Auschwitz Konzentrationslager Auschwitz Sistema dei Lager del Terzo Reich | |
---|---|
![]() | |
Stato | ![]() |
Stato attuale | ![]() |
Città | Oświęcim |
Coordinate | 50°02′09″N 19°10′42″E |
Informazioni generali | |
Tipo | Lager |
Termine costruzione | 1940 |
Costruttore | IG Farben |
Visitabile | sì |
Sito web | www.auschwitz.org/ |
Informazioni militari | |
Utilizzatore | ![]() |
Termine funzione strategica | 1945 |
Comandanti storici | Comandanti generali:
Comandanti di Birkenau:
|
Eventi | Olocausto: uccisione di almeno 1,1 milioni di deportati su almeno 1,3 milioni di giuntivi |
voci di architetture militari presenti su Wikipedia | |
![]() | |
---|---|
Campo di concentramento e sterminio tedesco nazista di Auschwitz Birkenau (1940-1945) | |
![]() | |
![]() | |
Tipo | Culturale |
Criterio | VI |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 1979 |
Scheda UNESCO | (EN) Auschwitz Birkenau, German Nazi Concentration and Extermination camp (1940-1945). (FR) Auschwitz Birkenau Camp allemand nazi de concentration et d'extermination (1940-1945) |
Il campo di concentramento di Auschwitz (in tedesco Konzentrationslager Auschwitz, abbreviato KL Auschwitz[1] o anche KZ Auschwitz[2]) è stato un vasto complesso di oltre 40 campi di concentramento e di sterminio situato nelle vicinanze della cittadina polacca di Oświęcim (in tedesco chiamata Auschwitz).[3][4][5] Nel complesso vi trovarono la morte 1,1 milioni di persone su 1,3 milioni di prigionieri totali, rendendolo il principale luogo di avvenimento della Shoah, del Porrajmos, dello sterminio degli oppositori politici e di altre categorie considerate ostili o di razza inferiore dai nazisti, oltre che dell'Olocausto in generale.
Attivo tra il giugno 1940 e il gennaio 1945, consisteva di 3 campi principali[6]:
Oltre a questi il complesso includeva anche 44 sotto-campi costruiti durante l'occupazione tedesca della Polonia in cui i deportati venivano utilizzati come manodpera nelle diverse industrie tedesche costruite nei dintorni.[7]
Il complesso, così come tutti gli altri campi nazisti, era gestito da un'apposita unità delle SS, le Unità testa di morto (SS-Totenkopfverbände), alle quali si aggiungevano le SS-Aufseherin (tra cui si distinsero le feroci Maria Mandl e Irma Grese). Diversi gruppi di ebrei e criminali comuni furono designati come funzionari del campo agli ordini delle SS, ricoprendo ruoli come quello di Kapo o formando i Sonderkommando, le "squadre speciali" incaricate di smaltire i corpi di coloro che erano uccisi nelle camere a gas. Nel campo venne adottato un regolamento apposito in 14 regole e si sviluppò conseguentemente anche un apposito linguaggio, il lagersprache. Venne utilizzata un'apposita valuta di deposito e un complesso sistema di simboli per l'identificazione visiva dei prigionieri. Dall'autunno del 1943 l'intero complesso fu dotato anche di appositi bordelli sessuali per i prigionieri per volontà di Himmler stesso, cercando di aumentare così la produttività dei prigionieri[8][9].
Il complesso subì varie trasformazioni: operativo nella sua prima parte dal giugno 1940 con l'arrivo dei primi prigionieri, nei primi due anni servì principalmente per la detenzione e l'eliminazione di polacchi e sovietici. Dal 1942, dopo la definitiva delineazione del piano della "soluzione finale della questione ebraica" da parte di Reinhard Heydrich con la collaborazione di Adolf Eichmann - a seguito della conferenza di Wannsee del gennaio di quell'anno - si passò a un piano di sistematico sterminio delle popolazioni considerate 'nemiche' del Reich, con il primo "treno della morte" carico di ebrei arrivato al campo il 26 marzo 1942[10][11].
Dopo vari esperimenti e soluzioni di vario tipo, il 3 settembre 1941 vi si utilizzò per la prima volta lo Zyklon B, un potente pesticida, per la gassificazione sistematica di centinaia di deportati: il complesso ne ricevette complessivamente una ventina di tonnellate nei tre anni successivi, sotto forma di pellet che venivano buttati nelle camere a gas da apposite fessure sul tetto delle stesse. Le operazioni di sterminio giunsero al loro culmine nei mesi di aprile-giugno 1944, con la deportazione e l'uccisione di mezzo milione di ebrei ungheresi. Le operazioni di gassificazione furono condotte l'ultima volta il 30 ottobre 1944[12], poiché subito dopo Himmler ordinò di arrestare tutte le gassificazioni nel territorio del Reich per occultarne le prove, data la veloce avanzata alleata.[13]
La documentazione diretta delle attività del campo includono diverse raccolte fotografiche (l'Auschwitz Album e le foto del Sonderkommando su tutte), testimonianze oculari particolari, libri e saggi scritti da sopravvissuti (come Primo Levi e il suo Se questo è un uomo) e altro ancora.
In previsione dell'arrivo delle truppe sovietiche presso il complesso, nel gennaio 1945 i nazisti spostarono la maggior parte della prigionieri del comprensorio di Auschwitz, con le marce della morte, verso altri campi in Germania e Austria.[14][15] Il campo fu liberato dalle truppe sovietiche il 27 gennaio 1945 alle otto del mattino[16], un giorno commemorato dal 2005 come Giorno della Memoria.[17][18] Nel 1947 il parlamento polacco lo trasformò in un memoriale-museo[19] (modificando poi anche il proprio nome ufficiale[20][21]), nel 1979 il sito venne dichiarato patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.[1] I responsabili dell'amministrazione del complesso furono giudicati in un apposito processo del 1947 e molti furono condannati a morte e impiccati nello stesso ormai ex-campo.
Facevano parte del complesso tre campi principali e quarantacinque sottocampi. L'area di interesse del campo (Interessengebiet), con sempre nuove espropriazioni forzate e demolizioni delle proprietà degli abitanti residenti, arrivò a ricoprire, dal dicembre 1941, la superficie complessiva di circa quaranta chilometri quadrati. All'interno di questa superficie avevano sede anche alcune aziende modello, agricole e di allevamento, volute personalmente da Hitler, nelle quali i deportati venivano sfruttati come schiavi.
Era un Konzentrationslager (campo di concentramento). Reso operativo dal 14 giugno 1940, era centro amministrativo dell'intero complesso. Il numero di prigionieri rinchiusi costantemente in questo campo fluttuò tra le 15 000 e le oltre 20 000 unità. Qui furono uccise, nella camera a gas ricavata nell'obitorio del crematorio 1, o morirono a causa delle impossibili condizioni di lavoro, di esecuzioni, per percosse, torture, malattie, fame, criminali esperimenti medici, circa 70 000 persone, per lo più intellettuali polacchi e prigionieri di guerra sovietici. Nei sotterranei del Block 11 di Auschwitz, la prigione del campo, il 3 settembre 1941 venne sperimentato per la prima volta dal vicecomandante del campo Karl Fritzsch, per l'uccisione di 850 prigionieri, il gas Zyklon B, veleno normalmente usato come antiparassitario, poi impiegato su vasta scala per il genocidio ebraico.
