La Jornada del Muerto (in spagnoloviaggio del morto[2][3] o strada del morto[4]) è il nome dato originariamente dai conquistatori spagnoli al tratto di strada di circa 160 km che attraversava il bacino endoreico del deserto della Jornada del Muerto, situato nello stato del Nuovo Messico, negli Stati Uniti d'America.
L'ecoregione del deserto della Jornada del Muerto è un'ampia striscia di territorio piatto e arido, lunga 160 km da nord a sud. Il deserto si estende tra i Monti Oscura e la Sierra de San Andrés a est, la Sierra de Fray Cristóbal e la Sierra del Caballo a ovest. A ovest le montagne bloccano l'accesso al Rio Grande, la più estesa e costante fonte di acqua della regione.
Il deserto della Jornada del Muerto è tuttora praticamente disabitato e privo di sviluppo. A est della parte più meridionale del deserto è stata piantata la stazione scientifica Jornada Basin LTER, che svolge studi sull'ecologia del deserto, la gestione del territorio, la fisiologia delle piante della locale flora e altri argomento correlati.
Il 16 luglio 1945 presso il Trinity Nuclear Test Range, fu fatta esplodere la prima bomba atomica della storia.
^Earth Sciences and Image Analysis, NASA-Johnson Space Center. 29 December 2003
^Wormser, Richard Edward (1966) The Yellowlegs: The Story of the United States Cavalry Doubleday, Garden City, N.Y., page 70, OCLC952640
^Wislizenus, Frederick Adolph (1969), Memoir of a Tour to Northern Mexico: Connected with Col. Doniphan's Expedition, in 1846 and 1847 Rio Grande Press, Glorieta, NM, page 38, OCLC51436, originally published in 1848 by the U.S. Government, Tippin & Streeper, printers, Washington, D.C.
^But recently historian Fray Angélico Chávez of Santa Fe has pointed out that the Spanish phrase actually means the "Route of the Dead Man." Simmons, Marc (1978) Taos to Tomé: True Tales of Hispanic New Mexico Adobe Press, Albuquerque, N.M., page 28, ISBN 0-933004-04-4
Crumpler, L. S., and J. C. Aubele, (1990), Jornada del Muerto, New Mexico, in Volcanoes of North America, C. A. Wood and J. Kienle. eds., Cambridge University Press, Cambridge, p. 309-310.