Elevazione durante una messa solenne. Si noti il sacerdote celebrante che solleva il calice, alla sua destra il diacono, alla sua sinistra un presbitero assistente (con il piviale). Al centro, dietro al celebrante, è inginocchiato il suddiacono (con il velo omerale sulle spalle), in basso a destra (in plano) due ministranti, uno dei quali maneggia il turibolo.

Una messa solenne (in latino Missa solemnis) è una messa tridentina celebrata con canto da un sacerdote con l'assistenza di un diacono e un suddiacono. Il ruolo degli ultimi due è spesso supplito da due preti. Nell'ultima versione del Messale Tridentino, promulgata da papa Giovanni XXIII, la messa solenne è definita come una messa in canto celebrata con l'assistenza dei sacri ministri, cioè diacono e suddiacono.[1]

Una forma della messa tridentina

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Due sono le specie della messa tridentina: dicesi Messa "in canto", se di fatto il celebrante canta quelle parti che deve cantare secondo le rubriche; altrimenti dicesi "messa bassa" o "messa letta". La messa "in canto", inoltre, se è celebrata con l'assistenza dei sacri ministri (diacono e suddiacono), è chiamata "messa solenne"; se è celebrata senza ministri sacri, è detta "messa cantata".[2][3]

Nella Catholic Encyclopedia del 1910,[4] Adrian Fortescue spiegava l'origine delle diverse forme:

Nel primo medioevo la concelebrazione eucaristica venne sostituita da celebrazioni separate private. Nessun dubbio che l'usanza di offrire ogni messa per un'intenzione particolare contribuì a questo cambiamento. Le celebrazioni separate comportarono la prolificazione di altari nella stessa chiesa e la riduzione del rito alla forma più semplice possibile. Così si fece a meno del diacono e del suddiacono; il sacerdote celebrante oltre alla sua parte svolgeva anche la loro. Un ministrante sostituì il coro e gli altri ministri, tutto si diceva anziché cantarlo, vennero omessi l'incenso e il bacio della pace. Così sorse il noto rito della messa bassa (missa privata). Questo creò per contraltare la messa solenne (missa solemnis), in cui il celebrante recita tutto personalmente anche se lo canta anche il diacono, il suddiacono o il coro.

Più avanti nello stesso articolo Fortescue diceva:

La messa solenne è la norma; solo nel rito completo con diacono e suddiacono le cerimonie sono comprensibili. Per esempio, le rubriche dell'Ordinario della messa suppongono che la messa sia solenne. La messa bassa celebrata da un prete da solo con un ministro è una forma abbreviata e semplificata della stessa realtà. Il suo rituale può essere spiegato soltanto facendo riferimento alla messa solenne. Per esempio, il celebrante si sposta al lato del Vangelo per leggere il Vangelo, perché è quello il lato ove il diacono va in processione nella messa solenne; si volge sempre a destra perché nella messa solenne non dovrebbe volgere le spalle al diacono e così via. La messa cantata (missa cantata) è un compromesso moderno, in realtà una messa bassa, visto che l'essenza della messa solenne si trova non nella musica, ma nella partecipazione del diacono e del suddiacono.

L'edizione 1962 del Messale Romano modificò una delle citate osservazioni di Fortescue concernente la messa solenne: il sacerdote celebrante non legge più per sé l'Epistola e il Vangelo, ma in silenzio ne ascolta il canto eseguito rispettivamente dal suddiacono e dal diacono. Continua però a leggere sottovoce il graduale ecc.[5]

Musica

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Per definizione, certe parti della messa solenne sono cantate dal sacerdote celebrante. Il diacono canta il vangelo e il suddiacono l'epistola. Tutte queste parti sono cantate in canto gregoriano. Altre parti sono cantate dal coro o in canto gregoriano (spesso in forma più complessa) o con altra musica. Tutte queste appartengono all'ordinario della messa. Alcuni altre parti cantate non appartengono all'ordinario, ma al proprio della messa, che varia di giorno in giorno: introito, graduale, alleluia o tratto, offertorio, communio. Il proprio contiene anche le sequenze (quali il Dies irae della messa da requiem) e in alcuni giorni della Settimana santa il Passio, canto del Vangelo che racconta la passione di Gesù. Altri canti fissi dell'ordinario della messa sono il Kyrie Eleison, il Gloria in excelsis Deo (omesso in alcune messe), il Credo (anch'esso omesso in alcune messe), il Sanctus (a volte separato dal Benedictus, che è la sua continuazione) e l'Agnus Dei.

