L'ordinazione episcopale o consacrazione episcopale (talvolta anche chiamata ordinazione o consacrazione vescovile), nel rito romano della Chiesa cattolica, è un rito solenne che si svolge durante la celebrazione eucaristica con il quale si conferisce all'ordinando il terzo grado dell'ordine sacro; con esso, quindi, quest'ultimo diviene vescovo.[1] Alla base del rito di ordinazione episcopale vi sono le dottrine teologiche della genealogia episcopale e della successione apostolica.
Secondo la tradizione cristiana, gli apostoli sono stati arricchiti da Gesù con una speciale effusione dello Spirito Santo, il quale, discendendo su di loro, li ha conformati con modo pieno alla figura di Cristo, gli ha dato il potere di agire in sua persona e sono divenuti veri e autentici maestri della fede, pontefici e pastori; essi stessi, mediante l'imposizione delle mani sul capo degli eletti all'episcopato, hanno trasferito questo dono dello Spirito ai loro collaboratori, il quale è stato trasmesso fino ai nostri giorni nella consacrazione episcopale.[2][3] La consacrazione episcopale conferisce, inoltre, oltre il munus sanctificandi[4][5], anche il munus docendi[6][5] e il munus regendi.[7][5][2] Secondo gli insegnamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II, con la consacrazione episcopale viene conferita la pienezza del sacramento dell'Ordine.[8][1] Il vescovo, con l'ordinazione episcopale, entra a far parte del Collegio dei vescovi, in cui condivide, assieme al papa e agli altri vescovi, la cura di tutta la Chiesa.[9]
Ciò che è stato detto sopra spiega perché la celebrazione eucaristica celebrata dal vescovo ha un significato singolare: il popolo di Dio, infatti, riunito attorno all'altare, partecipa alla santa messa presieduta da colui che rappresenta visibilmente Gesù Cristo.[10]
Affinché si conferisca la consacrazione episcopale ad un eletto è imprescindibile l'autorizzazione esplicita del pontefice[11], emessa tramite bolla papale. L'ordinazione episcopale viene sempre conferita direttamente dal papa o, dietro il suo permesso esplicito, da un qualsiasi vescovo cattolico; essa può essere valida (anche se non legittima) anche in contrasto a questa disposizione, purché il consacrante sia un vescovo. Il vescovo che ordini un altro vescovo senza mandato pontificio incorre, infatti, nella scomunica latae sententiae prevista dal Codice di diritto canonico (can. 1387)[11]. Inoltre, affinché la consacrazione episcopale sia dichiarata valida, occorre un solo vescovo ordinante, ma la tradizione cattolica[12] e il Codice di diritto canonico[13] richiedono la presenza di almeno tre vescovi.[14]
L'ordinazione episcopale, se conferita da un vescovo validamente ordinato, è a sua volta valida a tutti gli effetti anche se l'ordinando non è sacerdote: un vescovo non sacerdote, al momento della consacrazione episcopale, riceve infatti tutti gli ordini sacri. Questa regola è adottata da moltissime Chiese cristiane indipendenti, non in comunione con la Chiesa cattolica in cui attualmente, a norma del Codice di diritto canonico (can. 378), il candidato all'episcopato dev'essere presbitero da almeno cinque anni[15]. La procedura di nomina di un vescovo è gestita dalla Sede Apostolica.
Il rito di ordinazione episcopale vigente è regolamentato dalla costituzione apostolica Pontificalis Romani, promulgata da papa Paolo VI il 18 giugno 1968, alla quale è subito seguita la pubblicazione del pontificale romano "De ordinatione episcopi, presbyterorum et diaconorum"; quest'ultimo è stato riveduto successivamente da papa Giovanni Paolo II e nuovamente pubblicato con le opportune modifiche il 16 aprile 1992, a seguito dell'approvazione della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti deliberata il 7 marzo dello stesso anno. È entrato in vigore ufficialmente il 29 novembre 1992, prima domenica d'Avvento.[16]
La solenne celebrazione inizia con la processione introitale, alla quale fanno seguito un saluto all'ordinando,[17] i riti iniziali e la liturgia della Parola.[18][19][20]
Terminata la proclamazione del Vangelo, inizia il rito di ordinazione episcopale. Stando in piedi, viene intonato l'inno Veni Creator Spiritus.[21][19][20] L'eletto[22] viene accompagnato dai presbiteri che lo assistono davanti al vescovo ordinante principale. Uno dei presbiteri assistenti si rivolge al vescovo ordinante principale dicendo[21][19][20][23]:
Il vescovo ordinante principale domanda[21][19][20]:
Il presbitero assistente risponde[21]:
«Habemus.»
