Le zone umide di importanza internazionale italiane ricomprendono «le paludi e gli acquitrini, le torbe oppure i bacini, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra, o salata, ivi comprese le distese di acqua marina la cui profondità, durante la bassa marea, non supera i sei metri» e sono tutelate ai sensi convenzione di Ramsar, sostenendo i principi dello sviluppo sostenibile e della conservazione delle biodiversità.
Il codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004 li considera beni paesaggistici all'art.142 (ex legge Galasso).
Il relativo elenco, che comprende 56 zone per un totale di 73 308 ettari, è stato stilato dal Ministero dell'ambiente[1] per il Segretariato della Convenzione Ramsar per le zone umide[2].
Il 21 ottobre 2013 il Ministero dell'ambiente ha emanato sette decreti relativi alla dichiarazione di importanza internazionale di altrettante sette nuove zone umide[3], di cui quattro sono stati nel frattempo riconosciuti dal Ramsar.