Era il Vernichtungslager (campo di sterminio). Era l'immenso lager nel quale persero la vita oltre un milione e centomila persone, in stragrande maggioranza ebrei, russi, polacchi, prigionieri di guerra, omosessuali, oppositori politici, testimoni di Geova e persone di etnia rom e sinti. I prigionieri, al loro arrivo al campo venivano selezionati e quelli considerati «inabili al lavoro» - soprattutto, quindi, anziani, donne e bambini - venivano condotti direttamente alle camere a gas e immediatamente assassinati.
Birkenau fu il più esteso Konzentrationslager dell'intero mondo. Arrivò a contare fino a oltre 100 000 prigionieri contemporaneamente detenuti. Era dotato di quattro grandi crematori e di «roghi», fosse ardenti ininterrottamente giorno e notte, usate per l'eccedenza delle vittime che non si riusciva a smaltire nonostante le pur notevoli capacità distruttive delle installazioni di sterminio. Gli internati, reclusi separatamente in diversi settori maschili e femminili, erano utilizzati per il lavoro coatto o vi risiedevano temporaneamente in attesa di trasferimento verso altri campi. Il campo, situato nell'omonimo villaggio di Brzezinka, distava circa tre chilometri dal campo principale e fu operativo dall'8 ottobre 1941.
Era l'Arbeitslager (campo di lavoro). Sorgeva nei pressi del complesso industriale Buna Werke per la produzione di gomma sintetica, proprietà dell'azienda I.G. Farben che però, nonostante l'impegno profuso, non entrò mai in produzione. Il campo, situato a circa tre chilometri da Auschwitz, fu operativo dal 31 ottobre 1942 e alloggiò fino a 12 000 internati, tra cui Primo Levi ed Elie Wiesel.
Il seguente elenco completo comprende tutti i 47 sottocampi di concentramento che facevano parte del complesso generale del campo di Auschwitz durante l'occupazione:[22][23]
Denominazione | Posizione | Attività | Numero di prigionieri | Apertura | Chiusura |
---|---|---|---|---|---|
Altdorf | Stara Wieś presso Pszczyna | Lavori forestali; Autorità: Ufficio forestale di Pleß | circa 20 | 1 ottobre 1942 | 30 novembre 1943 |
Althammer | Stara Kuźnia | Costruzione di una centrale termoelettrica (l'odierna centrale "Halemba") | 486 (17 gennaio 1945) | 15 settembre 1944 | gennaio 1945 |
Babitz | Babice (Babitz) presso Oświęcim (Auschwitz) | Lavoro in un'azienda delle SS | 159 prigionieri maschi (17 gennaio 1945) e circa 180 femmine (estate 1944) | 1 marzo 1943 | 18 gennaio 1945 |
Birkenau | Brzezinka (Birkenau) presso Oświęcim (Auschwitz) | Lavoro in un'azienda delle SS | 204 (17 gennaio 1945) | 1943 | gennaio 1945 |
Bismarckhütte | Chorzów (Königshütte) | Lavoro nella "Bismarckhütte" nella produzione di armi e veicoli blindati; Azienda: Berghütte Königs- und Bismarckhütte AG | 192 (17 gennaio 1945) | 1 settembre 1944 | 27 gennaio 1945 |
Blechhammer | Blachownia Śląska (Blechhammer) presso Koźle, distretto di Kędzierzyn-Koźle | Costruzione di impianti chimici; Azienda: Oberschlesische Hydrierwerke AG | 3.958 uomini (17 gennaio 1945) e 157 donne prigioniere (30 dicembre 1944) | 1 aprile 1944 | 26 gennaio 1945 |
Bobrek | Bobrek presso Oświęcim (Auschwitz) | Produzione di apparecchiature elettriche per aerei e sottomarini; Azienda: Siemens-Schuckertwerke AG | 213 uomini (17 gennaio 1945) e 38 donne prigioniere (30 dicembre 1944) | aprile/maggio 1944 (assunzione di detenuti dal dicembre 1943) | 19 gennaio 1945 |
Brünn | Brno (Brünn), all'epoca Protettorato di Boemia e Moravia | Lavori di costruzione dell'Accademia Tecnica delle SS e della Polizia; Datore di lavoro: SS-WVHA, Ufficio C, Direzione Lavori Brno | 250 (ottobre 1943), 36 (17 gennaio 1945) | 1 ottobre 1943 | gennaio 1945[24] / 31 marzo 1945[23] |
Budy I[25] | Budy/Bór (Brzeszcze) presso Oświęcim (Auschwitz) | Lavoro in un'azienda delle SS | alcune centinaia di donne detenute | aprile 1943 | autunno 1944 |
Budy II[25] | Budy/Bór (Brzeszcze) presso Oświęcim (Auschwitz) | Lavoro in un'azienda delle SS | 313 | aprile 1942 | gennaio 1945 (con una pausa nell'autunno/inverno 1942/43) |
Budy III[25] | Budy/Bór (Brzeszcze) bei Oświęcim (Auschwitz) | Lavori in una tenuta delle SS per l'irrigazione (scavo di fossati) e la pulizia delle piscine per i pesci | circa 400 detenute della compagnia penale (estate 1942) | giugno 1942 | primavera 1943 |
Charlottengrube | Rydułtowy | Lavoro nella miniera "Charlotte" per l'estrazione del carbone e l'ampliamento della miniera; Azienda: Reichswerke Hermann Göring | 833 (17 gennaio 1945) | 19 settembre 1944 | 31 gennaio 1945 |
Chelmek | Chełmek | Lavoro in un calzaturificio (pulizia del deposito acqua); Azienda: Ota Schlesische Schuh-Werke (ex "Bata") | circa 150 | 1 ottobre 1942 | 9 dicembre 1942 |
Eintrachthütte | Świętochłowice (Schwientochlowitz) | Lavoro nella "Eintrachthütte" per la produzione di cannoni antiaerei; Aziende: OSMAG e Ost-Maschinenbau | 1297 (17 gennaio 1945) | maggio 1943[26] / 7 giugno 1943[23] | 23 gennaio 1945 |
Freudenthal | Bruntál (Freudenthal), nel Reichsgau Sudetenland | Lavorazione della frutta; Compagnia: Emmerich Machold | 301 detenute (30 dicembre 1944) | 1944 | gennaio 1945[26] / 8 maggio 1945[23] |
Fürstengrube | Wesoła presso Mysłowice (Myslowitz) | Lavoro nella miniera "Fürstengrube" nell'estrazione del carbone e nello scavo di nuove miniere; Azienda: Fürstengrube GmbH | 1283 (17 gennaio 1945) | 2 settembre 1943 | 29 gennaio 1945 |
Gliwice I | Gliwice | Miglioramento della flotta ferroviaria; Azienda: Reichsbahnausbesserungswerk Gleiwitz | 1336 (17 gennaio 1945) | marzo 1944 | 21 gennaio 1945 |
Gliwice II | Gliwice | Lavoro nella produzione di nerofumo per le donne; riparazione, manutenzione di macchinari e ampliamento delle fabbriche per gli uomini; Azienda: Deutsche Gasrußwerke GmbH | 740 uomini (17 gennaio 1945) e 371 donne (30 dicembre 1944) prigionieri | 3 maggio 1944 | 22 gennaio 1945 |
Gliwice III | Gliwice | Lavoro nella Gleiwitzer Hütte riparando i padiglioni e nella produzione di armi, munizioni e ruote ferroviarie; Azienda: Zieliewski – Maschinen- und Waggonbau GmbH, Cracovia | 609 (17 gennaio 1945) | luglio 1944 | 21 gennaio 1945 |