Il Sanctus-Benedictus si separava per tradizione particolarmente nelle messe più elaborate, per non prolungare troppo la celebrazione: la prima parte, il Sanctus, veniva cantata prima della consacrazione e il Benedictus dopo. L'Instructio de musica sacra et sacra liturgia della Sacra Congregazione dei Riti del 3 settembre 1958 ha decretato: "Il Sanctus e il Benedictus, se sono cantati in gregoriano, devono essere cantati senza interruzione, altrimenti il Benedictus si canti dopo la Consacrazione".[6] La distinzione appartiene al patrimonio musicale della tradizione: le messe di Bach, Mozart, Beethoven, Haydn, Verdi, Rossini e moltissimi altri compositori.

Benché la musica tipica delle messe solenni sia il canto gregoriano, una vasta varietà di musiche previste dall'ordinario della messa sono state composte nel corso dei secoli e sono a volte eseguite. Vi sono poi delle musiche scritte appositamente per il proprio di varie festività dell'anno liturgico. Un esempio è un Proprio di William Byrd per la messa della Madonna nel periodo di Avvento.

La musica della messa solenne è frequentemente eseguita da un coro generalmente costituito da laici sia uomini sia donne, talvolta costituito solo da chierici, seminaristi, religiosi, particolarmente nei monasteri e nei seminari. Il coro, se monastico, è solitamente schierato vicino all'altare. Ma con l'introduzione di musiche molto elaborate e di difficile esecuzione, molti laici sono entrati nei cori. Questo ha imposto di spostare le masse corali in posizioni laterali o nella tribuna in fondo alla chiesa, dove solitamente è situato l'organo.

Per la Chiesa cattolica, la messa in ogni sua forma, cantata o no, tridentina o post-tridentina, è innanzitutto la riattualizzazione in forma incruenta dello stesso sacrificio di sé che Gesù compì sulla croce per la redenzione degli uomini. Essa è altresì considerata un continuo canto di preghiera e di lode a Dio.[7]

Struttura e cerimoniale

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Prima della messa

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Nella sagrestia, prima della vestizione, il sacerdote e i due sacri ministri si lavano le mani. Due accoliti assistono il diacono ed il suddiacono a vestire i paramenti liturgici. Questi recitano delle preghiere mentre vestono ciascun paramento sacro. Per prima cosa indossano l'amitto, un pezzo di stoffa rettangolare di lino che baciano prima di farlo passare sopra la testa e poi l'allacciano attorno al collo e le spalle. Indossano poi il camice, una lunga tunica bianca con le maniche. Quindi indossano il cingolo, un cordone di lana bianca che viene annodato intorno alla vita. Se la messa non sarà preceduta dal rito dell'aspersione o da altra cerimonia, si mettono pure il manipolo, un pezzo di stoffa ricamato piegato a metà e posto sul braccio sinistro. Se invece la messa sarà preceduto da un'altra cerimonia, i manipoli dei ministri sacri, come pure quello del sacerdote celebrante sono stati già deposti nel presbiterio della chiesa sulle sedie per essere messi dopo l'aspersione e prima dell'inizio della messa. Il suddiacono completa la sua vestizione con la tunica ricamata con le maniche corte sopra tutto il resto. Il diacono pone, dopo (eventualmente) il manipolo, la sua stola (una lunga sciarpa ricamata simile al manipolo ma più lunga) sulla sua spalla sinistra e la lega al cingolo sulla destra, e poi indossa la dalmatica (simile alla tunica). Il sacerdote indossa la stola intorno al collo e con il cingolo la lega davanti intorno alla vita. Se la messa non sarà preceduta da un'altra cerimonia, indossa su tutto, manipolo compreso, la casula (detta anche, ma nel Messale solo nel Codice delle Rubriche, la pianeta) colorata in funzione del periodo dell'anno liturgico o della festa. Se invece la messa sarà preceduta dall'aspersione, il sacerdote, senza manipolo, si mette invece della casula (che si trova già nel presbiterio) il piviale del colore appropriato.

