Riscatto di prigionieri cristiani da parte di monaci cattolici negli stati barbareschi

La tratta barbaresca degli schiavi era il commercio degli schiavi europei che fiorì negli stati barbareschi del Maghreb, gli attuali Marocco, Algeria, Tunisia e Libia occidentale, tra il XVI e il XIX secolo. Questi mercati prosperarono mentre gli stati erano nominalmente sotto il dominio ottomano, ma in realtà erano sostanzialmente autonomi.

Al mercato degli schiavi nordafricano si commerciavano schiavi di origine europea. Questi venivano catturati dai corsari barbareschi in incursioni sulle navi e sulle città costiere di città italiane, spagnole, portoghesi, francesi, inglesi, dei Paesi Bassi, fino ad arrivare in Islanda. Uomini, donne e bambini venivano catturati; a causa dell'entità devastante di queste azioni un grande numero di centri abitati costieri, in particolare nell'Europa mediterranea, vennero abbandonate.

Il professor Robert Davis, insegnante di storia alla Ohio State University, descrive la tratta bianca degli schiavi come minimizzata dalla gran parte degli storici moderni nel suo libro Christian Slaves, Muslim Masters: White Slavery in the Mediterranean, the Barbary Coast and Italy, 1500-1800. Davis stima che, solamente da parte di schiavisti da Tunisi, Algeri e Tripoli, 1-1,25 milioni di cristiani europei vennero schiavizzati in Maghreb dall'inizio del XVI secolo alla metà del XVIII (questo numero non comprende gli europei schiavizzati dal Marocco ed altri assalitori delle coste del Mediterraneo),[1] e circa 700 americani vennero fatti prigionieri in questa regione tra il 1785 e il 1815.[2] Le statistiche doganali del XVI-XVII secolo suggeriscono che un ulteriore apporto di schiavi importati da Istanbul dal Mar Nero potesse arrivare ad un totale di 2,5 milioni dal 1450 al 1700.[3]

Il mercato declinò dopo la sconfitta degli Stati barbareschi nelle guerre barbaresche e finì definitivamente poco dopo il 1830, con la conquista francese dell'Algeria.

Origini

Il mercato degli schiavi esisteva in Africa del nord fin dall'antichità, alimentato dagli schiavi africani che arrivavano attraverso le vie commerciali trans-sahariane. Le città nordafricane erano registrate dagli antichi romani per il loro mercato degli schiavi, questa tendenza continuò nel medioevo. Gli stati barbareschi aumentarono la loro influenza nel XV secolo, quando l'Impero ottomano prese il controllo dell'area. Inoltre c'era l'influsso dei rifugiati mori, appena espulsi dalla Spagna dopo la Reconquista. Con la protezione ottomana e molti immigrati bisognosi, le coste presto divennero famose per la pirateria.

Gli equipaggi delle navi assaltate erano ridotti in schiavitù, oppure ne veniva chiesto un riscatto.

La crescita della pirateria barbaresca

Dopo che una rivolta nella metà del XVII secolo ridusse il potere dei pascià ottomani a poco più che figure di rappresentanza, le città di Tripoli, Algeri, Tunisi ed altre divennero indipendenti quasi de facto. Senza una potente autorità centrale e le sue leggi, i pirati iniziarono a guadagnare più influenza.

Gli assalti dei pirati per reperire schiavi avvenivano in città e villaggi della costa atlantica africana ed in Europa. Esistono resoconti di assalti pirateschi e rapimenti di italiani, spagnoli, francesi, portoghesi, inglesi, olandesi, irlandesi, scozzesi ed islandesi risalenti al periodo tra il XVI e il XIX secolo. Quando le razzie di uomini e donne erano particolarmente abbondanti il valore commerciale di uno schiavo sul mercato del Maghreb si riduceva di molto[4]. Talvolta le spedizioni avevano un tale successo che le navi corsare non riuscivano a trasportare tutti i prigionieri che erano rivenduti sul posto ai loro congiunti ad un prezzo scontato.

Si stima che 1–1,25 milioni di europei siano stati catturati dai pirati e venduti come schiavi sui mercati di Tunisi e Algeri, relativamente agli stati barbareschi.[5]

Tra i famosi resoconti degli assalti pirateschi c'è quello che Samuel Pepys scrisse nel suo diario e un assalto su un villaggio costiero di Baltimore, in Irlanda, la cui popolazione venne interamente rapita dai pirati. Gli assalti nel Mediterraneo erano così frequenti e devastanti che le coste tra Venezia e Malaga[6] subirono un diffuso spopolamento, e gli insediamenti costieri vennero abbandonati. In effetti è stato detto che la conseguenza fu che alla fine «non c'era più nessuno da catturare».[7]

Il potere e l'influenza di questi pirati in questo periodo era tale da costringere una nazione come gli Stati Uniti a pagare un tributo per evitare gli attacchi.[8]

I dati relativi al Mar Nero sembra fossero ancora peggiori. Una raccolta di statistiche parziali e stime disomogenee indicano che poco meno di due milioni di russi, ucraini e polacchi vennero catturati tra il 1468 e il 1694. Inoltre c'erano gli schiavi dal Caucaso, provenienti sia dalle aggressioni che dal commercio. Le statistiche doganali del XVI e XVII secolo suggeriscono che l'importazione di schiavi dal Mar Nero da parte di Istanbul sia arrivata ad un totale di 2.5 milioni tra il 1450 al 1700.[3]

Solo a partire dal XVII secolo circa la portata di questo fenomeno si ridimensionò: la sorveglianza delle coste migliorò grazie alla costruzione di torri di avvistamento e di difesa. Tuttavia le razzie si modificarono in piccole ma numerose scorrerie.