Gliwice IV | Gliwice | Ampliamento della caserma, riparazione e riconversione di veicoli militari | 444 (17 gennaio 1945) | giugno 1944 | 21 gennaio 1945 |
Golleschau | Goleszów | Lavoro in un cementificio delle SS; Azienda: Ostdeutsche Baustoffwerke GmbH – Golleschauer Portland Zement AG | 1008 (17 gennaio 1945) | 15 luglio 1942 | 21 gennaio 1945 |
Günthergrube | Lędziny | Lavori nella miniera "Piast" nell'estrazione del carbone e scavo della miniera "Günther"; Azienda: Fürstlich-Plessische Bergwerks AG | 586 (17 gennaio 1945) | 1 febbraio 1944 | 19 gennaio 1945 |
Harmense I[27] | Harmęże presso Oświęcim (Auschwitz) | Lavoro in un'azienda delle SS (allevamento di pollame, conigli e piscicoltura) | circa 70 prigionieri maschi | 8. Dezember 1941 | 18 gennaio 1945 |
Harmense II[27] | Harmęże presso Oświęcim (Auschwitz) | Lavoro in un'azienda delle SS (allevamento di pollame e conigli) | circa 50 donne detenute | giugno 1942 | 18 gennaio 1945 |
Hindenburg | Zabrze | Lavoro nella "Donnersmarckhütte" per la produzione di armi e munizioni; Azienda: United Oberschlesische Hüttenwerke AG | 50 prigionieri maschi (17 gennaio 1945) e 470 femmine (30 dicembre 1944) | 1 agosto 1944 | 19 gennaio 1945 |
Hubertushütte | Łagiewniki (Hohenlinde) | Lavoro nella "Hubertushütte"; Azienda: Berghütte Königs- und Bismarckhütte AG | 202 (17 gennaio 1945) | 20 dicembre 1944 | 19 gennaio 1945 |
Janinagrube | Libiąż | Lavoro nella miniera "Janina" nell'estrazione del carbone; Azienda: Fürstengrube GmbH | 853 (17 gennaio 1945) | 4 settembre 1943 | 18 gennaio 1945 |
Jawischowitz | Jawiszowice presso Brzeszcze | Lavoro nella miniera "Brzeszcze-Jawischowitz" nell'estrazione del carbone e nei lavori di costruzione fuori terra; Azienda: Reichswerke Hermann Göring | 1988 (17 gennaio 1945) | 15 agosto 1942 | 19 gennaio 1945 |
Kobier | Kobiór | Lavori forestali; Pertinenza: Ufficio forestale di Pleß | 158 (25 aprile 1943) | 1 ottobre 1942 | 30 settembre 1943 |
Lagischa | Łagisza | Costruzione della Centrale Termoelettrica "Walter"; Azienda: Energie-Versorgung Oberschlesien AG | circa 1000 | 15 giugno 1943[23] / settembre 1943[28] | 6 settembre 1944 |
Laurahütte | Siemianowice | Lavoro nella "Laurahütte" nella produzione di cannoni antiaerei; Azienda: Berghütte Königs- und Bismarckhütte AG | 937 (17 gennaio 1945) | 1 aprile 1944 | 24 gennaio 1945 |
Lichtewerden | Světlá, nel Reichsgau Sudetenland | Lavoro in una fabbrica di filati; Azienda: GA Buhl e figlio | 300 detenute (30 dicembre 1944) | 11 novembre 1944 | gennaio 1945[28] / 6 maggio 1945[23] |
Monowitz | Monowice (Monowitz) presso Oświęcim (Auschwitz) | Costruzione di un impianto chimico; Azienda: IG Farbenindustrie AG | 10223 (17 gennaio 1945) | 31 maggio 1942[23] / ottobre 1942[29] (impiego da marzo/aprile 1941) | 27 gennaio 1945 |
Neu-Dachs | Jaworzno | Lavori nelle miniere di carbon fossile a Jaworzno e costruzione della centrale elettrica "Wilhelm"; Azienda: Energy Supply Oberschlesien AG | 3664 (17 gennaio 1945) | 15 giugno 1943 | 19 gennaio 1945 |
Neustadt | Prudnik | Lavori in una fabbrica tessile; Azienda: Schlesische Feinweberei AG | 399 weibliche Häftlinge (30. Dezember 1944) | 26 settembre 1944 | 19 gennaio 1945 |
Plawy | Pławy presso Oświęcim (Auschwitz) | Lavoro in un'azienda delle SS | 138 prigionieri maschi (17 gennaio 1945) e circa 200 donne (gennaio 1945) | 20 dicembre 1944 (uomini), 3 gennaio 1945 (donne) | 18 gennaio 1945 |
Radostowitz | Radostowice presso Pszczyna (Pleß) | Lavori forestali; Pertinenza: Ufficio forestale di Pleß | circa 20 | 1942 | 1943 (con una pausa nell'inverno 1942/1943) |
Raisko | Rajsko presso Oświęcim (Auschwitz) | Lavoro in un'azienda delle SS (orticoltura, piantagione sperimentale di Kok-Saghys) | circa 300 detenute (1944)[30] | giugno 1943 | gennaio 1945 |
Sonderkommando Kattowitz | Katowice | Costruzione di rifugi antiaerei e caserme per la Gestapo | 10 | 20 gennaio 1944 | 31 gennaio 1945 |
Sosnitza | Sośnica (Sosnitza, Gleiwitz-Oehringen) | Demolizione degli edifici di un campo di prigionia | circa 30 | luglio 1940 | agosto 1940 |
Sosnowiec I | Sosnowiec | Ristrutturazione di un edificio per uso uffici - Marktstr.12 (ulica Targowa 12) | 100 | 31 agosto 1943 | 17 gennaio 1945 |
Sosnowiec II | Sosnowiec | Lavoro in una ferriera, fusione di tubi per cannoni antiaerei e fabbricazione granate; Azienda: Berghütte Ost-Maschinenbau GmbH | 863 (17 gennaio 1945) | maggio 1944 | 17 gennaio 1945 |
2. SS-Bauzug in Karlsruhe | Carlsruhe in Oberschlesien | Rimozione dei detriti e riparazione dei binari ferroviari; Autorità: Ufficio C della SS-WVHA | circa 500 | settembre 1944 | ottobre 1944[31] |
SS-Hütte Porombka | Międzybrodzie | Costruzione e fornitura di una casa per vacanze delle SS (Solahütte) | alcune dozzine di prigionieri uomini durante la costruzione, alcune donne prigioniere durante l'operazione[32] | autunno (ottobre/novembre) 1940 | gennaio 1945 |
Trzebinia | Trzebinia | Ampliamento di una raffineria; Azienda: Petroleum Raffinerie GmbH | 641 (17 gennaio 1945) | 1 luglio 1944[23] / agosto 1944[33] | 31 gennaio 1945 |
Tschechowitz I (Bombensuchkommando) | Czechowice-Dziedzice | Rimozione degli ordigni inesplosi nella raffineria e nel sito adiacente; Azienda: Compagnia petrolifera Vacuum | circa 100 | agosto 1944 | settembre 1944 |
Tschechowitz II (Vacuum) | Czechowice-Dziedzice | Eliminazione dei detriti, manutenzione della raffineria; Azienda: Compagnia petrolifera Vacuum | 561 (17 gennaio 1945) | settembre 1944 | gennaio 1945 |
Auschwitz, che servì come centro amministrativo per l'intero complesso, fu fondato il 20 maggio 1940, convertendo vecchie caserme dell'esercito polacco in un campo di concentramento e di lavoro. Un gruppo di 728 prigionieri politici polacchi provenienti da Tarnów furono i primi deportati ad Auschwitz il 14 giugno 1940 e lavorarono come manovali al riadattamento delle caserme, danneggiate dai bombardamenti, e alla costruzione delle recinzioni perimetrali.
