Matthew Arnold

Matthew Arnold (Laleham, 24 dicembre 1822Liverpool, 15 aprile 1888) è stato un poeta, critico letterario e educatore britannico.

Biografia

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Era figlio di Thomas Arnold, famoso rettore della Rugby School, e fratello di Tom Arnold, docente di letteratura e di William Delafield Arnold, scrittore e funzionario coloniale.

Nel periodo 1847-51 lavorò come segretario di Lord Landsdowne, poi fu ispettore scolastico, viaggiando spesso per visitare scuole inglesi e non, e per vedere come fossero organizzate e come migliorarne l'insegnamento (in ciò diede un grande contributo).

Nel 1851 sposò Fanny Lucy Wightman con la quale ebbe sei figli, di cui solo tre gli sopravvissero.

Nel 1857 fu eletto Professor of Poetry dell'Università di Oxford, dove fu il primo a usare l'inglese anziché il latino durante le proprie conferenze. Venne confermato nel mandato successivo (1862).

Come critico letterario, si distinse per il tentativo di reinserire l'individuo all'interno della società e il letterato nell'ambito della tradizione.

A partire dalle Lives of the Poets di Samuel Johnson, per cui fece una scelta e una prefazione importante, anche dove non fosse d'accordo con lui, Arnold fornì con generosità e intelligenza tutta una serie di valutazioni ed espressioni alla critica letteraria del suo tempo. Promuovendo una cultura europea comune, accusò la cultura inglese di essere provinciale, principalmente con gli "Essays and Criticism" (1865), che furono apprezzati da diversi lettori soprattutto dopo la sua morte (per esempio da Walter Pater, Henry James, Thomas Stearns Eliot o Wallace Stevens).

Alcuni suoi scritti, per lo più pubblicati su giornali come "Cornhill" e "Fortnightly Review" e solo dopo raccolti in volumi, si occuparono anche dei problemi sociali e religiosi, come nel caso di Culture and Anarchy (1869), nel quale l'autore assegnò alla cultura il compito di infrangere gli steccati che separavano le varie classi sociali, con un fondo di ottimismo a proposito dello sviluppo dell'umanità in quanto organismo.

In saggi successivi, come Literature and Dogma (1873) e God and the Bible (1875), Arnold identificò la poesia come un possibile sostituto sia della religione sia della metafisica.[1]

Una delle sue formule critiche più fortunate fu quella di evidenziare l'amalgama di coscienza morale ebraica e intelligenza ellenistica che stanno alla base della cultura occidentale, essendo religione e poesia, ovvero "cuore e immaginazione" le due matrici della "moralità toccata da emozione"[2] ovvero la poesia quale mezzo di trasmissione dell'esperienza spirituale.

Il suo magistero critico, con maggiore o minore fedeltà, ha collaborato a creare il punto di vista generale sulla funzione della cultura in critici come Lionel Trilling, Northrop Frye o Harold Bloom, o per le pagine critiche di Oscar Wilde, George Santayana e di T.S. Eliot, tra tutti forse il debitore più grato.

La sua produzione poetica, da qualcuno ritenuta tra le più importanti del periodo vittoriano inglese, fu caratterizzata da opere di ampio respiro, quali Tristram and Iseult (1852), le tragedie Empedocles on Etna (1852) e Merope (1858) e da composizioni brevi come il sonetto Shakespeare (1849), The Forsaken Merman (1849).

Famosa è la sua poesia Dover Beach (scritta intorno al 1849-51 e pubblicata nel 1867), sulla cittadina inglese che era porto verso la Francia e l'Europa.

Le sue opere influenzarono il critico letterario statunitense William Crary Brownell.

Note

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  1. ^ "Le muse", De Agostini, Novara, vol. I, p. 388
  2. ^ The Complete Prose Works, vol. VI, p. 176.

Bibliografia

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Opere

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Traduzioni italiane

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Biografie

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Critica

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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