«Sì, lo abbiamo.»
Il vescovo ordinante principale ordina[21][19][20]:
«Legatur.»
«Se ne dia lettura.»
Il presbitero assistente mostra il mandato pontificio a tutta l'assemblea e successivamente ne da lettura. Una volta letto, tutti in segno di assenso rispondono cantando[32][19][20]:
«Deo gratias.»
«Rendiamo grazie a Dio.[33]»
Segue l'omelia[32] e, una volta terminata, solamente l'eletto si alza in piedi e si pone davanti al vescovo ordinante principale, che lo interroga dicendo[34][19][20]:
«Antiqua sanctorum Patrum institutio praecipit, ut, qui Episcopus ordinandus est, coram populo interrogetur de proposito fidei servandae et muneris exsequendi. Vis ergo, fratre carissime, munus nobis ab Apostolis creditum et tibi per impositionem manuum nostrarum tradendum cum gratia Spiritus Sancti usque ad mortem explere?[35]»
«L'antica tradizione dei santi padri richiede che l'ordinando vescovo sia interrogato in presenza del popolo sul proposito di custodire la fede e di esercitare il proprio ministero. Vuoi, fratello carissimo, adempiere fino alla morte il ministero a noi affidato dagli Apostoli, che noi ora trasmettiamo a te mediante l'imposizione delle mani con la grazia dello Spirito Santo?[36]»
L'eletto risponde[37]:
«Volo.»
«Sì, lo voglio.»
Il vescovo prosegue[37][19][20]:
L'eletto risponde[37]:
«Volo.»
«Sì, lo voglio.»
Il vescovo domanda[37][19][20]:
L'eletto risponde[37]:
«Volo.»
«Sì, lo voglio.»
Il vescovo prosegue[37][19][20]:
«Vis corpus Christi, Ecclesiam eius, aedificare et in eius unitate cum ordine Episcoporum, sub auctoritate successoris beati Petri apostoli, permanere?[42]»
«Vuoi edificare il corpo di Cristo, che è la Chiesa, perseverando nella sua unità, insieme con tutto l'ordine dei vescovi, sotto l'autorità del successore del beato apostolo Pietro?[43]»
L'eletto risponde[37]:
«Volo.»
«Sì, lo voglio.»
Il vescovo domanda[44][19][20]:
L'eletto risponde[44]:
«Volo.»
«Sì, lo voglio.»
Il vescovo domanda[44][19][20]:
«Vis plebem Dei sanctam, cum comministris tuis Presbyteris et Diaconis, ut pius pater, fovere et in viam salutis dirigere?[49]»
«Vuoi prenderti cura, con amore di padre, del popolo santo di Dio e con i presbiteri e i diaconi, tuoi collaboratori nel ministero, guidarlo sulla via della salvezza?[50]»
L'eletto risponde[44]:
«Volo.»
«Sì, lo voglio.»
Il vescovo domanda[44][19][20]:
L'eletto risponde[44]:
«Volo.»
«Sì, lo voglio.»
Il vescovo domanda[44][19][20]:
L'eletto risponde[44]:
«Volo.»
«Sì, lo voglio.»
Il vescovo domanda[55][19][20]:
L'eletto risponde[55]:
«Volo, Deo auxiliante.»
«Sì, con l'aiuto di Dio, lo voglio.»