Inizialmente gli internati furono intellettuali e membri della resistenza polacca; più tardi vi furono deportati anche prigionieri di guerra sovietici, criminali comuni tedeschi, prigionieri politici ed "elementi asociali" come mendicanti, prostitute, omosessuali, testimoni di Geova ed ebrei. Normalmente vi erano detenute dalle 13 000 alle 16 000 persone, ma nel 1942 si raggiunse la cifra di 20 000 detenuti.
Sopra il cancello di ingresso si trovava la cinica scritta Arbeit macht frei ("Il lavoro rende liberi"). Sembra che la scritta fosse stata ideata dall'SS-Sturmbannführer Rudolf Höss, primo comandante responsabile del campo e sembra anche che il fabbro che costruì la scritta, un dissidente politico polacco di nome Jan Liwackz, detenuto con numero di matricola 1010, l'avesse fatta saldando la lettera "B" al contrario come segno di protesta, in quanto conscio di quale sarebbe stata la vera funzione del campo di Auschwitz; questo gesto gli sarebbe potuto costare la vita. A tal proposito, sembra che lo stesso fabbro, sopravvissuto all'Olocausto, quando il campo fu liberato dall'Armata Rossa, chiese di riavere l'insegna in quanto, essendo stata realizzata da lui, "gli apparteneva", cosa che non avvenne dato che, ormai, la scritta apparteneva alla storia. I prigionieri che lasciavano il campo per recarsi al lavoro, o che vi rientravano, erano costretti a sfilare sotto questo cancello, accompagnati dal suono di marce marziali eseguite da un'orchestra di deportate appositamente costituita, Mädchenorchester von Auschwitz (letteralmente "Orchestra delle ragazze di Auschwitz"). Contrariamente a quanto rappresentato in alcuni film, la maggior parte dei prigionieri ebrei non era detenuta nel campo di Auschwitz e quindi non passava per questo cancello.
Le SS selezionarono alcuni prigionieri, spesso criminali comuni di origine tedesca o ariana (e quindi appartenenti alla "razza superiore"), come supervisori per gli altri detenuti. Tali supervisori, chiamati Kapo, si macchiarono, nella maggior parte dei casi, di orrendi crimini, abusando del proprio potere e divenendo così complici dei propri carnefici.
Gli internati vivevano in baracche chiamate Block dotate di letti a castello a tre piani di tipo militare; le condizioni di sovraffollamento delle baracche, spesso utilizzate al doppio della capienza massima, costringevano i prigionieri a dividere un pagliericcio in due o più, favorendo la trasmissione di parassiti e germi, che aumentavano le già elevate possibilità di infezioni e malattie.
Gli ebrei, nella scala sociale del campo, erano all'ultimo posto e ricevevano il peggior trattamento. Tutti gli internati avevano l'obbligo di lavorare (quelli inabili al lavoro venivano uccisi subito, appena arrivati nel campo); gli orari variavano a seconda delle stagioni, ma si assestavano su una media di dieci o undici ore di lavoro giornaliero. Una domenica ogni due, tranne per chi lavorava presso aziende belliche che funzionavano a ciclo continuo, era considerata giorno festivo e dedita ai lavori di pulizia e manutenzione del campo e all'igiene personale dei detenuti. Le disumane condizioni di lavoro, le scarse razioni di cibo e le condizioni igieniche pressoché inesistenti portavano rapidamente i detenuti alla morte.
Il complesso di Birkenau, divenuto operativo il 7 ottobre 1941, era stato concepito inizialmente, secondo i piani di Himmler del marzo 1941, come campo per i prigionieri di guerra russi catturati in grande numero durante le prime fasi dell'invasione tedesca. Birkenau fu il principale campo di sterminio del complesso concentrazionario di Auschwitz. Qui furono imprigionate parecchie centinaia di migliaia di deportati, in diversi sotto-campi, e trovarono la morte circa 1,1 milioni di persone. Degli oltre 13 000 deportati russi dei primi trasporti, solo 92 erano ancora vivi il 27 gennaio 1945 alla liberazione del campo.
Il campo fu installato presso la cittadina a Brzezinka (in tedesco Birkenau o "campo di betulle"), a circa 3 km dal campo Auschwitz. Il luogo fu selezionato per la vicinanza della linea ferroviaria, che avrebbe semplificato le operazioni logistiche per le previste grandi deportazioni successive. Successivamente, il campo fu utilizzato come strumento principale di sterminio nel contesto della tristemente famosa soluzione finale della questione ebraica. Il libro Mein Kampf, pubblicato da Hitler nel 1925 e considerato una sorta di manifesto dell'ideologia nazista, oltre a propugnare l'espansione territoriale del Reich tedesco verso est, una visione politica primitiva e brutale, un regime totalitario di tipo fascista e ispirato al culto della razza, esprimeva anche una forma di antisemitismo radicale, ma non conteneva la prefigurazione di uno sterminio degli ebrei.
Per costruire il campo furono espropriate e distrutte le abitazioni del villaggio di Brzezinka, per poi ricavarne poi materiale da risulta per il lager.
Le dimensioni di Birkenau erano immense: circa 2,5 km per 2 km; il campo era circondato da filo spinato elettrificato; ogni giorno moltissimi prigionieri, stremati dalle impossibili condizioni di vita, a volte peggiori di quelle di Auschwitz e di Monowitz, andavano a gettarsi sul reticolato ad alta tensione per porre fine alle loro sofferenze; era la morte "svelta e dolce"[34], nel gergo del campo: «andare al filo».
