che proibisce le esplosioni nucleari; i test possono proseguire (e proseguono) attraverso programmi di simulazione (programma Simulation con il supercomputer TERA-10, l'installazione Airix e il progetto Laser Mégajoule).

Gli anni 2000

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Nel 1996 i mezzi della dissuasione nucleare sono stati ridefiniti dal presidente Chirac per adattarli al contesto geopolitico internazionale[6]. Ciò ha comportato:

L'arsenale atomico, che costa allo stato circa 3 miliardi di euro all'anno per il solo mantenimento, contava nel 2004 circa 348[7] ordigni pronti ad essere lanciati. Questi possono essere imbarcati su alcuni sottomarini e su aerei presenti sia nelle basi militari che sul ponte della Charles de Gaulle.

Obiettivi

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La base della dottrina francese è la volontà di dare alle armi nucleari un ruolo fondamentalmente politico. Tale ruolo è quello di "evitare la guerra": le armi nucleari non possono essere un mezzo di coercizione o un'"arma da usare" (vale a dire un'arma utilizzata allo stesso modo di altre) bensì sono uno strumento per poter affermare sulla scena internazionale che la Francia non dipende da qualsiasi altro Paese per quanto riguarda la propria sopravvivenza.

Il principio della deterrenza non è quello di vincere un conflitto, ma di evitare che questo si inneschi. Si tratta di una dottrina basata da una parte sulla volontà politica e dall'altra parte su mezzi materiali (testate nucleari e i loro vettori).[6]

Una direttiva presidenziale del 16 dicembre 1961 ha chiesto alle forze nucleari di essere in grado "di infliggere all'Unione Sovietica una significativa riduzione, pari a circa il 50% della sua funzione economica". L'attacco della Francia non può essere redditizio. In una dichiarazione all'inizio del programma Charles de Gaulle spiega:

(FR)

«Dans dix ans, nous aurons de quoi tuer 80 millions de Russes. Eh bien je crois qu'on n'attaque pas volontiers des gens qui ont de quoi tuer 80 millions de Russes, même si on a soi-même de quoi tuer 800 millions de Français, à supposer qu'il y eût 800 millions de Français»

(IT)

«In dieci anni noi ne avremo abbastanza per uccidere 80 milioni di Russi. E bene, io penso che non si attaccano volentieri persone che sono in grado di uccidere 80 milioni di Russi, anche se essi stessi sono in grado di uccidere 800 milioni di Francesi, supponendo che vi siano 800 milioni di Francesi»

La Francia adottò la teoria del generale Pierre Gallois della dissuasion du faible au fort (dissuasione del debole sul forte)[9], ossia la prospettiva strategica che un attacco da parte sovietica avrebbe comunque significato la totale distruzione per entrambe le parti.

Nelle sue memorie, l'ex presidente Valéry Giscard d'Estaing ha citato una simile entità, indicando che aveva ritenuto:

(FR)

«comme objectif pour notre frappe stratégique la destruction de 40 % des capacités économiques de l’Union soviétique situées en deçà de l’Oural et la désorganisation de l’appareil de direction du pays»

(IT)

«come obiettivo per la nostra forza strategica la distruzione del 40% delle capacità economiche dell'Unione Sovietica situate al di qua degli Urali e la disorganizzazione della struttura di direzione del paese»

In un discorso pronunciato l'8 giugno 2001 presso l'Institut des hautes études de Défense nationale (IHEDN), il presidente della Repubblica francese, Jacques Chirac, ha delineato il suo approccio alla politica di difesa. Egli ha ribadito che « la nostra sicurezza è e sarà garantita soprattutto dalla dissuasione nucleare. Questo è vero oggi e lo sarà ancora di più domani ». La dissuasione è la garanzia che « la sopravvivenza della Francia non sarà mai messa in pericolo da una grande potenza animata da intenzioni ostili e pronta a usare tutti i propri mezzi per concretizzarli ». Essa deve inoltre « permetterci di affrontare le minacce che potrebbero rappresentare per i nostri interessi vitali alcune potenze regionali dotate di armi di distruzione di massa ». Il presidente ha ribadito che la dottrina della dissuasione è fondata sul rifiuto di concepire l'arma nucleare come un'arma da usare sui campi di battaglia.[6]

Il 19 gennaio 2006, il presidente della Repubblica francese Jacques Chirac, viaggiando sulla base di sottomarini nucleari a Île Longue, conferma (dopo il suo intervento nel giugno 2001) che l'uso di armi nucleari contro « i leader di Stati che utilizzano mezzi terroristici contro di noi » e anche contro « coloro che si consideri usino armi di distruzione di massa » potrebbe essere presa in considerazione. Tuttavia, egli insiste sul fatto che le armi nucleari non sono armi convenzionali. E che la Francia, al fine di ridurre al minimo l'impatto sulla popolazione civile, sta sviluppando missili con una maggiore flessibilità come ad esempio i missili M51 (mare-terra) e ASMP-A (aria-terra).

