Per orrore si intende un sentimento di forte paura e ribrezzo destato da ciò che appare crudele e ripugnante in senso fisico o morale. Per estensione, orrore può indicare un fatto, un oggetto o una situazione che desta tale sentimento.
Il tema dell'orrore è ricorrente nella letteratura (il romanzo gotico ne è un esempio) e nel cinema.
Freud paragonò l'esperienza dell'orrore a quella del perturbante[1].
Sulla sua scia, Georges Bataille vide l'orrore simile all'estasi nella sua trascendenza del quotidiano[2]; come un modo per andare oltre la coscienza sociale razionale[3]. Julia Kristeva a sua volta considerava l'orrore un'esperienza evocativa degli aspetti primitivo, infantile e demoniaco della femminilità non mediata[4].
Il paradosso del piacere vissuto attraverso film o libri dell'orrore può essere spiegato in parte come derivante dal sollievo dell'orrore della vita reale nell'esperienza dell'orrore rappresentato, e in parte come un modo sicuro per tornare nella vita adulta ai sentimenti paralizzanti di impotenza infantile[5].
L'impotenza è anche un fattore dell'esperienza schiacciante del vero orrore nel trauma psicologico[6]. Rivivere il trauma in modo rappresentato, come nel teatro o nel cinema, ma anche in certe forme di psicoterapia, può essere un modo utile per superarlo[7].
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