Il campo arrivò a contenere fino a 100 000 persone internate in diversi settori, completamente separati tra loro e senza alcuna possibilità di comunicazione tra un campo e l'altro:
Lo scopo primario del campo era l'eliminazione di massa. Vi si trovavano quattro camere a gas con annessi crematori. L'eliminazione ebbe inizio nella primavera del 1942.
Il campo di Monowitz nacque a circa sette chilometri a est dal campo principale Auschwitz allo scopo di accentrare manodopera a basso costo per il grande impianto chimico Buna Werke, allora in costruzione, evitando lunghe marce tra il campo principale e il sito in costruzione e aumentando così la produttività. La Buna Werke, proprietà della IG Farben, era un complesso destinato alla produzione su vasta scala di gomma sintetica (Buna, dal quale il nome del complesso), benzina sintetica e altri sottoprodotti del carbone. Nonostante i grandi sforzi compiuti, che causarono la morte di circa 25 000 lavoratori schiavi impiegati su un totale di 35 000, l'impianto Buna Werke non arrivò mai a nessuna quota di produzione. Era la più grande fabbrica chimica dell'epoca.
Il famoso libro Se questo è un uomo di Primo Levi, deportato italiano di origine ebraica, descrive le tragiche condizioni di vita degli internati a Monowitz. Lo stesso Levi dovette probabilmente la propria salvezza alla propria laurea in chimica, che gli permise di essere assunto in qualità di "specialista" all'interno del complesso, riuscendo ad alleviare periodicamente così le terribili condizioni (acuite dal freddo inverno polacco) delle normali squadre di lavoro.
I sottocampi erano situati nelle vicinanze dei tre campi principali. Avevano gli obiettivi di far lavorare i prigionieri in ambiti di allevamento, agricoltura e costruzione di fattorie.
Già nei piani nazisti, sviluppati sin dagli anni trenta-quaranta, era prevista la deportazione e lo sterminio del 90% dei polacchi. Una volta finita la distruzione degli ebrei, i campi della morte della Polonia sarebbero stati usati contro i polacchi stessi[36]. La Polonia avrebbe dovuto essere smembrata, depredata di tutti i territori e di tutte le risorse nazionali e la piccola percentuale di popolazione sopravvissuta utilizzata come mano d'opera schiava al servizio dei coloni tedeschi, in aree da ripopolare con individui di razza germanica; il numero dei polacchi da lasciare in vita, necessario per la colonizzazione, era stimato in due-tre milioni. Ogni famiglia tedesca avrebbe avuto i propri schiavi slavi di cui disporre a piacimento[37].
In questo contesto, già durante l'invasione tedesca della Polonia, avvenuta il 1º settembre 1939, le truppe tedesche vennero seguite da speciali Einsatzkommandos destinati allo sterminio di ebrei e personalità politiche e culturali polacche. Presto tutte le prigioni polacche furono piene e si ebbe la necessità di trovare nuove aree di internamento per i numerosi prigionieri che venivano catturati durante i rastrellamenti.
Durante le prime fasi dell'invasione nazista, venivano eseguite numerose fucilazioni di massa (svolte dai soldati dell'esercito) dei "Nemici del Popolo Tedesco": ebrei, zingari, oppositori politici. Ci furono numerosi casi di diserzione e suicidi nelle file dell'esercito tedesco, i cui soldati faticavano ad accettare ordini che comportavano la fucilazione di vecchi, donne e bambini. La scelta di aprire campi di sterminio veniva incontro anche all'esigenza di evitare il lavoro "sporco" ai semplici soldati di leva. I campi di sterminio assolvevano tre necessità:
Nel dicembre 1939 il comandante della polizia di sicurezza (Sipo) e dell'SD di Breslavia, SS-Oberführer Arpad Wigand, pose allo studio, in collaborazione con l'ufficio dell'alto comando delle SS e della polizia del Sud-Est (SS-Gruppenführer Erich von dem Bach-Zelewski), la possibilità di costruire un nuovo campo di concentramento nella zona di Oświęcim (Auschwitz).
Il luogo fu scelto per la presenza di una caserma di artiglieria polacca caduta nelle mani della Wehrmacht, situata fuori dalla città, quindi facilmente escludibile dal mondo esterno, alla confluenza tra i fiumi Vistola e Soła. La posizione era inoltre provvista di favorevoli collegamenti ferroviari con la Slesia, il Governatorato Generale, la Cecoslovacchia e l'Austria, che avrebbero semplificato la deportazione degli elementi "ostili", "asociali" e degli ebrei.
Tra i mesi di gennaio e aprile 1940 furono vagliate diverse ipotesi alternative per l'ubicazione del campo, con l'intervento dello stesso comandante delle SS Heinrich Himmler, desideroso di risolvere quanto prima il problema della creazione di un nuovo complesso. Nel febbraio sorsero ulteriori problemi legati alle difficoltà poste dall'esercito tedesco nella consegna della caserma ad Auschwitz.
L'8 aprile 1940 il generale Halm stipulò con le SS un contratto per la consegna del complesso. Il 18-19 aprile 1940, Rudolf Höß, già aiutante presso il campo di concentramento di Sachsenhausen, fu inviato a compiere un ultimo sopralluogo. Prima di visitare il campo, Höß si incontrò con Wingand a Bratislava e fu messo minuziosamente al corrente del progetto: creare un campo di quarantena per prigionieri polacchi destinati alla successiva deportazione in altri campi all'interno del Terzo Reich.
Il 27 aprile 1940, in seguito al rapporto di Höß, Himmler decise di ordinare all'ispettore dei campi di concentramento, SS-Oberführer Richard Glücks la costruzione del nuovo campo di concentramento – che sarebbe diventato Auschwitz – ricorrendo alla manodopera di detenuti già internati in altri campi. Il 29 aprile Glücks nominò Höß comandante provvisorio del nuovo campo (ottenne la nomina definitiva il 4 maggio 1940). Höß raggiunse il campo il 30 aprile, con la scorta di cinque uomini delle SS. Per i lavori di sistemazione dell'area, furono immediatamente impiegati civili polacchi e circa trecento ebrei, forniti dal locale consiglio ebraico (Judenrat).
Il 20 maggio 1940 arrivarono al campo i primi trenta prigionieri, provenienti dal campo di concentramento di Sachsenhausen, per la maggior parte criminali comuni selezionati per la loro crudeltà e ottusa obbedienza a ogni ordine, destinati a diventare il primo nucleo di Kapò e "prominenti" del campo, e ad aiutare le SS nel successivo "lavoro" di controllo della massa dei deportati.
Il 10 giugno 1940, prima ancora che i primi prigionieri deportati giungessero al campo, furono ordinati i progetti per un primo crematorio, dotato di tre forni, ciascuno a doppia muffola, prodotto dalla J.A. Topf und Söhne di Erfurt; i progetti furono rapidamente approvati e la costruzione ultimata entro il 23 settembre dello stesso anno, data della prima cremazione di prova conosciuta.