In questo discorso, il presidente della Repubblica francese Jacques Chirac ha affermato in particolare che gli interessi vitali dello Stato, difeso dalla force de frappe, comprendono (gli interessi vitali non sono mai apertamente definiti) i paesi alleati della Francia, spianando la strada per una vera e propria difesa europea.

Il 21 marzo 2008, il presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy si fa difensore della solidità della dottrina francese in termini di deterrenza nucleare, che resta "obiettivo", nel senso di "in tutto il mondo", escludendo attacchi preventivi perché è "puramente difensiva"[11].

Le forze utilizzate

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Le componenti

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La dissuasione nucleare francese, dopo l'abbandono della componente terrestre (basata sui missili IRBM del Plateau d'Albion e SRBM della Force Hadès), è organizzata in 2 componenti, una sottomarina e l'altra aerea, quest'ultima opera sia da basi terrestri che da portaerei:

Force Océanique STratégique (FOST)
La FOST, attiva dal 1971, è basata sui 4 sottomarini della classe Le Triomphant che imbarcano ognuno 16 missili M51, questa componente è sempre operativa in quanto un sottomarino è sempre perennemente in missione.
Forces Aériennes Stratégiques (FAS)
La FAS, attiva dal 1964, è basata su 2 squadriglie di Rafale, supportati da 14 aerocisterne C-135FR, dotati di 54 missili ASMP-A, questa componente è sempre attiva ed in allerta permanente.
Force Aéronavale Nucléaire (FANu)
La FANu, attiva dal 1978, è basata su 2 flottiglie di Rafale M, imbarcati sulla Charles de Gaulle (R 91) e dotati di missili ASMP-A, questa componente non è sempre attiva, dipende dalla disponibilità della portaerei e opera come complemento della FAS, la FANu costituisce il terzo pilastro della dissuasione nucleare francese.

Le strutture

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Forces aériennes stratégiques (FAS)
è la forza dell'Armée de l'air incaricata dei missili ASMP-A e in passato anche degli IRBM (dal 1964).
Force océanique stratégique (FOST)
è la forza della Marine nationale incaricata dei missili SLBM (dal 1971).
Forces aériennes tactiques (FATac)
era la forza dell'Armée de l'air incaricata delle bombe tattiche AN-52 (1972-1991).
Force Hadès / Artillerie Nucléaire Tactique (ANT)
era la forza dell'Armée de terre incaricata dei missili tattici Pluton e Hades (1974-1996).
Force aéronavale nucléaire (FANu)
è la forza dell'Aéronautique navale basata sulla portaerei (dal 1978).
Commissariat à l'énergie atomique et aux énergies alternatives (CEA)
Centre interarmées d'essais d'engins spéciaux (CIEES)
DGA Essais de missiles (DGA EM)

I luoghi

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I luoghi di fabbricazione di testate nucleari, di comando e le basi dei vettori nucleari sono situati in luoghi diversi sul territorio francese:

operativi e attivi:
dismessi:

Arsenale nucleare

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Tabella[13]
Date Comp. Tipo Vettore Missile
Bomba
Testata
1964-1967 FAS Bomba Mirage IVA AN-11 60 kt
1967-1988 FAS Bomba Mirage IVA AN-22 70 kt
- FAS MRBM S1 Albion S1 -
1971-1983 FAS IRBM S2 Albion S2 MR 31
1971-1979 FOST SLBM Le Redoutable M1 MR 41
1972-1988 FATac Bomba Mirage IIIE AN-52 MR 50 CTC
(AN-52 CTC)
1973-1991 FATac Bomba Jaguard A AN-52 MR 50 CTC
(AN-52 CTC)
1974-1979 FOST SLBM Le Redoutable M2 MR 41
1974-1993 ANT SRBM AMX-30 PLUTON Pluton MR 50 CTC
(AN-51 CTC)
1976-1978 FOST SLBM Le Redoutable M20 TN 60
1978-1991 FANu Bomba Super Étendard AN-52 MR 50 CTC
(AN-52 CTC)
1978-1993 FOST SLBM Le Redoutable M20 TN 61
1980-1986 FAS IRBM S3 Albion S3 TN 61
- FAS IRBM S4 Albion S4 TN 61
1985-1997 FOST SLBM Le Redoutable M4A TN 70
1986-1996 FAS ASM Mirage IVP ASMP TN 80
1988-2005 FOST SLBM Le Redoutable M4B TN 71
1988-2012 FAS ASM Mirage 2000N ASMP TN 81
1989-2012 FANu ASM Super Étendard ASMP TN 81
1991-1996 ANT SRBM Système Hadès / R 380 Hadès TN 90
1997-2017 FOST SLBM Le Triomphant M45 TN 75
- FOST SLBM Le Triomphant M5 TN 76
2009-2018 FAS ASM Mirage 2000N ASMPA TNA
2009- FAS ASM Rafale B ASMPA TNA
2010- FANu ASM Rafale M ASMPA TNA
2010- FOST SLBM Le Triomphant M51.1 TN 75
2017- FOST SLBM Le Triomphant M51.2 TNO
Missili strategici
Missili tattici e pre-strategici
Ogive nucleari