Il vescovo conclude dicendo[55][19][20]:
Ci si alza in piedi e i vescovi tolgono la mitra. L'ordinante principale dice[55][19][20]:
«Oremus, dilectissimi nobis, ut hoc Electo, utilitati Ecclesiae providens, benignitas omnipotentis Dei gratiae suae tribuat largitatem.[60]»
«Preghiamo, fratelli carissimi, Dio onnipotente e misericordioso, perché conceda a questo nuovo eletto la ricchezza della sua grazia per il bene della Chiesa.[61]»
L'eletto si prostra a terra e tutti si mettono in ginocchio[62] mentre vengono intonate le litanie dei santi[55]. Al termine della preghiera litanica il vescovo ordinante principale, a mani giunte, prega dicendo[63]:
«Propitiare, Domine, supplicationibus nostris, et inclinato super hunc famulum tuum cornu gratiae sacerdotalis, benedictionis tuae in eum effunde virtutem. Per Christum Dominum nostrum.[64]»
«Ascolta, o Padre, la nostra preghiera: effondi su questo tuo figlio con la pienezza della grazia sacerdotale la potenza della tua benedizione. Per Cristo nostro Signore.[65]»
Tutti rispondono[63]:
«Amen.»
A questo punto, l'eletto si inginocchia davanti al vescovo ordinante principale[66], che, dopo aver indossato la mitra, impone le mani sul capo dell'ordinando senza dire nulla.[67][68][19][20] Lo stesso fanno dopo di lui gli altri vescovi presenti.[69][68][19][20]
Dopo l'imposizione delle mani, i vescovi rimangono vicini al vescovo ordinante principale fino al termine della preghiera di ordinazione.[68] Il vescovo ordinante principale impone sul capo dell'eletto il libro dei Vangeli aperto. Due diaconi, stando in piedi alla destra e alla sinistra dell'ordinando, il quale rimane in ginocchio, tengono l'Evangeliario sopra il suo capo fino al termine della preghiera di ordinazione.[68] Tutti i vescovi tolgono la mitra e il vescovo ordinante principale canta (o dice), con le braccia allargate, la preghiera di ordinazione (la parte dell'orazione evidenziata in grassetto viene recitata da tutti i vescovi ordinanti, a mani giunte e con voce sommessa, affinché si distingua chiaramente la voce del vescovo ordinante principale; le parole riportate in tale parte evidenziata in grassetto sono essenziali e perciò richieste per la validità dell'atto)[70][19][20][71]:
«Deus et Pater Domini nostri Iesu Christi, Pater misericordiarum et Deus totius consolationis, qui in excelsis habitas et humilia respicis, qui cognoscis omnia antequam nascantur, tu qui dedisti in Ecclesia tua normas per verbum gratiae tuae, qui praedestinasti ex principio genus iustorum ab Abraham, qui constituisti principes et sacerdotes, et sanctuarium tuum sine ministerio non dereliquisti, cui ab initio mundi placuit in his quos elegisti glorificari.
Et nunc effunde super hunc Electum eam virtutem, quae a te est, Spiritum principalem, quem dedisti dilecto Filio tuo Iesu Christo, quem ipse donavit sanctis Apostolis, qui constituerunt Ecclesiam per ingula loca ut sanctuarium tuum, in gloriam et laudem indeficientem nominis tui.
Da, cordium cognitor Pater, huic servo tuo, quem elegisti ad Episcopatum, ut pascat gregem sanctum tuum, et summum sacerdotium tibi exhibeat sine reprehensione, servientes tibi nocte et die, ut incessanter vultum tuum propitium reddat et offerat dona sanctae Ecclesiae tuae; da ut virtute Spiritus summi sacerdotii habeat potestatem dimittendi peccata secundum mandatum tuum: ut distribuat munera secundum praeceptum tuum et solvat omne vinculum secundum potestatem quam dedisti Apostolis; placeat tibi in mansuetudine et mundo corde, offerens tibi odorem suavitatis, per Filium tuum Iesum Christum, per quem tibi gloria et potentia et honor, cum Spiritu Sancto in sancta Ecclesia et nunc et in saecula saeculorum.[72]»
«O Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre di misericordia e Dio di ogni consolazione, tu abiti nell'alto dei cieli e volgi lo sguardo su tutte le creature e le conosci ancor prima che esistano. Con la parola di salvezza hai dato norme di vita nella tua Chiesa: tu, dal principio, hai eletto Abramo come padre dei giusti, hai costituito capi e sacerdoti per non lasciare mai senza ministero il tuo santuario, e fin dall'origine del mondo hai voluto esser glorificato in coloro che hai scelto.
Effondi ora sopra questo eletto la potenza che viene da te, o Padre, il tuo Spirito che regge e guida: tu lo hai dato al tuo diletto Figlio Gesù Cristo ed egli lo ha trasmesso ai santi Apostoli, che nelle diverse parti della terra hanno fondato la Chiesa come tuo santuario a gloria e lode perenne del tuo nome.