Il 14 giugno 1940, seppur ancora in fase di costruzione e ampliamento, il campo di Auschwitz ricevette il primo convoglio di 728 deportati, accolti dal primo direttore del campo SS-Hauptsturmführer Karl Fritzsch con le parole[38]:
«Voi non siete venuti in un sanatorio, ma in un lager tedesco. Qui esiste solo l'entrata e non c'è altra via d'uscita che il camino del forno crematorio. Se a qualcuno questo non piace, può andare subito a buttarsi sul filo spinato ad alta tensione. Siete venuti qui per morire: gli ebrei non hanno diritto a sopravvivere più di due settimane, i preti un mese e gli altri tre mesi.»
«Una volta mi avevano dato del sapone, una tavoletta grezza, rettangolare, con sopra impresse le iniziali RJF. Allora non sapevo cosa significassero quelle lettere, ma nel giorno dello Yom Kippur qualcuno me lo rivelò. Nel giorno in cui si prega e Dio perdona il suo popolo ed è vicino a lui in spirito di amore e conciliazione, quel giorno imparai il significato di RJF. Rein Juden Fett, puro grasso ebreo. Ci avevano dato la possibilità di pulirci con i cadaveri dei nostri fratelli ebrei.»
La sigla RIF (e non RJF) in realtà stava per Reichsstelle für Industrielle Fettversorgung ovvero "Centro nazionale per Approvvigionamento Grassi Industriali". Si trattava di un surrogato di sapone di scarsa qualità, che non conteneva grassi né umani né di altra provenienza[40]. Casi di produzione di sapone con grasso umano in alcuni campi sono effettivamente avvenuti, ma solo in casi isolati in via sperimentale e non venne mai realizzato su grande scala[41].
Auschwitz fu inizialmente fondato come campo di concentramento e di smistamento dei prigionieri di origine polacca e non specificamente per lo sterminio del popolo ebraico.
Infatti, nonostante il violento antisemitismo proprio della dittatura nazionalsocialista, all'epoca della fondazione del campo Hitler e i gerarchi del Reich non avevano ancora trovato quella che, eufemisticamente, denominarono in seguito la "soluzione finale del problema ebraico".
Tale "soluzione" sarebbe stata decisa da Hitler tra l'ottobre e il dicembre 1941[42] e pianificata nel corso della Conferenza di Wannsee del 20 gennaio 1942, durante la quale si decise lo sterminio scientifico del popolo ebraico (e di altre minoranze) e che diede avvio, dalla metà del 1942, alla fase più brutale dell'Olocausto, quella del genocidio. Per quella data ad Auschwitz era stato reso pienamente operativo ed efficiente il grande complesso di sterminio di Birkenau[43].
Si riportano qui sotto alcuni termini tipici della lingua dei lager ricorrenti anche nel campo di Auschwitz[44][45].
I convogli di deportati (circa 2 000 – 2 500 prigionieri per treno), spesso chiamati trasporti, composti da vagoni merci contenenti dalle 80 alle 120 persone costrette a inimmaginabili condizioni di vita e igieniche, che spesso viaggiavano per 10-15 giorni per raggiungere la loro ultima meta, erano organizzati da uno speciale dipartimento dell'RSHA (ufficio centrale per la sicurezza del Reich): l'Amt IV B 4 comandato da Adolf Eichmann. Eichmann e i suoi collaboratori in qualità di esperti di "problemi ebraici" gestirono l'intera parte logistica dello sterminio suddividendo i convogli sui diversi centri di sterminio in base alla capacità "ricettiva" dei centri stessi: il grande complesso di Auschwitz ricoprì sempre un ruolo fondamentale nel processo di "soluzione finale". Le azioni di sterminio (chiamate Aktion), della durata di 4-6 settimane, si susseguirono per tutta la durata del conflitto coinvolgendo successivamente diversi gruppi provenienti dalle nazioni sotto il controllo tedesco.
Dal 14 giugno 1940 (data del primo arrivo di deportati al campo) al 1942 (data di attivazione della Judenrampe), i treni sostavano sui binari nei pressi del campo principale di Auschwitz – i grandi impianti di sterminio di Birkenau non erano ancora stati costruiti. Anche in seguito, soprattutto nel caso di convogli di rastrellati polacchi (non ebrei) da internare nel campo principale, questa soluzione continuò a essere utilizzata. Si ebbero anche casi di treni "scaricati" nella stazione della cittadina di Oświęcim a causa dell'eccessivo numero di convogli in arrivo.
I treni di deportati, a partire dal 1942 fino al maggio 1944, arrivarono a una piccola banchina ferroviaria, universalmente nota come la rampa degli ebrei o, in tedesco, Judenrampe e situata a circa ottocento metri all'esterno del campo di Auschwitz, nei pressi dello scalo merci della stazione di Oświęcim. La maggior parte dei convogli di deportati italiani ebbe come ultima fermata proprio la Judenrampe, compreso il treno che trasportava Primo Levi, che ha vividamente descritto la scena del suo arrivo notturno come «una vasta banchina illuminata dai riflettori» in Se questo è un uomo. Dopo la guerra, la Judenrampe, luogo di arrivo (e selezione) di almeno 800 000 deportati da tutta Europa, non fu inclusa nell'area divenuta museo del campo e scomparve quasi completamente. Solo nel 2005 è stata in parte recuperata e inserita all'interno dei percorsi di visita al campo di Auschwitz.
Nel maggio 1944, per semplificare le operazioni di sterminio dei numerosi convogli provenienti dall'Ungheria, la linea ferroviaria fu prolungata all'interno del campo di Birkenau fino a una nuova banchina a tre binari chiamata Bahnrampe. La Bahnrampe, resa famosa dalle evocative scene del capolavoro Schindler's List di Steven Spielberg, fu utilizzata fino al novembre 1944 quando, per ordine del comandante delle SS Heinrich Himmler, con l'avvicinarsi delle truppe sovietiche le operazioni di sterminio furono sospese e si procedette alle operazioni di liquidazione del campo.
Appena arrivati a destinazione i treni venivano rapidamente scaricati del loro carico umano e avveniva la selezione, tra gli abili al lavoro e coloro da inviare direttamente alla morte. Le procedure della selezione sono state descritte nei molti libri di memorie dai deportati sopravvissuti e nelle testimonianze fornite ai processi da membri dello stesso personale SS. Ne esiste anche una dettagliata documentazione fotografica, nel cosiddetto Auschwitz Album, una serie di circa duecento foto scattate fra il maggio e il giugno del 1944 da militari delle SS, probabilmente per ordine delle autorità di comando tedesche desiderose di vedere quanto avveniva nel campo.[46]
L'area veniva circondata da uomini armati delle SS e da altri internati che provvedevano ad accostare rampe in legno alle porte dei vagoni per semplificare e velocizzare la discesa dei nuovi arrivati. Gli stessi internati – che avevano l'assoluto divieto, pena la morte, di parlare con i nuovi arrivati per evitare il panico negli stessi – provvedevano a scaricare i treni in arrivo dei bagagli che successivamente venivano portati presso il settore Kanada di Birkenau dove si effettuava la cernita e l'imballaggio dei beni per il successivo invio in Germania.