La testata TNA è la più potente dell'arsenale, con una potenza massima di 300 kt.

Gli armamenti

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Al 15 agosto 2004, l'Observatoire des armes nucléaires françaises stimava[14], in assenza di dati pubblici, un totale di 348 testate, di cui:

Al 2015, l'arsenale contava meno di 300 ogive, 48 missili M51 e 54 missili ASMPA, come annunciato dal presidente François Hollande.[17] Secondo le stime del Bulletin of the Atomic Scientists, la Francia ha raggiunto un picco di circa 540 testate nel 1992.[18]

Programmi in corso

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Molti programmi sono in corso nel 2008:

Note

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  1. ^ (FR) Direction des applications militaires - En quelques mots, su www-dam.cea.fr. URL consultato il 15 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2015).
  2. ^ Traduction frappe, su Dictionnaire Français-Italien Larousse, Larousse. URL consultato il 22 marzo 2011.
  3. ^ R. E. Utley, The French Defence Debate: Consensus and Continuity in the Mitterrand Era, 978-1-349-41939-5, 978-0-230-59564-4, Palgrave Macmillan UK, 2000.
  4. ^ Les essais nucléaire français, su Capcomespace. URL consultato il 2 settembre 2012.
  5. ^ (FR) Listing des essais nucléaires français, su capcomespace.net. URL consultato il 30 ottobre 2010.
  6. ^ a b c (FR) Direction des applications militaires - Dissuasion, su www-dam.cea.fr. URL consultato il 15 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2015).
  7. ^ (FR) Etat des forces nucléaires françaises au 15 août 2004, su obsarm.org, 15 agosto 2004. URL consultato il 14 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2011).
  8. ^ Cité dans Général François Maurin, « La mise en place de la triade stratégique (Mirage IV, SSBS Albion, SNLE) et des chaînes de contrôle », Université de Franche-Comté – Institut Charles de Gaulle, p. 229
  9. ^ (FR) LA DISSUASION NUCLÉAIRE FRANÇAISE : GENÈSE ET ACTUALITÉ (PDF), su asmp.fr, http://www.asmp.fr - Académie des Sciences morales et politiques., 15 febbraio 2002. URL consultato il 16 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 21 novembre 2008).
  10. ^ Forces aériennes stratégiques Archiviato il 28 luglio 2011 in Internet Archive., Serge Gadal, Economica, 2009
  11. ^ (FR) Discours du président de la République française du 21 mars 2008 (PDF), su elysee.fr. URL consultato il 30 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2008).
  12. ^ a b (FR) L'Elysée - Le poste de commandement Jupiter, su linternaute.com. URL consultato il 5 giugno 2009.
  13. ^ (FR) Bombes et têtes nucléaires françaises retirées du service, en service et futures, su obsarm.org, 15 agosto 2004. URL consultato il 21 novembre 2009.
  14. ^ (FR) État des forces nucléaires françaises au 15 août 2004, su obsarm.org, 15 agosto 2004. URL consultato il 21 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2011).
  15. ^ (FR) Mise en service opérationnelle: Rafale/ASMP-A, su defense.gouv.fr, defense.gouv.fr/air, 13 luglio 2010. URL consultato il 18 luglio 2010.
  16. ^ SNLE sta per « Sous-marin Nucléaire Lanceur d'Engins » e NG sta per « Nouvelle Génération »
  17. ^ Zone militaire, Le président Hollande dévoile les capacités nucléaires françaises, su opex360.com, 19 febbraio 2015. URL consultato il 20 febbraio 2015 (archiviato il 1º ottobre 2015).
  18. ^ (EN) Robert S. Norris e Hans M. Kristensen, Global nuclear weapons inventories, 1945–2010, in Bulletin of the Atomic Scientists, vol. 66, n. 4, 2010, pp. 77-83, DOI:10.2968/066004008.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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