O Padre, che conosci i segreti dei cuori, concedi a questo tuo servo, da te eletto all'episcopato, di pascere il tuo santo gregge e di compiere in modo irreprensibile la missione del sommo sacerdozio. Egli ti serva notte e giorno, per renderti sempre a noi propizio e per offrirti i doni della tua santa Chiesa. Con la forza dello Spirito del sommo sacerdozio abbia il potere di rimettere i peccati secondo il tuo mandato; disponga i ministeri della Chiesa secondo la tua volontà; sciolga ogni vincolo con l'autorità che hai dato agli Apostoli. Per la mansuetudine e la purezza di cuore sia offerta viva a te gradita per Cristo tuo Figlio. A te, o Padre, la gloria, la potenza, l'onore per Cristo con lo Spirito Santo, nella santa Chiesa, ora e nei secoli dei secoli.[73]»
Tutti cantano[74]:
«Amen.»
Terminata la preghiera di ordinazione tutti siedono e i diaconi tolgono l'Evangeliario dal capo dell'ordinato.[75] Tutti i vescovi indossano la mitra.[75]
Iniziano ora i riti esplicativi.[76] Il vescovo ordinante principale si cinge di un gremiale e, sedutosi, unge col sacro crisma il capo dell'ordinato[77], il quale gli è inginocchiato davanti, dicendo queste parole[75][19][20][71]:
«Deus, qui summi Christi sacerdotii participem te effecit, ipse te mysticae delibutionis liquore perfundat, et spiritualis benedictionis ubertate fecundet.»
«Dio, che ti ha fatto partecipe del sommo sacerdozio di Cristo, effonda su di te la sua mistica unzione e con l'abbondanza della sua benedizione dia fecondità al tuo ministero.»
Alla fine dell'unzione il vescovo ordinante principale si lava le mani, e, terminata l'abluzione, consegna il libro dei Vangeli all'ordinato[78] con queste parole[75][19][20][71]:
«Accipe Evangelium et verbum Dei praedica in omni patientia et doctrina.»
«Ricevi il Vangelo e annunzia la parola di Dio con grandezza d'animo e dottrina.»
Il vescovo ordinante principale mette l'anello al dito anulare della mano destra all'ordinato[79] dicendo[75][19][20][71]:
«Accipe anulum, fidei signaculum: et sponsam Dei, sanctam Ecclesiam, intemerata fide ornatus, illibate custodi.»
«Ricevi l'anello, segno di fedeltà, e nell'integrità della fede e nella purezza della vita custodisci la santa Chiesa, sposa di Cristo.»
Il pontificale romano che regola l'"Ordinazione del vescovo, dei presbiteri, dei diaconi", prevede che dopo la consegna dell'anello sia consegnato il pallio all'ordinato, qualora egli ne abbia diritto.[80][81] In tempi recenti il pallio viene consegnato ai metropoliti, o a chi ne ha espressa facoltà di utilizzo, direttamente dal Santo Padre il 29 giugno, solennità dei santi Pietro e Paolo, durante una solenne concelebrazione eucaristica, e viene imposto dal nunzio apostolico locale, o da un altro delegato pontificio, durante una successiva celebrazione.[82]
Il vescovo ordinante principale prosegue imponendo la mitria all'ordinato[83] proferendo codesta frase[80][19][20][71]:
«Accipe mitram, et clarescat in te splendor sanctitatis, ut, cum apparuerit princeps pastorum, immarcescibilem gloriae coronam percipere merearis.»
«Ricevi la mitra e risplenda in te il fulgore della santità, perché quando apparirà il Principe dei pastori, tu possa meritare la incorruttibile corona di gloria.»
Il vescovo ordinante principale dona ora il pastorale[84] dicendo[80][19][20][71]:
«Accipe baculum, pastoralis muneris signum, et attende universo gregi, in quo te Spiritus Sanctus posuit Episcopum regere Ecclesiam Dei.»
«Ricevi il pastorale, segno del tuo ministero di pastore: abbi cura di tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come vescovo a reggere la Chiesa di Dio.»