Le condizioni di schiavitù

Il mercato degli schiavi, dipinto di Jean-Léon Gérôme (1884 circa).

Gli europei cristiani catturati erano portati nelle carceri delle città del nord Africa, incatenati tra il dileggio della folla.
Il giorno dell'asta uomini, donne e bambini venivano esposti al mercato degli schiavi dove venivano mostrate le loro condizioni fisiche e le capacità di animali da lavoro, quindi la muscolatura e lo stato della dentatura. Le donne erano valutate anche per l'età e la bellezza.

Se la persona era di alto lignaggio o un religioso, l'acquirente poteva operare una speculazione pensando di riscuoterne un riscatto, soprattutto se si trattava di un vescovo poiché si pensava che la Chiesa pagasse in modo discreto per la liberazione del prigioniero.
Il riscatto di uno schiavo in genere era comunque costoso: nel 1646 un emissario inglese pagò 38 sterline per schiavo, pari al guadagno annuale di un commerciante inglese benestante. Comunque calcoli operati sui dati disponibili portano a concludere che il numero di prigionieri riscattati non superasse il 2% del totale.

Gli schiavi acquistati dallo stato erano destinati ai duri lavori di costruzione, in particolare alle fortificazioni.

Il destino peggiore era quello dei prigionieri destinati alla galea: erano incatenati ai remi, con il destino di morire annegati in caso di naufragio o di combattimento. Le condizioni igieniche dei rematori erano precarie e non a caso le galee erano famose per il fetore che emanavano.

Molti dei prigionieri finivano per convertirsi all'islam per sottrarsi al trattamento; questo esito tuttavia non era incoraggiato poiché comportava una perdita economica per il proprietario dello schiavo.

Declino

Bombardamento di Algeri nel 1682, di Abraham Duquesne

Nei primi anni del XIX secolo gli Stati Uniti e alcune nazioni europee combatterono la prima e la seconda guerra barbaresca contro i pirati. Le guerre barbaresche erano una risposta diretta di inglesi, francesi e olandesi agli assalti e alla tratta degli schiavi da parte dei pirati barbareschi, che terminò definitivamente quando, negli anni 1830, i francesi conquistarono l'Algeria. La tratta bianca degli schiavi ed il relativo mercato declinarono ed alla fine scomparvero dopo l'occupazione europea. Dopo che il bombardamento di Algeri del 1816 immobilizzò gran parte della flotta piratesca, il dey di Algeri venne costretto ad un accordo i cui termini includevano la cessazione dello schiavismo cristiano, anche se la tratta di schiavi non europei poteva continuare.

Dopo aver perso il confronto con le potenze europee gli stati berberi caddero in declino. La pirateria berbera comunque non cessò le proprie attività, e, nel 1824 gli inglesi assaltarono nuovamente Algeri. Nel 1830 i francesi invasero Algeri, imponendo il controllo coloniale, così come Tunisi nel 1881. Tripoli ritornò sotto il controllo ottomano nel 1835, prima di cadere in mani italiane nel 1911.

La conseguenza di ciò fu che i mercanti dovettero operare in accordo con le leggi dei loro governi, e non poterono più autoregolamentarsi. La tratta berbera degli schiavi finì quando i governi europei approvarono leggi che garantivano l'emancipazione degli schiavi.[3]

Note

  1. ^ Davis, Robert. Christian Slaves, Muslim Masters: White Slavery in the Mediterranean, the Barbary Coast and Italy, 1500-1800.]
  2. ^ Charles Hansford Adams, The Narrative of Robert Adams: A Barbary Captive, New York, Cambridge University Press, 2005, pp. xlv-xlvi, ISBN 978-0-521-603-73-7.
  3. ^ a b c The Cambridge World History of Slavery: Volume 3, AD 1420–AD 1804
  4. ^ Si diceva che un europeo vale solo una cipolla.
  5. ^ When Europeans Were Slaves: Research Suggests White Slavery Was Much More Common Than Previously Believed Archiviato il 25 luglio 2011 in Internet Archive.
  6. ^ BBC - History - British Slaves on the Barbary Coast
  7. ^ BBC - History - British Slaves on the Barbary Coast
  8. ^ The Thomas Jefferson Papers - America and the Barbary Pirates - (American Memory from the Library of Congress)

Voci correlate

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