Gli uomini venivano separati dalle donne e dai bambini formando due distinte file. A questo punto personale medico delle SS decideva chi era abile al lavoro. Mediamente solo il 25% dei deportati aveva possibilità di sopravvivere. Il restante 75% (donne, bambini, anziani, madri con figli) era inviato direttamente alle camere a gas. Le percentuali abili/gasati fluttuarono per tutto il corso del conflitto, in base alle esigenze dell'industria bellica tedesca diretta da Albert Speer. Vi furono casi di interi treni di deportati inviati direttamente alle camere a gas senza nessuna selezione a causa del sovraffollamento del campo e del preventivato rapido arrivo di nuovi convogli, soprattutto durante lo sterminio degli ebrei ungheresi nel 1944.
La selezione era operata esclusivamente da personale medico delle SS, uno o più dottori a turno operavano il servizio alla rampa.
In questa fase le SS mantenevano un comportamento gentile e accondiscendente al fine di mascherare le loro intenzioni e velocizzare le operazioni di scarico e selezione, infondendo falsa fiducia nei prigionieri appena arrivati, normalmente stanchi e confusi dal lungo viaggio.
Coloro considerati non utili allo sforzo bellico venivano inviati immediatamente in una delle quattro camere a gas mascherate da docce situate a Birkenau dove, in gruppi, i prigionieri venivano uccisi con gas letali (di solito Zyklon B). Un'altra camera a gas, la prima costruita, era presente anche ad Auschwitz e fu operativa dal 15 agosto 1940 al luglio 1943, quando fu definitivamente abbandonata in favore delle più "efficienti" camere presenti a Birkenau. I deportati venivano trasportati (a piedi o con grossi camion) verso le camere a gas, che si trovavano dall'altra parte del campo rispetto alle banchine di arrivo. Qui giunti venivano introdotti in un locale camuffato da spogliatoio con tanto di descrizioni multilingue delle procedure per il successivo recupero dei vestiti. A documentare il momento immediatamente precedente e immediatamente seguente l'ingresso dei prigionieri nelle camere a gas si conoscono, oltre a numerose testimonianze di prigionieri sopravvissuti e del personale SS, anche le quattro foto del Sonderkommando, scattate clandestinamente da un membro del gruppo di lavoro ad Auschwitz-Birkenau (forse l'ebreo greco Alberto Errera) e fatte pervenire alla resistenza polacca.[47]
I prigionieri dichiarati abili al lavoro venivano invece condotti negli edifici dei bagni, dove dovevano, anzitutto, consegnare biancheria e abiti civili, nonché tutti i monili di cui erano in possesso; venivano privati, inoltre, dei documenti d'identità eventualmente posseduti. Uomini e donne potevano conservare solo un fazzoletto di stoffa; agli uomini era concesso conservare la cintura dei pantaloni.
Successivamente, i prigionieri venivano spinti nel locale in cui erano consegnati ai barbieri, che li radevano su tutto il corpo. L'operazione era condotta in maniera sbrigativa, dopo aver inumidito le zone sottoposte a rasatura con uno straccio intriso di liquido disinfettante.
Passaggio successivo era la doccia, cui seguiva la distribuzione del vestiario da campo: una casacca, un paio di pantaloni e un paio di zoccoli.
I detenuti ritenuti "abili al lavoro" dovevano lavorare fino allo stremo per numerose ditte tedesche, tra cui la IG Farben, produttrice del gas che serviva a sterminarli, la Metal Union e la Siemens. Nel campo non c'erano servizi igienici, nessuna assistenza medica, fame ed epidemie erano all'ordine del giorno.
Rasati a zero, scorticati con rasoi senza filo fin nelle parti intime, disinfettati con prodotti orticanti e lavati nel peggiore dei modi con acqua bollente alternata alla gelata, ai prigionieri arrivati venivano poi dati i logori panni del campo, costituiti da specie di "pigiami" a strisce grigie scure e chiare o abiti riciclati con grandi toppe visibili tolti ai deportati prima di loro. Pesanti e spaiati zoccoli di legno completavano la "divisa". Poi i detenuti ricevevano un numero progressivo che veniva tatuato loro sull'avambraccio sinistro.
Seguiva la registrazione del numero compilando una scheda con i dati personali (Häftlings-Personal-Karte) e con l'indirizzo dei familiari più prossimi. I neo entrati venivano avvisati che d'ora in avanti non sarebbero più stati chiamati per nome ma diventavano solo dei "pezzi" (Stücke) numerati, un numero che erano obbligati a imparare a memoria in tedesco, sia a pronunciare sia a riconoscere quando si veniva chiamati. Per tutte le operazioni nel campo era necessario usare il numero, sia per ricevere la brodaglia del vitto sia nelle estenuanti conte degli appelli; qualunque errore sarebbe stato punito impietosamente.
Dalla pratica del tatuaggio erano esentati i cittadini tedeschi ariani, i prigionieri "da rieducare", nonché gli ebrei provenienti da Varsavia durante e dopo l'insurrezione del Ghetto nell'agosto-settembre 1942; a costoro era riservato un trattamento di punizione particolare, effettuato con efferatezza e sadismo estremi. Non era necessario registrarli perché sarebbero stati uccisi di lì a poco con modi atroci.[48]
Il numero di matricola, impresso su un pezzo di tela, era anche cucito sul lato sinistro della casacca, all'altezza del torace, e sulla cucitura esterna della gamba destra dei pantaloni. Al numero era associato un contrassegno colorato, che identificava le diverse categorie di detenuto:
Sul triangolo che identificava la categoria era anche dipinto o impresso con inchiostro l'iniziale tedesca della nazionalità del detenuto, a meno che questi non fosse cittadino tedesco o apolide.
Politici | Criminali | Asociali | Emigranti | Testimoni di Geova | Omosessuali | Rom e Sinti | |
Normale | ![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
Recidivo | ![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
Prigioniero di compagnia di disciplina | ![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
Ebreo | ![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() [49] |
![]() |
![]() |
La registrazione proseguiva poi con tre foto, che ritraevano il detenuto di fronte, di profilo destro e di profilo sinistro. Dal 1943, a causa delle difficoltà nel reperire materiale fotografico, le foto furono generalmente limitate ai soli detenuti tedeschi.
Fonti:
Nel novembre 1944, di fronte all'avanzata dell'Armata Rossa, Himmler dà ordine di cessare le esecuzioni nelle camere a gas e di demolirle assieme ai forni crematori, allo scopo di nascondere le prove del genocidio; i nazisti, tuttavia, distrussero solo le camere e i forni di Birkenau, mentre quella di Auschwitz 1 fu adibita a rifugio "antibomba". Sino a quel momento ad Auschwitz erano stati uccisi oltre un milione e centomila persone.