Terminata l'unzione crismale e la consegna delle insegne episcopali, tutti si alzano in piedi. Se il neovescovo durante la cerimonia prende possesso della diocesi dove si celebra l'ordinazione, siede alla cattedra e procede la messa da celebrante principale, altrimenti siede su un seggio per lui opportunamente preparato accanto al vescovo ordinante principale.[85] Deposto il pastorale, mentre si canta il salmo 95 o un altro canto analogo, il neovescovo riceve l'abbraccio di pace dal vescovo ordinante principale e da tutti gli altri vescovi presenti.[86]
La celebrazione procede con la recita del Credo. Si omette la preghiera universale. La liturgia prosegue come di consueto; qualora il vescovo consacrato abbia preso possesso della diocesi, sarà lui a presiedere l'eucarestia[87] ed il resto della celebrazione, altrimenti concelebrerà all'altare.
Dopo la comunione l'ordinato, con mitra e pastorale, scende nell'assemblea per benedirla, preceduto da due co-consacranti, mentre si canta l'inno Te Deum. Terminato il canto, il consacrato rivolge un breve discorso ai presenti. La celebrazione termina con la benedizione solenne[88] e la processione finale.
Prima delle semplificazioni liturgiche volute dal Concilio Ecumenico Vaticano II, il rito di consacrazione episcopale risultava molto più elaborato e differiva dall'attuale per alcuni aspetti; la sua regolamentazione, infatti, risaliva alla riforma litugica attuata da papa Pio V a seguito del Concilio di Trento.[95]
Una prima differenza tra i due riti sta nel fatto che nel rito preconciliare (detto anche tridentino), quando ancora si parlava solamente di consacrazione episcopale, consacratore e consacrando celebravano in cappelle distinte la messa dei catecumeni, e poi, dopo il conferimento del sacramento, concelebravano insieme la messa dei fedeli allo stesso altare.[96]
Una seconda differenza tra i due riti è data dal fatto che nel rito preconciliare la vestizione del novello vescovo risultava molto più pomposa: egli, infatti, oltre a vestire la dalmatica, e sopra di essa la pianeta (o la casula), la mitra, il pastorale e l'anello episcopale, paramenti utilizzati nel rito attuale, doveva indossare anche i sandali episcopali, le chiroteche e il manipolo, oltre che la tunicella sotto la dalmatica. Questi ultimi accessori liturgici non sono stati aboliti dalla riforma liturgica postconciliare, ma sono ormai caduti in disuso e, comunque, il loro utilizzo è facoltativo.[95]
Nel rito tridentino, inoltre, dopo la consegna delle insegne episcopali seguiva l'atto di obbedienza da parte dei membri della diocesi del neoconsacrato, in rappresentanza gerarchica: dapprima si recavano uno dietro l'altro verso la cattedra episcopale, per baciare l'anello del neovescovo in segno di venerazione, il clero secolare (quindi i canonici e i parroci), poi i religiosi e le religiose, e infine i laici rappresentanti delle associazioni, delle confraternite o delle famiglie più importanti.[95]
Nel paragrafo che segue i termini "consacratore", "consacrante (o ordinante) principale" e "vescovo consacrante (o ordinante)" sono equivalenti, come anche i termini "eletto", "consacrando", "ordinando" e "neovescovo". Il Pontificale Romanum tridentino utilizzava prevalentemente i termini "consacratore” ed "eletto".[96]
Secondo il Pontificale Romanum, per la consacrazione episcopale di un eletto[97] era necessario che nella chiesa dove doveva avvenire la consacrazione si preparassero due cappelle: quella per il consacratore, chiamata maggiore, e quella per il consacrando, chiamata minore. La prima doveva avere un altare con sopra quattro candelieri e una croce, mentre la seconda un altare con sopra due candelieri e una croce. Il Pontificale prevedeva, inoltre, molti altri segni da preparare per la celebrazione, come il numero di fiori e il numero di candele che dovevano adornare i luoghi sacri.[98]
