Col termine gergale harem (ハーレム?, hāremu) o harem mono (ハーレムもの?, hāremu mono) si vuole descrivere quel sottogenere di anime e manga in cui un protagonista maschile si trova "amorosamente" circondato da tre o più membri del sesso opposto;[1] quando il senso viene invertito (una protagonista femminile circondata da maschi) si parla di gyaku harem (逆ハーレム?, gyaku hāremu).[2] Sue varianti più recenti includono anche lo yuri e lo yaoi, con la rimozione dei personaggi di sesso opposto (ad esempio in Gakuen Heaven).
Lo scenario più comune è ben espresso (per citare solo alcuni esempi) nelle opere: Oh, mia dea!, Chi ha bisogno di Tenchi?, To Love-Ru, High School DxD, Sister Devil, Suzuka, Love Hina, Sempre più blu, Rosario + Vampire e Kämpfer: in questo tipo di storie la maggior parte delle donne sono innamorate e lottano per conquistare il cuore del personaggio principale.
Il termine deriva dalla parola araba Ḥarīm (ﺣﺮﻳﻢ), propriamente significa «luogo inviolabile», presso i musulmani, la parte della casa o dell’appartamento riservato alle donne e ai bambini (analogo al gineceo dell'antica Grecia), ma per estensione è arrivato a significare "gruppo di donne dedite ad un solo uomo".[3]
Poiché il romanticismo è di rado l'obiettivo principale di tutta la serie[4], il concetto ed il significato di harem viene a risultare alquanto ambiguo: il tratto più distinguibile è senza dubbio il gruppo femminile che accompagna, ed in alcuni casi convive, col ragazzo. Quando si presenta un rapporto d'intimità, questo deve essere composto da un numero maggiore di tre persone (che oltrepassi quindi il più comune triangolo amoroso).
Inoltre possono anche esservi più d'un ragazzo, fintanto che questi occupano un posto minore nella storia, od inscenano col protagonista un rapporto "oscuramente ambiguo".[1]
La forma harem è spesso criticata per l'uso eccessivo di luoghi comuni riguardanti i personaggi, ed i vari riferimenti sessuali presenti possono talora risultare inutili ed introdotti al solo scopo di soddisfare una certa tipologia di pubblico (fanservice). Altre critiche derivano anche dalla tendenza a ritrarre negativamente i personaggi femminili, che spesso tendono ad usare la violenza in maniera del tutto gratuita; tutto questo è visto come essenzialmente ripetitivo e fondamentalmente sessista.[5]