Il numero esatto delle vittime di Auschwitz è difficile da stabilire con certezza, perché molti prigionieri non furono registrati e molte prove vennero distrutte dalle SS negli ultimi giorni della guerra.[50] Uno studio più ampio, incominciato da Franciszek Piper utilizzando gli orari di arrivi dei treni in combinazione con i dati di deportazione, calcola che almeno 960 000 morti furono ebrei su 1,1 milioni di decessi totali.[51]
Il 27 gennaio 1945 il campo fu liberato dalle truppe sovietiche durante la loro rapida avanzata invernale dalla Vistola all'Oder. Il primo reparto che entrò nel campo faceva parte della LX Armata del generale Pavel Alekseevič Kuročkin del 1º Fronte ucraino del maresciallo Ivan Konev[52]. Furono trovati circa 7 000 prigionieri ancora in vita. Inoltre, furono trovati migliaia di indumenti abbandonati, oggetti vari che possedevano i prigionieri prima di entrare nel campo e otto tonnellate di capelli umani imballati e pronti per il trasporto.
Auschwitz non fu tuttavia il primo campo di sterminio a essere scoperto: in realtà i sovietici erano già arrivati precedentemente a liberare dei campi come quello di Majdanek, Chełmno e quello di Bełżec ma questi, essendo di sterminio e non di concentramento, erano vere e proprie fabbriche di morte dove i deportati venivano immediatamente gasati, salvando solo poche unità speciali.
Tra i corrispondenti che seguivano le truppe russe entranti ad Auschwitz compariva il giornalista della Stella Rossa Vasilij Grossman, divenuto poi celebre scrittore. Egli pubblicò varie opere sul tema della Shoah, ispirandosi anche alla sua esperienza ad Auschwitz: la più celebre di queste è il romanzo Vita e destino.
Dopo la sua dismissione il campo di concentramento di Auschwitz è divenuto un luogo simbolo, dedicato alla memoria delle vittime. Dal 1979 è patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.
In Germania, dal 1996, il 27 gennaio (giorno della liberazione di Auschwitz) è la giornata ufficiale del ricordo delle vittime del nazismo; anche in Italia la stessa data è ricordata come Giorno della Memoria.
Auschwitz e i resti delle camere a gas sono aperti al pubblico.
«Il lavoro rende liberi»
Analisi dell'insegna
Questa scritta era l'introduzione al campo di tutti i deportati che, a loro insaputa, andavano verso un fatale destino. Non a caso, la scritta accoglieva con una finzione (la presenza del lavoro) gli sfortunati di Birkenau, che ricordiamo essere stato il campo con il più elevato tasso di mortalità[53] secondo i dati forniti dal museo di Auschwitz Birkenau[54]. L'insegna quindi aveva lo scopo di accogliere con finto buonismo i deportati, senza rivelare loro la verità e inducendo false speranze con un crudele gioco psicologico.
Furto
Nella notte tra il 17 e il 18 dicembre 2009 l'insegna posta all'ingresso del campo "Arbeit macht frei" venne rubata[55]. Momentaneamente sostituita con una copia, l'originale fu rinvenuta pochi giorni dopo, spaccata in tre parti, nel nord della Polonia[56].
Il campo di concentramento, oltre a essere costantemente visitato da turisti da ogni parte del mondo, è stato anche un luogo di visita di personaggi celebri.
Negli ultimi decenni, il campo è stato visitato da tre papi. Il primo a varcare il cancello di Auschwitz fu papa Giovanni Paolo II, durante il suo primo viaggio da Papa in Polonia il 7 giugno 1979. Durante quella visita il Pontefice pregò all'interno della cella dove fu prigioniero Massimiliano Kolbe. Il secondo Papa ad aver fatto visita al campo di concentramento fu papa Benedetto XVI, durante l'ultimo giorno del suo primo viaggio apostolico in terra polacca il 28 maggio 2006: anche lui, come Giovanni Paolo II, pregò nella cella di Massimiliano Kolbe e dopo la visita del campo di concentramento di Birkenau lesse un duro discorso contro il genocidio. Come i suoi due predecessori, anche papa Francesco visitò il campo il 29 luglio 2016, durante il suo viaggio in Polonia in occasione della GMG di Cracovia, con una visita silenziosa. Le sue uniche parole le scrisse sul libro dei visitatori: «Signore abbi pietà del tuo popolo, Signore perdona per tanta crudeltà.»
Nel 1990 il numero di vittime del complesso di Auschwitz riportate sulla targa commemorativa fu messo in discussione, scatenando un acceso dibattito non sopito. Il numero riportato passò da quattro milioni di vittime a 1 500 000, allineandosi con le stime degli storici moderni che propendono per un numero compreso tra 1 100 000 e 1 500 000 morti.
Principale promotore della sostituzione fu Franciszek Piper, direttore del Dipartimento di Ricerca storica del Museo di Auschwitz, che dopo un approfondito esame, stimò come errato il valore precedente. Il numero di quattro milioni traeva le sue origini da un articolo della rivista sovietica Krasnaja Zvezda dell'8 maggio 1945; l'articolo si basava sull'indagine di una commissione sovietica che aveva tenuto conto esclusivamente del rendimento massimo teorico giornaliero dei forni crematori e del loro periodo di utilizzo. L'ipotesi fu parzialmente confermata nel successivo processo di Norimberga quando Rudolf Höß, comandante del campo, testimoniò che tra il 1940 e il 1943 (il campo di Auschwitz fu operativo fino al gennaio 1945) circa tre milioni di persone erano morte nel campo.
La cifra di quattro milioni, che ebbe origine sotto la spinta dell'orrore per la scoperta dei campi di sterminio nazionalsocialisti, è stata successivamente contestata da molti storici, che pure non hanno mai trovato una stima definitiva sul numero ma che comunque oscillerebbe tra uno e due milioni di vittime. Tali studi e quelli effettuati dallo stesso Piper (che propende per 1 100 000 morti) lo convinsero a portare avanti - con successo - la sostituzione della targa commemorativa.
Il 13 giugno 2013 al blocco 27 di Auschwitz-Birkenau, è stata aperta una mostra permanente intitolata: Shoah. La mostra è stata realizzata grazie al più importante[57] ente museale sull'olocausto: Yad Vashem[58][59]. Le basi per questa iniziativa furono messe dopo la visita fatta ai campi di concentramento e di sterminio, nel 2005 dal primo ministro israeliano Ariel Sharon. Yad Vashem ha anche curato sia la progettazione sia la realizzazione della mostra che è stata finanziata in parte dallo Stato d'Israele[60].
^ Hans Jonas, Il concetto di Dio dopo Auschwitz,ed Il melangolo, 1995
Controllo di autorità | VIAF (EN) 168340274 · ISNI (EN) 0000 0001 2236 0451 · BAV 494/55758 · LCCN (EN) n96112360 · GND (DE) 4003697-2 · BNE (ES) XX451335 (data) · BNF (FR) cb161355471 (data) · J9U (EN, HE) 987007258076605171 · WorldCat Identities (EN) lccn-n96112360 |
---|