Era necessario che il consacrando avesse come assistenti due vescovi, oppure, se ciò non era possibile, due presbiteri. Dopo che il consacratore e il consacrando, con i suoi due vescovi (o presbiteri) assistenti, si erano vestiti dei paramenti sacri[99] nelle rispettive cappelle e avevano recitato le solite orazioni prescritte per la vestizione, entravano in processione solenne, assieme a molti altri ministri, verso la cappella maggiore. Il vescovo consacratore si sedeva sul faldistorio dando le spalle all'altare, mentre l'eletto, posto tra i suoi due assistenti, si toglieva la berretta e gli si inchinava davanti. Poi si sedevano ai loro posti, davanti al consacratore, in questo modo: l'eletto era rivolto verso il vescovo consacrante, cosicché vi fosse tra loro un'adeguata distanza, mentre l'assistente più anziano dell'eletto assisteva quest'ultimo a destra, il più giovane a sinistra; i due assistenti, però, dovevano disporsi dimodoché si potessero guardare l'un l'altro.[100]
Dopo essersi seduti e aver sostato per qualche istante in silenzio, l'eletto si alzava e il più anziano degli assistenti, rivolto al vescovo consacrante, chiedeva che fosse ordinato vescovo l'eletto. Il consacratore domandava se si fosse in possesso del mandato apostolico, e l'assistente più anziano rispondeva affermativamente; il consacratore, allora, ne ordinava la lettura. Il notaio del vescovo consacratore, preso il mandato apostolico dalle mani dell'assistente più anziano, lo leggeva. Nel frattempo tutti sedevano. Terminata la lettura il consacratore ringraziava Dio dicendo "Deo Gratias", ovvero "Grazie a Dio".[101][102]
Una volta che tutti erano seduti, il vescovo ordinante interrogava l'eletto rivolgendogli alcune domande. Quest'ultimo, ad ogni domanda, si alzava leggermente, rispondeva e poi sedeva. Terminato l'esame, gli assistenti del vescovo consacrante conducevano l'eletto al consacratore. Il consacrando, inginocchiandosi davanti al consacratore, gli baciava riverentemente la mano. Il vescovo consacrante, deposta la mitra, si alzava dal faldistorio e, con l'eletto alla sua sinistra, si volgeva verso l'altare e recitava, assieme ai vescovi, i ministri e l'eletto, il Confiteor. Terminata la recita del Confiteor, il consacratore saliva all'altare, lo baciava, leggeva il Vangelo e incensava l'altare e la croce. Poi procedeva la messa fino all'Alleluia e tornava con la sua mitra a sedersi sul faldistorio, che era posto innanzi all'altare.[103]
Nel frattempo che il consacrante recitava le orazioni usuali della messa sino all'Alleluia, gli assistenti dell'eletto conducevano quest'ultimo alla cappella minore per lui preparata, e lì, dopo essersi tolto il piviale, indossava, con l'aiuto degli accoliti, i sandali episcopali e la croce pettorale, si rivestiva del camice, della stola, della tunicella, della dalmatica, della pianeta (o della casula) e del manipolo; tutto ciò mentre leggeva i Salmi e le solite preghiere. Vestito di questi paramenti, si recava al suo altare, dove, stando in mezzo i vescovi (o i presbiteri) assistenti, leggeva, a capo scoperto, tutto l'Ufficio della messa, fino all'Alleluia. A questo punto l'eletto veniva condotto nella cappella maggiore dai suoi assistenti e, dopo aver fatto un inchino al vescovo consacrante, quest'ultimo recitava l'orazione indicata nel Pontificale Romano. E subito, indossata la mitra, il consacratore e i suoi assistenti si inginocchiavano l'uno davanti al faldistorio, e gli altri davanti ai loro seggi; l'eletto, invece, si prostrava a terra alla sinistra del consacratore; anche i ministri e tutti gli altri si inginocchiavano. Quindi si cantavano le litanie dei santi. Terminata la recita delle litanie, il consacratore, ricevuto l'Evangeliario, lo apriva, con l'assistenza dei vescovi (o presbiteri) aiutanti, e, senza dire nulla, lo poneva sul collo e sulle spalle dell'eletto, il quale si era inginocchiato; un addetto reggeva il libro dei Vangeli sulle spalle dell'eletto sino al momento della consegna dello stesso all'ordinando durante i riti di consegna. Quindi il vescovo ordinante e i suoi assistenti toccavano con entrambe le mani la testa dell'ordinando chiedendo che venisse effusa su di lui la potenza dello Spirito Santo. Il vescovo consacrante recitava la preghiera consacratoria e, al termine della stessa, uno degli assistenti cingeva la fronte dell'ordinando con un crismale[104] e si cantava l'inno Veni Creator Spiritus.[105]
