Arrigo Petacco (Castelnuovo Magra, 7 agosto 1929 – Portovenere, 3 aprile 2018) è stato un giornalista, storico e sceneggiatore italiano. È stato inviato speciale, caporedattore e direttore de La Nazione di Firenze e del mensile Storia Illustrata, nonché autore di programmi televisivi di argomento storico.
Nato nel 1929 a Castelnuovo Magra, nella provincia della Spezia, iniziò la sua carriera giornalistica presso Il Lavoro di Genova diretto da Sandro Pertini. Prolifico scrittore con grande capacità di divulgazione,[1] esordì con una biografia su Gaetano Bresci, l'anarchico attentatore del re Umberto I a Monza, quindi si concentrò su personalità note della prima metà del Novecento e del fascismo, sceneggiando vari film e realizzando numerosi programmi televisivi, in particolare con la Rai. Nella sua attività giornalistica intervistò alcuni tra i protagonisti della seconda guerra mondiale.
È del 1982 la sua Storia del fascismo edita in sei volumi, è del 1983 la vittoria del Premio Saint-Vincent per il giornalismo grazie alle sue inchieste televisive[2] ed è del 2006 il Premio Capo d'Orlando per il giornalismo[3]. Nel biennio 1986-87, succedendo a Tino Neirotti, diresse il quotidiano fiorentino La Nazione.
Dal suo romanzo dedicato al detective della polizia statunitense Joe Petrosino - che combatté contro la mafia - venne tratto nel 1972 l'omonimo sceneggiato televisivo con Adolfo Celi, mentre un altro su Cesare Mori - il funzionario spedito da Mussolini in Sicilia a combattere la criminalità organizzata - ispirò nel 1977 Pasquale Squitieri per il suo Il prefetto di ferro con Giuliano Gemma e Claudia Cardinale, su sceneggiatura dello stesso Petacco.
Il suo libro "L'uomo della Provvidenza. Mussolini, ascesa e caduta di un mito" venne fortemente criticato da Christopher Duggan, allievo di Denis Mack Smith e direttore del Centre for the Advanced Study of Italian Society all’Università di Reading. L'accademico britannico identificò nel libro di Petacco un classico esempio di memoria selettiva italiana rispetto alle vicende del fascismo.[4]
Tra le sue tesi più controverse quella espressa nel novembre del 2014 in un'intervista sul blog di Beppe Grillo in merito all'omicidio Matteotti: nell'occasione Petacco sostenne che non fu Mussolini il mandante di quel delitto[5][6], smentendo lo stesso discorso del 3 gennaio 1925 di Mussolini[7] e suscitando dibattiti e polemiche[8][9].
Scrittore controcorrente[10], è deceduto per un tumore al fegato nella sua casa di Portovenere il 3 aprile 2018, a ottantotto anni, lasciando due figlie: Carlotta e Monica.
Era discendente di Luigi Ferrari, il militare che ferì Garibaldi sull'Aspromonte, e insieme ad un altro discendente, Marco Ferrari, ne narrò la vita nel libro Ho sparato a Garibaldi.