La Monte Thornton Young (Bern, 14 ottobre 1935) è un compositore, musicista e artista statunitense. Young viene generalmente ricordato per essere stato il primo compositore minimalista.[1]

Biografia

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Iniziò a suonare il sassofono all'età di sette anni.[2] Dopo essersi interessato al jazz (si appassionò alla musica di Eric Dolphy, John Coltrane e altri)[3] studiò all'Università della California, a Los Angeles, con Leonard Stein interessandosi alla musica di Anton Webern ed all'etnomusicologia.[4] Studiò privatamente sassofono e clarinetto con William Green nonché contrappunto e composizione con Leonard Stein.[5] Uno dei suoi insegnanti, Seymour Shifrin, organizzò la sua prima esibizione nel 1958 nella quale eseguì il brano Trio for Strings.[2] Nel 1959 si trasferì a Darmstadt dove divenne allievo di Karlheinz Stockhausen e si ispirò alla musica di Cage. L'anno seguente si trasferì a New York per studiare musica elettronica alla New York School for Social Research con Richard Maxfield, dove entrò in contatto con il movimento Fluxus di George Maciunas,[3] un progetto multimediale che, oltre a proporre una musica estremamente sperimentale ai confini del solipsismo[6], esplorava nuovi modi di fare spettacolo attraverso improvvisazioni strumentali, partiture grafiche e verbali, recitazione e proiezioni di diapositive. Nel 1961 tenne un corso di conferenze sulla guerriglia, accompagnate da musica elettronica, alla New School for Social Research di New York, e curò la pubblicazione del bimestrale S.M.S. di New York[5] Le sue prime opere apparvero in un numero speciale della rivista Beatitude intitolato An Anthology (1963), che raccoglieva partiture, saggi, poesie, arte concettuale e progetti coreografici di vari artisti: Earle Brown, Dick Higgins, Christian Wolff, Richard Maxfield e dello stesso Young.[4] Nel 1963 sposò la pittrice Marian Zazeela con la quale organizzò spettacoli multimediali (Sound/Light Environments)[5] destinati a maturare nella fondazione, avvenuta negli anni sessanta, del gruppo musicale e progetto Theatre of Ethernal Music.[7] Nel 1969, pubblicò i suoi Selected Writings.[8] Dopo essersi interessato alla musica vocale dell'India del nord, studiò, durante gli anni settanta le tecniche vocali tradizionali dell'India assieme al maestro Pandit Pran Nath.[3][9] Nel 1971 venne nominato direttore del Kirana Center for Indian Classical Music[10] Ispirandosi alla musica blues, Young fondò negli anni novanta la Forever Blues Band con la quale pubblicò un solo album: Just Stompin' (1993).[2]

Il Theatre of Eternal Music

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Il concentrare l'attenzione su singoli eventi, il ridurre il discorso musicale ad un'essenza concettuale (ovvero ad un evento singolo che si protrae per un tempo indefinito),[11] il basare le proprie composizioni sul concetto di suono,[12] e il conseguente distacco dalle teorie di Cage,[4] furono ispirazioni musicali analizzate da Young lungo la propria carriera e che vennero successivamente riprese, in modo eclettico, dal Theatre of Eternal Music. Questo gruppo e progetto, ispirato soprattutto ai lunghi "suoni di bordone della musica indiana e dall'organum parallelo medioevale",[10] si poneva come obbiettivo principale quello di comporre una musica eterna i cui suoni riverberanti vanno ascoltati in apposite "dream houses" (case del sogno)[13] progettate dallo stesso Young. Egli descrisse le sue "case del sogno" in questo modo:

«Dietro il concetto di Dream House c'era un mio lavoro, the Four Dreams of China, composto nel 1962, che poi è la prima opera in cui ho riflettuto sull'eventualità del non inizio e della non fine. Iniziai a pensare ai silenzi come inclusivi di un silenzio iniziale e di uno finale, in modo che i musicisti lo potevano riprendere lavorando, tanto per dire, con la stessa altezza del suono e la stessa chiave: in questo modo ogni esecuzione poteva essere considerata come la continuazione di un lavoro più ampio. Per facilitare quell'approccio, in qualche modo mi venne in mente questa idea di uno spazio permanente in cui un lavoro potesse crescere, evolvere e sviluppare una propria vita e proprie tradizioni. Questo accadeva prima che iniziassi a lavorare assiduamente con l'elettronica. Dunque con i miei diversi gruppi - diverse formazioni di artisti che andarono a formare The Theatre of Eternal Music - lavorai per andare verso esibizioni più lunghe del limite di una serata, e verso installazioni più estese, fino ad arrivare al punto in cui, durante i primi anni settanta, andavamo in tour con un numero di musicisti che andava da sei a otto, due proiezionisti di diapositive, un tecnico, un road manager e due tonnellate di equipaggiamento: impiegavamo una settimana per organizzare, restavamo sul posto per un'altra, e ancora tre giorni per smontare tutto. Era una cosa veramente grandiosa.»

I membri del Theatre of Eternal Music, che cambiò formazione in numerose occasioni, includevano oltre allo stesso Young: Marian Zazeela (voce e gong), il trombettista Jon Hassell, il trombonista Garrett List e, dalla metà degli anni sessanta anche Angus MacLise alle percussioni, Tony Conrad alla bowed guitar e alla mandola, John Cale al violoncello modificato, Walter de Maria e Henry Flynt.[14]

The Tortoise, his Dreams and Journeys

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A partire dal 1964, le sue opere seguirono gli stessi criteri del brano, The Tortoise, his Dreams and Journeys (la tartaruga i sogni e i suoi viaggi), una delle composizioni più note e importanti del suo repertorio. Questo brano, che presenta suoni di base spesso identici, ed a tratti improvvisati, [3] veniva suonato tramite molteplici oscillatori elettronici che producevano un accordo tenuto lungo tutta la durata del brano. Questa traccia segnò la nascita del minimalismo.[15]

The Well Tuned Piano

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The Well Tuned Piano (1964), un nome ispirato al "Clavicembalo ben temperato" di Bach,[2] è una delle tracce più note del compositore. Quest'opera per pianoforte con accordatura modificata, la cui esecuzione va svolta in varie parti nell'arco di alcuni giorni[16] consiste in improvvisazioni entro un insieme di armonie non equalizzate.[4] Questa traccia è considerata uno dei capolavori del compositore.[2]

Altre composizioni significative

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Una delle composizioni più significative di Young è la serie dei brani intitolati Compositions 1960 (1-15), che segnarono uno svolta più marcata verso lo stile di John Cage rispetto al passato e verso l'idea del suono come "esperienza percettiva interiore". Questa serie presenta movimenti che sono semplici indicazioni verbali di comportamento per l'esecutore senza accompagnamento musicale, mentre altri sono ridotti a poche note tenute (come nel caso della Composition 1960 n.7).[3] Fra le altre composizioni importanti vi sono Arabic Numeral (any integer) to H.F. (nota anche con il nome X for Henry Flint) (1960), la prima nella sua carriera ad utilizzare la ripetizione come principio strutturale,[4] e Death Chant (1961), basata sulla ripetizione all'infinito di una melodia cantata da un coro maschile all'unisono ed accompagnata da suoni di carillon.[4]

Influenza musicale di La Monte Young

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L'influenza di La Monte Young nella musica contemporanea fu di portata molto rilevante. Grazie all'esempio di John Cage, egli divenne il pioniere del minimalismo,[17] un genere musicale destinato a sviluppare, negli anni a venire, anche la drone music.[18] L'estensione della durata delle sue tracce e delle sue note fu la componente più importante per gli sviluppi della new age e di alcuni stili legati al rock.[2] La riduzione del discorso alla sua pura essenza concettuale e ad evento singolo che si protrae per un tempo indefinito, influì inoltre nelle composizioni Aus den sieben Tagen e Stimmung di Karlheinz Stockhausen.[19]

Elenco composizioni (parziale)