Terminato il primo versetto, il vescovo consacratore si alzava, e, sedutosi sul faldistorio davanti l'altare e presa la mitra, deponeva l'anello vescovile e le chiroteche; ripreso l'anello, poneva sulle sue ginocchia un gremiale. Poi intingeva il pollice destro nel santo crisma e ungeva la testa dell'eletto, inginocchiato davanti a lui, formando il segno della croce e dicendo, frattanto, l'orazione. Terminata l'unzione del capo, il consacrante si asciugava il pollice con un po' di pangrattato, e finito l'inno del Veni Creator Spiritus, deposta la mitria, si alzava, e pregava secondo quanto previsto dal rituale. Mentre veniva recitato il Salmo 132, un assistente legava le mani giunte dell'eletto al collo con un altro crismale.[106] Il consacratore, sedutosi, indossava nuovamente la mitra e ungeva con il crisma le mani giunte e legate al collo dell'ordinando, inginocchiato davanti a lui, recitando l'orazione appropriata. Seguiva la consegna del pastorale e dell'anello episcopale, i quali, prima di essere consegnati, venivano benedetti sul momento per aspersione, se già non lo erano stati, dallo stesso vescovo consacrante. Poi il consacratore prendeva il libro dei Vangeli dalle spalle del consacrato e lo porgeva chiuso a quest'ultimo, il quale lo toccava senza disgiungere le mani. Infine, consacratore e consacrato si scambiavano il bacio della pace; imitavano il gesto gli assistenti.[107]
In seguito il neoconsacrato, accompagnato dai suoi assistenti, tornava nella sua cappella, dove gli veniva pulito il capo e si lavava le mani. Egli procedeva la messa nella cappella minore fino all'Offertorio, così come anche il consacratore nella cappella maggiore. Terminato l'Offertorio, il vescovo consacrante sedeva sul faldistorio dando le spalle all'altare e, intanto, essendo uscito il neoconsacrato dalla sua cappella, quest'ultimo offriva al consacratore due ceri accesi, due pani e due contenitori pieni di vino, e riverentemente baciava la mano del consacratore. Dopo aver fatto le abluzioni, il vescovo consacrante si avvicinava all'altare, mentre il neoconsacrato si avvicinava al lato destro del medesimo altare, e stando lì tra i vescovi (o i presbiteri) che lo assistevano, avendo davanti a sé il suo Messale, recitava insieme col consacratore tutte le orazioni prescritte e faceva tutto come specificato nel Messale. Per la consacrazione eucaristica venivano preparate due ostie, una per il consacratore e una per il consacrato, e il vino sufficiente per entrambi. Dopo la consacrazione del pane e del vino, tutti ricevono l'eucarestia.[108]
Dopo essersi comunicati, il consacratore, dando le spalle all'altare, benediceva, se già non era stato fatto prima, la mitra e poi le chiroteche e, sedutosi sul faldistorio, consegnava al neoconsacrato prima l‘una e poi le altre. Al termine dei riti di consegna, il consacratore invitava il consacrato a sedere sul faldistorio o su altro seggio appositamente preparato, oppure nella cattedra episcopale qualora ne avesse dovuto prendere possesso; il consacratore gli porgeva il pastorale e veniva cantato l'inno Te Deum, durante il quale il neovescovo, alzatosi dalla sua sede e assistito dagli assistenti, percorreva le navate della chiesa benedicendo i presenti. Terminato il Te Deum, il consacratore, stando senza mitra di fronte il faldistorio oppure alla destra del consacrato, recitava l'orazione prevista dal Pontificale. Dopo l'orazione il consacrato si alzava, e avvicinandosi con la mitra e il pastorale davanti al centro dell'altare, benediceva tutti secondo la formula propria del Pontificale. Dopo la benedizione, il consacrato si inginocchiava tre volte davanti il consacratore dicendo ad ogni genuflessione "Ad multos annos", ovvero "Per molti anni ancora" e scambiava il segno della pace col consacratore e i ministri. Consacratore e consacrato leggevano il Vangelo e, al termine della lettura, la cerimonia si concludeva con la processione finale.[109]