«Il secondo modo per regolare l'informazione consiste nella scelta di una prospettiva o punto di vista. Si dirà che il racconto è focalizzato o non focalizzato, a seconda che esista o meno una restrizione del campo visuale-informativo, e cioè che il racconto si modelli sul punto di vista di uno o più personaggi (ed ecco la focalizzazione) oppure che promani direttamente dal narratore, senza limitazioni dell'ambito percettivo. È il caso, quest'ultimo, del narratore onnisciente che penetra anche nell'animo dei personaggi, ne scruta i sentimenti più reconditi, persino i sogni, le fantasie, le pulsioni inconsce.[1]»

Il punto di vista è, in un testo narrativo, l'angolatura dalla quale si mette colui che narra.

Il punto di vista può essere definito "dal di dentro" nel caso il narratore conosca già tutto della storia, come nel caso de I promessi sposi del Manzoni, o "con" se egli conosce solo quello che sanno i suoi stessi personaggi o è egli stesso un personaggio, come accade per l'io narrante, oppure "dal di fuori" se il narratore, come nel caso degli scrittori naturalisti o veristi, si distacca volutamente da ciò che narrano.

Dagli studi sull'analisi del testo è risultato che il punto di vista è un elemento fondamentale per una corretta lettura del testo narrativo e molti linguisti si sono soffermati soprattutto sul concetto di "punto di vista onnisciente", tipico di molta tradizione narrativa secondo il quale il narratore, in prima o terza persona, dimostra di conoscere tutto riguardo ai suoi personaggi.

Classificazioni del punto di vista

Sono state proposte diverse classificazioni del concetto di punto di vista.

Secondo Jean Pouillon[2] si possono distinguere tre diverse angolazioni prospettiche:

Il linguista Norman Friedman ne individua sette:

Per quanto riguarda le descrizioni si analizza il concetto di punto di vista per poter dare una classificazione alla posizione del narratore nei confronti di ciò che descrive.
Si definisce la descrizione come monoprospettica quando esiste un'unica angolazione di ordine lineare e pluriprospettica nel caso di descrizioni viste da più angolazioni e ad andamento non lineare.

In una narrazione esiste inoltre un punto di vista spaziale che dipende dal luogo dove l'autore narra e descrive ciò che vede e un punto di vista temporale che segue il tempo della descrizione che può essere narrata in tempi diversi o in fasi diverse, e soprattutto esiste un punto di vista soggettivo di carattere culturale, psicologico e ideologico che investe l'atteggiamento mentale, da quello cognitivo a quello emozionale, che si riferisce a colui che scrive.

Note

  1. ^ Angelo Marchese, L'officina del racconto. Semiotica della narratività, Mondadori, Milano 1983, pag. 49
  2. ^ Temps et Roman, Parigi, Gallimard, 1946; vedere anche Alain Rabatel, Une histoire du point de vue, Parigi, Klincksiek, 1997.

Bibliografia

Voci correlate

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