Poi tutti e tre, prima di fare il loro ingresso nella chiesa, si mettono anche la berretta.

Nella tradizione tridentina, si fa ogni domenica prima della messa principale l'aspersione con acqua benedetta, che in nessun senso è considerata parte della messa.[8][9] L'acqua dell'aspersione è benedetta nella sagrestia, non necessariamente dal sacerdote che celebrerà la messa. Poi nella chiesa il sacerdote che celebrerà la messa va ai gradini dell'altare, dove inginocchiato asperge l'altare tre volte, e poi se stesso. Dopo questo si alza e al suono dell'antifona Asperges me (o nel tempo pasquale la Vidi aquam) asperge i ministri, il clero e il popolo. Tornato all'altare recita una preghiera e va a mettersi il manipolo e a sostituire il piviale con la casula prima di iniziare la messa.[10]

La messa

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Recita del Confiteor in una messa solenne.
Canto del Vangelo prima del 1962. Il diacono lo cantava non versus populum allora. Tiene il libro il suddiacono, ai cui lati i ministranti ceroferarii (con le candele). A sinistra del diacono il turiferario e a destra il cerimoniere.
Elevazione del calice durante il canone a una Messa solenne.
Ite, missa est cantato del diacono rivolto al popolo. Si noti sopra di lui il celebrante sul gradino più alto innanzi all'altare (la predella) e il suddiacono sotto di lui, rivolto verso l'altare. A destra il cerimoniere.

Note

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  1. ^ Instructio de Musica Sacra et Sacra Liturgia compresa nel Messale del 1962, capitolo I paragrafo 3
  2. ^ Codice delle rubriche, 271 (in latino e in francese)
  3. ^ Sacra Congregazione dei Riti, Instructio de musica sacra (3 settembre 1958), n. 3
  4. ^ Adrian Fortescue, "Liturgy of the Mass" in The Liturgy of the Mass in The Catholic Encyclopedia (New York 1910)
  5. ^ Ritus servandus in celebratione Missae, VI, 4 e 5
  6. ^ Decreto della Sacra Congregazione dei Riti del 3 settembre 1958, 27d
  7. ^ Frederik Oakeley. Ordine e ceremoniale del sacrosanto sacrificio della Messa. Marco e Lorenzo Aureli; 1855. p. 63.
  8. ^ Edward McNamara, "Rite of Sprinkling with Holy Water" (EWTN)
  9. ^ The Ceremonies of the Roman Rite Described. A&C Black; 2009. p. 109.
  10. ^ Ordo ad faciendam et aspergendam aquam benedictam alle pagine [231]–[233] del Missale Romanum del 1962
  11. ^ Ritus servandus in celebratione Missae, IV, 4–7
  12. ^ Giuseppe Baldeschi, Esposizione delle sacre cerimonie (Benevento 1852), pp. 179–180
  13. ^ a b Ritus servandus in celebratione Missae, IV, 7
  14. ^ Ritus servandus in celebratione Missae, V, 5
  15. ^ Giuseppe Baldeschi, Esposizione delle sacre cerimonie per le funzioni ordinarie, straordinarie e pontificali (Desclée 1931) pp. 152–154
  16. ^ Ritus servandus in celebratione Missae, VI, 4
  17. ^ Ritus servandus in celebratione Missae, VI, 5
  18. ^ Ritus servandus in celebratione Missae, VI, 6
  19. ^ Ritus servandus in celebratione Missae, VI, 5 e 7
  20. ^ Instructio de Musica Sacra et Sacra Liturgia compresa nel Messale del 1962, capitolo III paragrafo 27b
  21. ^ "Dizionario di Abiti e Stoffe Ecclesiastiche", Capitolo Quarto, alla voce "Velo Omerale"
  22. ^ a b Ritus servandus in celebratione Missae, VII, 9–10
  23. ^ Ritus servandus in celebratione Missae, VII, 8

Voci correlate

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