Sergio Atzeni (Capoterra, 14 ottobre 1952Carloforte, 6 settembre 1995) è stato uno scrittore e giornalista italiano.

Biografia

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Nato a Capoterra, trascorre la prima infanzia a Orgosolo per poi approdare a Cagliari.

Da giovane si dedica al giornalismo, collaborando con le principali testate sarde, e in questo stesso periodo si iscrive al Partito Comunista Italiano, partecipando attivamente alla vita politica del capoluogo, dove suo padre Licio sarà a lungo segretario di federazione del PCI. Solo negli anni seguenti riesce a trovare un lavoro stabile (all'Enel), che tuttavia abbandonerà presto.

Nel 1977 è tra i fondatori del periodico «Altair. Mensile sardo di turismo e tempo libero» di cui sarà anche direttore responsabile, e che viene pubblicato fino al 1981.[1] Nel 1986 parte per l'Europa, e in seguito si trasferisce a Torino.

Questi si riveleranno gli anni più fecondi nella sua carriera di romanziere: sono quelli in cui scrive le opere più importanti, come L'apologo del giudice bandito, Il figlio di Bakunìn, Passavamo sulla terra leggeri e Il quinto passo è l'addio.

I suoi romanzi sono ambientati in Sardegna e traggono spunto soprattutto dalla passione dell'autore per la ricostruzione storica di scenari del passato sardo, dall'epoca dei nuraghi fino alle lotte sociali dei minatori del Sulcis e dell'Iglesiente a inizio Novecento. I protagonisti delle sue storie appartengono alle più diverse classi sociali, ma Atzeni mette in scena soprattutto il popolo degli umili, degli sconfitti, dei marginali.

Passavamo sulla terra leggeri, pubblicato postumo, è una rievocazione mitica della storia dei sardi, vista e raccontata come memoria comune tramandata di padre in figlio; qui, come nel pure postumo Bellas mariposas (Sellerio 1996, da cui nel 2012 Salvatore Mereu ha tratto l'omonimo film, selezionato per il Festival di Venezia), Atzeni combina insieme sardo (in specie quello popolare della periferia di Cagliari) e italiano attuando una rivalutazione della lingua locale simile a quella operata da Andrea Camilleri con il siciliano.

Negli ultimi anni, dopo aver abbandonato la militanza politica, si riavvicina, sia pure problematicamente, alla religione.

«Sono sardo, italiano, europeo»[2], così si definisce durante il consolidamento dell'integrazione europea.

La vita e la carriera di scrittore si concludono tragicamente nel mare di Carloforte, dove Atzeni muore il 6 settembre 1995 gettato da un'onda sugli scogli dell'isola di San Pietro. Dopo la sua morte si sono ritrovati altri scritti, buona parte dei quali rapidamente pubblicati. I libri di Atzeni sono ancora oggi molto letti in Sardegna e trovano numerosi estimatori anche nel resto del paese. Con quella di Salvatore Mannuzzu e di Giulio Angioni, la sua opera è spesso citata come fondante di una nouvelle vague o Nuova letteratura sarda[3], ormai diffusa in Italia e in Europa.

Opere

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Romanzi:

Racconti:

Poesie:

Saggistica:

Varie:

Traduzioni:

Note

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  1. ^ Trovare racconti mai narrati, dirli con gioia, p. 51.
  2. ^ Sergio Atzeni, Nazione e narrazione, «L'Unione Sarda», 9 novembre 1994; ora in Scritti giornalistici (1966-1995), a cura di Gigliola Sulis, Nuoro, Il Maestrale, 2005, vol. II, p. 992.
  3. ^ Goffredo Fofi, Sardegna, che Nouvelle vague!, Panorama, novembre 2003 Copia archiviata, su archivio.panorama.it. URL consultato il 10 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2014).

Bibliografia

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Articoli

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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