Siegfried Kasche | |
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Ambasciatore tedesco nello Stato indipendente di Croazia | |
Durata mandato | 15 aprile 1941 – 8 maggio 1945 |
Membro del Reichstag | |
Durata mandato | 1930 – 1941 |
Dati generali | |
Partito politico | Partito nazista |
Università | Accademia militare di Potsdam |
Professione | Diplomatico, politico |
Siegfried Kasche | |
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Nascita | Strausberg, 18 giugno 1903 |
Morte | Zagabria, 7 giugno 1947 |
Cause della morte | impiccagione |
Dati militari | |
Paese servito | Repubblica di Weimar Germania nazista |
Forza armata | Reichswehr Sturmabteilung |
Anni di servizio | 1920, 1926–1945 |
Grado | SA-Obergruppenführer |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Campagne | Jugoslavia |
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Siegfried Kasche (Strausberg, 18 giugno 1903 – Zagabria, 7 giugno 1947) è stato un ambasciatore tedesco del Reich presso lo Stato indipendente di Croazia e Obergruppenführer della SA. Fu proposto alla guida del Reichskommissariat Moskowien.[1] Fu impiccato per crimini di guerra in Jugoslavia il 7 giugno 1947.[2].
Nacque a Strausberg, dopo aver frequentato la scuola per cadetti a Potsdam e l'Accademia militare di Lichterfelde, trascorse gli anni 1919-1920 nei Freikorps a Berlino e negli Stati baltici. Si unì alle SA nel 1925 diventandone uno dei leader in Pomerania, e poi al partito nazista nel 1926.[3] Dal 1928 al 1931 fu vice Gauleiter della regione dell'Ostmark e nel settembre 1930 fu eletto al Reichstag. Nel 1934 fu promosso Obergruppenführer.
Kasche fu uno dei pochi ufficiali delle SA a sopravvivere alla Notte dei lunghi coltelli[4] riuscendo a convincere Göring ad intercedere per lui.[5]
Nell'aprile 1941 passò alle dipendenze del ministero degli Esteri come diplomatico. Il 15 aprile 1941, quando la Germania riconobbe lo Stato indipendente di Croazia, Kasche fu nominato ambasciatore. Arrivò a Zagabria il 20 aprile. Il 16 luglio fu designato come futuro Reichskommissar del Reichskommissariat Moskowien, la regione che doveva comprendere gran parte del territorio della Russia centrale e settentrionale fino ai monti Urali.[6] Gli eventi militari sul fronte orientale durante l'inverno 1941-1942 ne impedirono l'insediamento, lasciando il progetto in fase embrionale.
Nello Stato indipendente di Croazia, Kasche sostenne la necessità di un'azione congiunta delle forze dell'Asse contro i partigiani jugoslavi. Fu molto legato ad Ante Pavelić e agli Ustascia, giustificandone la politica e le azioni, Hitler lo definì "un croato migliore di Pavelić".[4]
Kasche fu in costante conflitto con Edmund Glaise-Horstenau, generale plenipotenziario nello Stato indipendente della Croazia.[4] Dopo il fallito complotto Lorković-Vokić del 1944, il tentativo di allineare lo Stato indipendente di Croazia agli Alleati, Kasche riuscì a far allontanare Horstenau dalla Croazia poiché coinvolto nel complotto.[7]
Dopo la fine della guerra in Europa, Kasche fu consegnato alla Jugoslavia dagli Alleati, processato dalla Corte Suprema della Repubblica Socialista di Croazia nel maggio 1947 e condannato a morte. Fu impiccato il 7 giugno 1947.[8]
Durante la seconda guerra mondiale, furono deportati molti serbi, alcuni in Serbia e altri in Germania: l'ordine di deportazione non arrivò dai leader dello Stato indipendente di Croazia, al contrario i croati preferirono convertire con la forza, uccidere o sfruttare ai lavori forzati i serbi all'interno dei nuovi confini nazionali.
Secondo il Tribunale di Norimberga, ci fu una conferenza presieduta da Siegfried Kasche nell'ambasciata tedesca "in cui è stato deciso di evacuare con la forza gli sloveni in Croazia e Serbia, ed i serbi dalla Croazia in Serbia. Queste decisioni sono provate da un telegramma del Ministero degli Affari Esteri, numero 389, del 31 maggio 1941".[9]
Il 18 aprile 1944 riferì a Berlino che "la Croazia è uno dei paesi in cui il problema ebraico è stato risolto".[10]
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