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Discografia

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Antologie

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Scritti

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Note

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  1. ^ Strickland 2001.
  2. ^ a b c d e f John Tyrell (editore esecutivo), The New Grove Dictionary of Music and Musicians, Volume twenty-seven, Wagon to Zwyny, Queebecor World, 2001, pp. 673-676.
  3. ^ a b c d e Andrea Lanza Garzanti (consulenza generale), Le Garzantine Musica, Garzanti, 2005, p. 990.
  4. ^ a b c d e f Alberto Basso, Storia della musica (quarto volume), UTET, 2004, p. 178.
  5. ^ a b c d e Alberto Basso, Dizionario Enciclopedico Universale della musica e dei musicisti (ottavo volume) le biografie, 1988, 1988, p. 568.
  6. ^ Il Grande Libro del Rock e non solo (Massimo Cotto, Bur, 2011 pag 196)
  7. ^ Non è chiaro l'anno esatto in cui venne fondato il Theatre of Eternal Music. Le numerose biografie su La Monte Young forniscono date sempre diverse: nelle opere "La Nuova Enciclopedia della Musica Garzanti" (direzione Silvio Riolfo Marengo, Garzanti, 1983) (pag. 768) e "Dizionario Enciclopedico Universale della musica e dei musicisti, ottavo volume, le biografie" (Diretta da Alberto Basso, Utet, 1988,) (pag 568) è scritto che venne fondato nel 1962; nell'opera "Le Garzantine Musica" (Consulenza generale di Andrea Lanza Garzanti, 1996, aggiornata ampliata e ristampata nel 2005, pag. 990) è scritto che nacque nel 1967; mentre nell'opera "The New Grove Dictionary of Music and Musicians, Volume twenty-seven, Wagon to Zwyny" (editore esecutivo John Tyrell, Quebecor World, 2001, pag 673) è scritto che si sviluppò nel 1963
  8. ^ Michael Randel, The Harvard Biographical Dictionary of Music, Belknap Press, 1996, p. 1002.
  9. ^ La Nuova Enciclopedia della Musica Garzanti (direzione Silvio Riolfo Marengo, Garzanti, 1983, pag. 786).
  10. ^ a b Otto Karolyi, La Musica Moderna Le forme i protagonisti da Debussy al minimalismo, Mondadori, 1998, pp. 227,255.
  11. ^ Storia della musica, Il secondo novecento [dodicesimo volume], edizione ampliata, riveduta, e corretta, 1991, redazione Maurizio Rebaudengo a cura della Società Italiana di Musicologia, Edizioni di Torino [EDT], pag. 161)
  12. ^ Top Music '77 Vademecum della musica pop, jazz, d'avanguardia e delle sue strutture, 1975-1977; progettazione e coordinamento Antonino Antonucci Ferrara, redazione a cura di Franco Bolelli, Roberto Brunelli, Daniele D. Caroli, Franco M. Cella, Peppo Delconte, Roberto Masotti, realizzato dal mensile Gong, Arcana Editrice pp.226
  13. ^ Storia della Musica: il Novecento II, Parte Prima (diretta da Gianfranco Vinay, EDT, 1987 pag. 138)
  14. ^ a b David Toop, Oceano di Suono, Discorsi Eterei, Ambient Sound e Mondi Immaginari, Costa&Nolan, 1995, pp. 197-199.
  15. ^ Enciclopedia della Musica il Novecento, primo volume (diretta da Jean-Jacques Nattiez, Margaret Bent, Rossana Dalmonte, Mario Baroni, Einaudi, 2001, pag. 371)
  16. ^ L'ala del Turbine Intelligente (Glenn Gould, Biblioteca Adelphi, 1988, pag. 373)
  17. ^ La Musica Elettronica (autori vari, Feltrinelli, a cura di Riccardo Bianchini, 1976, pp.264)
  18. ^ drone music | otolab didattica
  19. ^ Storia della Musica il secondo novecento 12 volume (A cura di Andrea Lanza, EDT, 1991, pag. 161)

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Collegamenti esterni

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